Anzi sono così poco razzista che la sua espulsione dalla Lega mi sembra una incredibile ingiustizia: la signora Dolores ha commesso il solo errore di lasciarsi andare alla propria natura, attentamente preservata e coltivata nell’orto del Carroccio. Per decenni il razzismo e la xenofobia sono stati la ragione d’essere della Lega perché permettevano un facile bottino elettorale in un Paese chiuso e arcaico investito da una immigrazione massiccia. E’ stato facile depistare le paure per una politica che man mano erodeva dignità e salari, per rivolgerle contro le pelli diverse che comparivano nelle strade. Ed è stato facile convincere i ceti popolari che il nemico non era il culto del profitto che toglieva ogni senso etico – sociale allo stato e responsabilità collettiva alle aziende, ma l’arrivo di nuova manodopera a basso costo: il solito effetto scambiato con la causa. E così mentre il lato primitivo dei leghisti si esprimeva in “battute” xenofobe a ripetizione e nei riti tribali delle ampolle, il loro lato evoluto veniva soddisfatto dall’immersione delle loro mani candide nei soldi pubblici.
Anche la Dolores, come del resto altri all’indomani della formazione del governo, ha fatto solo una battuta, presa dalla rabbia, come dice, ignorando che proprio le reazioni istintive e a caldo sono le più sincere. Ma questa volta per somma disgrazia l’immigrata non era una povera sconosciuta, ma un ministro della Repubblica: se per costoro il razzismo è naturale e forse anche “sano”, non lo è sfregiare il potere a cui questa tribù di sopravvissuti si aggrappa per avere ancora i suoi posticini e le sue prebende. Ma forse a questo la consigliera leghista non ci arriverà mai: fuori dai graffiti dell’altamira padana non arriva. Anzi temo che li consideri troppo moderni.
Quindi, vi prego. reintegratela, perché vi rappresenta al meglio di ciò che voi siete e al peggio di ciò che è il Paese. La Dolores è praticamente come il mitico Umberto.