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Salvator Spagnolo – Fusion: danza, coreografia, performance, pittura, scultura, fotografia

Creato il 26 novembre 2011 da Fasterboy

Roma- Salvator Spagnolo sceglie gli scarti abbandonati e dismessi della società dei consumi come suoi materiali preferiti, dei quali fa uso non solo per la danza e la coreografia, ma anche nell’ambito del lavoro pittorico e fotografico.

Salvator Spagnolo – Fusion: danza, coreografia, performance, pittura, scultura, fotografia
Per l’artista, dunque, la creazione consiste nel gioco di percorrere e manipolare la materia e di esserne a sua volta attraversato e plasmato. Questo lo porta ad aprirsi a diverse possibilità di percezione sensibile, soprattutto quella riguardante la soggettività del Tempo: l’oggetto è in grado di riflettere la dimensione di chi lo elabora e l’atto creativo può generare equilibrio e compensazione, riappropriazione di una dimensione propria.

La sua ricerca si sviluppa attraverso un complesso percorso espressivo, in cui rientrano studi e le esperienze con il movimento e lo spazio, per giungere, in termini plastici, all’uso di differenti materie la cui lavorazione le lega ad una dimensione di densità energetica. La materia che tratta, che ri-conosce, nasce ed arriva nell’intimità e muove delle corde sottili e profonde. Si tratta di uno scambio da cui nascono nuove prospettive e nuove idee. Questa ricerca genera accadimenti materici e pulsazioni di energia che emergono in maniera drammatica da un fondo denso ed oscuro, dice l’artista. Le esperienze di Salvator negli Stati Uniti di danzatore, coreografo e performer, nei primi anni 90, le precedenti esperienze italiane e, in generale, la sua formazione e i suoi lavori, sono fortemente connotati dall’elaborazione di una vera e propria tecnica di ascolto del proprio corpo, dell’ambiente e dell’interazione con altri corpi.

Salvator Spagnolo in quegli anni frequenta anche la New York Academy of Art e i giovani artisti del Meet district.
Così, come lui danzatore è riuscito a diventare autore di se stesso, le sue opere visive hanno come elemento costitutivo il movimento del suo essere totale, la traccia delle sue perlustrazioni, del suo lavoro di
riappropriazione della propria coscienza all’interno delle forme in dissoluzione e in ricomposizione della materia. L’artista varca il confine dell’in e dell’out, dell’interno e dell’esterno, si fa partecipe di un uguale movimento, di una stessa dimensione, forzando e violando la rigidità delle superfici fisiche e mentali.
Il risultato del suo lavoro appare in un primo momento informale e astratto. Come, infatti, nell’arte informale degli anni 50 l’artista metteva in atto un processo di dissoluzione della forma nell’informe, così Spagnolo si esprime attraverso l’assenza di una forma chiaramente riconoscibile.
Tuttavia, mentre i primi facendo ciò davano voce alle proprie ansie, sondavano le profondità della natura umana, gli istinti distruttivi alla luce delle drammatiche esperienze belliche, Spagnolo, invece, non distrugge la forma, ma recupera la casualità/causalità della materia dei suoi oggetti trovati, delle loro trasformazioni, della loro vita. Non è spinto da un istinto distruttivo, ma cognitivo. La sua pittura diventa quindi un completamento spazio temporale, un’appropriazione estetica totalizzante, una connotazione di carattere icastico, una ricerca di autenticità che non abbandona propositi mimetici. Per questo motivo man mano compaiono al suo interno animali, alberi, orologi. Immagini che ripopolano quel mondo primordiale nato dall’azzeramento, dal collasso di una civiltà malata e implosiva. Abbatte il confine che separa l’irrazionale dal razionale, trova una via d’uscita che lo porta ad affermare la propria volontà di esistere in quantoartista.
Ed è questa la casa che lui vuole abitare, costruita attraverso la sua forma d’arte: il corpo inteso sia come luogo del movimento che come strumento di consapevolezza.
Nella danza contemporanea, infatti, anche il suolo diventa un compagno di lavoro (Ursula Stricker) che aiuta a sviluppare la consapevolezza della struttura scheletrica, l’allineamento posturale e il movimento equilibrato, naturale e fluido. Questo è esattamente ciò che Salvator Spagnolo vuole esprimere con le sue due sculture intitolate Angel e Quello che resta del felino. Si tratta due tensioni muscolari ed energetiche opposte, verticalità e linearità, espresse attraverso fil di ferro e garza, come scheletri di esseri ai quali rimane l’esclusiva corporeità della propria energia psicomotoria. I muscoli sono scomparsi, ma la loro potenza permane intatta, leggerezza e velocità, seppure l’angelo è ancorato ad un sampietrino e la pantera ad un legno che evoca il robusto ramo di una pianta secolare. Che sia in atto o in potenza, la loro tensione è massima, spettrale, ineludibile.
Ma dal momento che il tempo lavora su tutti noi e che l’opera tende al movimento del pensiero, Spagnolo ha da poco intrapreso una nuova fase di lavori che attinge forma e forza dalle sue esperienze precedenti. Si tratta di quella che lui stesso definisce Fusion.
L’effetto è quello di assistere alla creazione di Adamo. Le tecniche digitali si sovrappongono a quelle pittoriche per umanizzare la materia e spostare sempre più l’obiettivo sulla fase procedurale. L’esito è quello di un rafforzamento espressivo ed evocativo. Il suo corpo danzante appare emergere dal magma del colore/materia. In merito si potrebbe parlare di metamorfosi, di alchimia, o semplicemente di ciò che nell’opera compiuta è dato di vedere e comprendere della sua costruzione.

info:

Bibliothè Contemporary Art
via Celsa 4 - 5 (piazza del Gesù) Roma

Inaugurazione
23novembreh.19:00
durata mostra
23nov/7dic2011
orario apertura
lun / sab h.12:00 / 22:00

 


    

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