da Sabina.
E’ manifesto, che la universale pace tra tutte le cose è la più ottima a conseguitare la umana beatitudine. Di qui avvenne, che sopra e’ pastori venne dal cielo un suono, che non disse: ricchezze, piaceri, onori, lunga vita, sanità, gagliardia, bellezza; ma disse pace. Perché la celestiale compagnia cantò: Sia gloria in cielo a Dio, e in terra agli uomini di buona volontà, sia pace. E questa era ancora la propria salutazione del Salvatore: A noi sia pace; perché era conveniente al sommo Salvatore esprimere una salutazione somma. Il quale costume servarono di poi i suoi Discepoli, e Paolo nelle salutazioni sue, come a ciascheduno può essere manifesto. Per queste cose, che sono dichiarate, è manifesto per che mezzo ottimamente la generazione umana alla sua propria operazione perviene. E conseguentemente s’è veduto quale è il mezzo prossimo e comodissimo, per quale si viene a quello, a come ultimo fine tutte le nostre operazioni sono ordinate. Questa è la pace universale. (meditazione su: De Monarchia di Dante Alighieri).
S E N Z A T I T O L O
La società recidiva
senza occhi
senza voce
senza orecchie
reprime immensità di nuova vita
in metafore di vista, di urli, di udito.
La compagine povera che soffre
percepisce ciò che nessun potente
potrà mai imitare o soffocare.
Una nuova èra avanza
nell’aria e nel sangue
già volteggia e pulsa.
Nel sapere di chi non sa
l’alba e il tramonto
è ancora alba e tramonto.
Ma se il tramonto
si chiamasse alba?
E se l’alba
si chiamasse tramonto?
E se la morte della ricchezza
si chiamasse vita?
-Renzo Mazzetti-
(Orizzonti – Libroitaliano – Ragusa, anno 2001)
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