3 APRILE – Aprile è già arrivato, ma la certezza matematica di rimanere in Serie A ancora no. Questo è il punto della situazione. Trentadue punti, una posizione di classifica sicuramente non fa sorridere più di tanto e un mese di marzo che al Cagliari ha fruttato solamente due vittorie, un pareggio e tre sconfitte. In trentuno giorni sette punti, esattamente come quelli che separano la squadra sarda dalla terzultima (il Livorno) e forse come quelli necessari per raggiungere felicemente la zona sicurezza, lasciando perdere il più sfrontato ottimismo fondato sul presunto immobilismo delle zone basse. In realtà infatti laggiù qualcuno si muove: il punto strappato all’Inter dal Livorno potrebbe riaprire ogni discorso e considerando che gli uomini di Di Carlo godono del vantaggio negli scontri diretti per il Cagliari c’è poco da stare allegri. Se il sette è il numero perfetto, di certo perfetto non è il gioco. Neanche lontanamente. Troppo incerto nella sua costruzione, a tratti confuso, spesso arrendevole e acquiescente e più volte votato al pareggio. Poco cinismo e deconcentrazione di un gruppo dilaniato negli ultimi tempi dalle varie squalifiche dei senatori Conti, Dessena, Pisano e Pinilla, specchio di un nervosismo intestino malcelato (probabilmente legato alle vicende societarie) e gli infortuni di Sau e Adryan (non attaccante ma perno delle manovre offensive sarde) hanno azzoppato un attacco già spuntato; nemmeno i cinque gol di Nenè coadiuvato dall’eccezionale Ibarbo, sempre più signifer della squadra, sono sufficienti.
Ma non è tutto da buttare. Nelle ultime settimane non si è potuto fare a meno di notare qualche sprazzo di sole in un cielo coperto, come il già citato Nenè, sempre oggetto di critiche e prossimo alla cessione ma quando chiamato in causa sa dare il suo notevole contributo; così come Ibrahimi, scelto da Lopez per supplire alle assenze forzate in avanti, e Vecino, buon interprete di gioco sulla mediana. In difesa, Danilo Avelar è ormai inamovibile sulla sinistra,il desaparecido Murru pare precipitato dalla Nazionale al dimenticatoio della Tribuna e il brasiliano, dimentico del suo mancato trasferimento al Leeds, ha trovato nuovo “spazio vitale”. A chiudere la porta (è proprio il caso di dirlo) ci pensa Avramov, una delle vere rivelazioni di questo campionato così sofferto, il portiere passato da panchinaro a titolare composto e sempre attento. Ci pensano loro a rallegrare tifosi e società.
Sì, ma quale società? A quanto pare, più a stelle e strisce che mai, i contatti fra viale La Plaia e Luca Silvestrone, portavoce romagnolo della società americana interessata a un cospicuo investimento sullo stadio S.Elia, non sono più semplici bisbigli di corridoio ma forse la risposta al diffuso grido dei tifosi “Vogliamo un presidente”. Nel frattempo il “cantiere” è ancora aperto, la parte alta della Curva Nord e i Distinti rimangono chiusi e la Curva Sud ancora fantasma. Domenica prossima saranno i soliti 4.900 tifosi ad assistere al match contro la Roma per raggiungere la salvezza più difficile degli ultimi anni.
Gianmarco Cossu
Articoli Collegati:
- Arriva l’Udinese, cambiare passo si può
- Pareggio in extremis tutto d’orgoglio
- Verso la svolta
- Bentornati a casa