di Manuela Raganati
Fnac a Milano è un'istituzione culturale. Da sempre rappresenta un polo commerciale alternativo ai canali editoriali fortemente influenzati da strane logiche di potere. Da sempre rappresenta offerta di qualità e cura, selezione e cortesia. Ne è testimonianza questo editoriale intitolato "Brutta notizia per noi cinefili" di Maurizio Porro, pubblicato su Corriere della Sera il 20/09/2012: (clicca sull'immagine per leggere)
Film, ma anche musica, libri, giochi, tecnologia in un solo enorme edificio: Fnac è mediazione culturale nella città che non solo è da bere e da mangiare, ma anche da ascoltare, leggere, osservare, scoprire e conoscere.
La notizia, ormai ahimè nota, è che Fnac minaccia da mesi la chiusura.
Così, il 6 Settembre, Fnac decide di scendere in piazza: lo fa durante la Milano Fashion Night, ribattezzata Fnac Fashion Nightmare dai suoi indignati dipendenti.
Motivazione: entro fine anno potrebbero essere lasciati a casa 150 lavoratori, solo nella sede centrale di Milano. Stessa sorte grava sugli altri numerosi lavoratori precari delle sei sedi presenti in Italia.
Mercoledì 19 Settembre, durante la sfilata di Gucci, tornano in piazza i dipendenti Fnac, sempre più agguerriti: uno striscione e magliette bianchi sui quali campeggia una sentenza cruda e ironica: IL LAVORO PER NOI NON E' UN LUSSO
In Piazza i lavoratori non sembrano essere abbandonati dalle istituzioni: l'assessore Maran conferma la sua preoccupazione, mentre sostiene la causa dei dipendenti Fnac davanti al Diana Majestic, dove si tiene la sfilata di Gucci. Anche l'assessore al Lavoro, Cristina Tajani, poche settimane fa, ha affermato: "Supporteremo le richieste del gruppo Ppr. Oltre al peso sociale che la chiusura comporta, Fnac è un'istituzione culturale per la città".
A Gennaio 2012 un comunicato annunciava: "Non sussistono più le condizioni per un'attività in proprio". Vendita o chiusura? Il dubbio ancora aleggia sui lavoratori che chiedono alla dirigenza del gruppo Ppr maggiore chiarezza sul loro futuro. L'azienda risponde chiedendo discrezione ai dipendenti: meglio non parlare di certe voci sempre più inquietanti. Non è, però, un segreto che il magnate del gruppo Monsieur Pinault sia a capo di un'impero economico che comprende grandi marchi più redditizi come Gucci, Bottega Veneta e molti altri legati al lusso. Buffo e contraddittorio questo esposto etico, comunicato in passato dal Gruppo PPR:
"Intendiamo comportarci come impresa socialmente responsabile ovunque noi lavoriamo. Con le nostre attività partecipiamo allo sviluppo economico e sociale dei paesi in cui operiamo."(Codice Etico PPR)I lavoratori rispondono sarcasticamente dalla bacheca FB Salviamo Fnac
Monsieur Pinault, qui ci sono 600 suoi dipendenti che aspettano di essere trattati in modo socialmente responsabile. Quando si degnerà di dare loro delle risposte?Anche i parlamentari Boccuzzi, Esposito, Portas, Rossomando e Bianco si mobilitano e firmano questa lettera indirizzata ai Ministri Passera e Fornero. In CC ovviamente non può mancare il nostro caro Monsieur Pinault:
[Tratto dalla bacheca FB Salviamo Fnac]
Alla cortese attenzione di:
Prof. Corrado Passera, Ministro per lo Sviluppo EconomicoProf. Elsa Fornero, Ministro del Lavoro e delle Politiche Socialie p. c.Francois-Henri Pinault, Presidente PPR
Oggetto: IL GOVERNO INTERVENGA PER FARE CHIAREZZA SUL FUTURO DEI CENTRI FNAC
Egregio Presidente Pinault,Egregi Ministri,
nel gennaio scorso è stata annunciato dal Gruppo PPR un piano di ristrutturazione che entro il 31 dicembre 2012 verrà a coinvolgere i punti vendita FNAC presenti sul territorio nazionale ( Torino, Milano, Napoli, Roma, Genova, Verona, Firenze), e i circa 600 lavoratori che vi prestano servizio. In un comunicato dell’undici gennaio la PPR, annunciando 80 milioni di risparmio nel 2012, affermava che «in Italia, dove non sussistono più le condizioni per operare in proprio, Fnac sta studiando tutte le opzioni e prenderà una decisione entro la fine dell’esercizio».
Dopo quel comunicato la proprietà francese non ha più fornito notizie in merito all’evoluzione delle loro decisioni, e le parole pronunciate da Eric Joselzon, direttore delle operazioni di Fnac Italia (“Per il momento di chiusura non se ne parla, stiamo studiando tutte le opzioni”), non chiariscono assolutamente nulla sulle intenzioni di PPR di continuare a investire in Italia e quindi sul rischio di chiusura dei punti vendita nel caso in cui non si riesca a individuare un compratore. Questa situazione sta gettando nell’incertezza centinaia di lavoratori con le loro famiglie, e in particolare siamo preoccupati per l’impatto occupazionale su una realtà già in grave sofferenza come quella torinese, infatti ricordiamo che i negozi di Torino e Grugliasco occupano ben 80 lavoratori oltre agli operatori dell’indotto. Per questo chiediamo al Governo di intervenire rapidamente, affinché la PPR faccia chiarezza sulle sue reali intenzioni. Non è accettabile proseguire nell’assoluto silenzio né i lavoratori possono accontentarsi di generiche assicurazioni. L’Italia non può essere considerato da nessun imprenditore come un Paese di transito, dove si investe per un po’ e poi lo si abbandona, eludendo totalmente qualsiasi responsabilità nei confronti dei dipendenti. In attesa di un Vostro riscontro, Vi salutiamo cordialmente On. Antonio BOCCUZZI On. Stefano ESPOSITO On . Giacomo PORTAS On. Anna ROSSOMANDO Parlamentari PD Raffaele BIANCO Capogruppo PD Comune di Grugliasco
Oggi il caso Fnac è finalmente arrivato in Parlamento e speriamo che presto si risolva positivamente! Noi siamo con FNAC :D
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