La Piana di Cabriolo tra storia e cultura popolare dei fidentini.
“Agli alberi monumentali vengono riconosciuti sia un valore ambientale, ma anche un valore culturale. Un albero monumentale non è, infatti, solo un “grande albero di bell’aspetto”, esso è soprattutto un sopravvissuto, una testimonianza di un paesaggio, di un ecosistema, di un uso del suolo e di una precisa fase della vita degli uomini che attraverso le generazioni l’hanno piantato, accudito e a vario titolo goduto” da RER – 2015 –Censimento degli alberi monumentali
La piana di Cabriolo, ovvero quell’ampio spazio verde e coltivo, appena fuori Fidenza, lungo la strada per Tabiano, è la verde veduta fidentina del rapporto con la cultura più intima di questa città. Lì c’è l’essenza borghigiana. La testimonianza storica della città, fatta di tradizioni contadine, feste popolari, passeggiate, grida gioiose di ragazzi, culto religioso, ritiro spirituale di atei e credenti, eremo delle anime sofferenti; nido di innamorati e oasi naturalistica per le specie protette. Ogni cambiamento, turba l’animo. Non ce ne vogliano i proprietari veri se i loro fazzoletti di terra si sentono soggettivamente quasi una proprietà personale di ogni fidentino che passa di là. Il sogno sarebbe acquistare tutto e lasciarlo immacolato com’è per altri cento anni e chi vivrà vedrà.
Stando con i piedi bene per terra c’è invece di che stare poco allegri. Già la sforsennata gestione della Di Vittorio. Il management della cooperativa aveva “zampato” un bel pezzo di terra per metterci su un po’ di ipoteche e di cemento; nonostante la proficua azione del comitato cittadino che si è battuto qualche anno fa, ancora non è detta l’ultima parola che, per il momento, è passata in mano ai curatori e nulla esce dalla camera ghibellina.
Così carta e penna, forti dei valori che animano la nostra partecipazione alla vita sociale e politica di Fidenza, Rete Civica non ha lasciato perdere l’opportunità di salvaguardare una parte del tesoro anche dei fidentini (si dice “anche” perché giuridicamente il “tesoro” appartiene ai legittimi proprietari delle terre della piana di Cabriolo), ovvero i Gelsi, i "mur", che si trovano lungo la strada per Tabiano e nelle piane intorno alla collina della Chiesa di Cabriolo, chiedendo che siano censiti per divenire, si spera, piante monumentali d’Italia.
Come racconta bene l’opera di Ettore Ponzi, dipinto tra il 1950 ed il 1955, i gelsi sono parte integrante della nostra storia fatta anche di civiltà contadina che dalla terra e dalle sue piante traeva il suo sostentamento per il quotidiano vivere e cosi, tra un dissodamento ed una potatura, si susseguivano le stagioni e ci si inanellava la storia di una comunità.
Anno 1167. Uno dei tre presidi dell’Ordine dei Templari, in quel che era ai tempi la nostra città, era giusto a Cabriolo dove ora si trova la Chiesetta, come ci dice Don Amos Aimi, nella sua “STORIA DI FIDENZA”. I documenti ne lasciano traccia; documenti sopravvissuti all’incuria del tempo almeno 309.520 giorni, tali il numero di giorni che ci separano da quel lontano anno 1167. Preservare la piana di Cabriolo nel tempo intatta nella sua bellezza paesaggistica, integra delle sue bellezze naturalistiche, terre coltivate e alberi, nonché delle costruzioni, Chiesa, Villa Guareschi, case coloniche è un dovere cittadino riguardo la scrittura delle pagine di storia FUTURE. E per riuscire nell’intento è necessario partecipare ai cambiamenti in corso nella storia di questi giorni.
“Un popolo senza radici è un popolo senza futuro” dice Don Marek parroco della Chiesa di Cabriolo Silvia Carapezzi
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Comune di Fidenza foglio 70 formazione gelsi-page-002