di Gerado Lisco. L’iter referendario sulla Costituzione è partito. Da qui a ottobre Renzi terrà la scena a reti unificate e su tutti i giornali. Cercherà in questo modo di focalizzare l’attenzione sulla sua persona. Utilizzerà gli strumenti della demagogia e del populismo più becero. Bisogna aspettarsi di tutto, dalle comparsate in programmi televisivi nazionalpopolari ad attacchi beceri contro i gufi e i rosiconi rappresentanti quel poco che resta dello spirito critico degli italiani.
Da show man qual è verrà sicuramente ben accolto in tutti quei programmi televisivi che parlano alla pancia degli Italiani. In questi anni il terreno è stato abilmente preparato ed oggi il rifiuto della Politica e con essa della Democrazia risulta sufficientemente diffuso. Gli errori da evitare sono molti e non tutti prevedibili. Renzi non accetterà mai nessun confronto con costituzionalisti e intellettuali di valore. E’ conscio del fatto che non potrebbe mai reggere il confronto sul piano della cultura costituzionale e della cultura in generale. Da parte loro tutti coloro che sostengono il "NO" al referendum confermativo della Costituzione devono evitare la spocchia intellettuale che li farebbe scivolare verso l’arroganza. Devono sempre ricordarsi che di fronte hanno il popolo populista, televisivo e frustrato che vive sulla propria pelle una crisi che, al di là della propaganda dei media di regime, non è stata ancora superata. Popolo populista e televisivo che scarica la propria rabbia sulla politica e su tutto ciò che essa la rappresenta. Bisogna sempre ricordarsi che di fronte c’è un’opinione pubblica teleguidata, che non capendo molto di diritto costituzionale e di economia imputa alla classe politica le maggiori responsabilità. Come dar loro torto, ma la soluzioni non si trova sostenendo Renzi che, di fatto, è il principale esecutore di politiche economiche dettate dalle oligarchie finanziarie e dalla tecnocrazia. Il Referendum deve essere l’occasione per la costruzione di una nuova coscienza civica, perché il problema è proprio questo: negli ultimi anni la coscienza civica degli italiani è diminuita fin quasi a scomparire. L’accettazione di modifiche all’impianto Costituzionale che mettono in discussione le fondamenta dello Stato democratico non deve essere acritica e, se vogliamo, liberatoria: ridurre il Senato a “dopolavoro” per consiglieri regionali, non risolverà i problemi degli Italiani ma li priverà di una parte di democrazia. In conclusione non bisogna assolutamente seguire Renzi sul terreno della personalizzazione del referendum costituzionale. Il senso del Bonapartismo è proprio la dimensione personalistica della politica che fa credere al popolo che la soluzione dei problemi sia il Capo e non la Democrazia. La battaglia è iniziata e citando Salvemini “ NON MOLLARE!”.