Da un punto di vista berlusconiano, la stampa berlusconiana non solo è rachitica, ma spesso è pure una palla al piede. Da quelle parti oggi si sente dire: Salvini ha salvato la Lega, Salvini ha vinto. Non ha mica cincischiato, Matteo: ha puntato sull’anti-europeismo senza se e senza ma, sulle mirabolanti proprietà taumaturgiche della «sovranità monetaria» (nuovo rifugio dei gonzi, detto tra noi), ha usato l’accetta nei comizi, e così ha ricompattato un partito ed un elettorato. Un esempio, questo giovanotto! Così dicono al Giornale. Ma, ragazzi, che razza di esempio sarebbe questo? Questa è la classica strategia (se così si può chiamare un indirizzo privo di qualsiasi respiro strategico) di chi si accontenta di vincere tutte le battagliette di quarta categoria andando sul sicuro; di chi si accontenta di marcare il proprio territorio come un gatto; per poi prepararsi a perdere infallibilmente la guerra con l’aria di chi dice: «io ce l’ho messa tutta». E che razza di ambizione sarebbe questa? Un’ambizione da mezze cartucce, una vocazione ad essere minoranza, pervasa da un’intima certezza di sconfitta che si cerca di soffocare con le spacconate: se v’inabissate nel profondo della destra identitaria ad un certo punto – non potrete sbagliarvi – sentirete sempre un odore di muffa e un profumo di crisantemi.
E che dire poi dei berlusconiani «perbene», cioè di quelli riabilitati dalla grande stampa, sempre da un punto di vista berlusconiano? Ma che sono anch’essi una palla al piede, naturalmente. Sentite cosa dice Quagliariello, rivolgendosi agli italoforzuti: «Chi propone la ricostruzione dell’area moderata deve prima rispondere a queste domande: con Merkel o con Le Pen? Con l’Europa o contro? Nell’Euro o fuori?». In pratica l’esponente Ncd, tutto contento di mostrare la sua sciocca e astratta ortodossia, vorrebbe che Berlusconi si tagliasse gli zebedei: che non solo facesse una scelta di campo europeista (peraltro mai sconfessata da Berlusconi) ma che la facesse in modo così reciso da non poter poi più parlare politicamente all’elettorato marcatamente di destra. In pratica, cioè, Berlusconi dovrebbe fare lo stesso errore che condusse al suicidio la Dc. Il fatto curioso è che il liberale Quagliariello adora la figura del generale De Gaulle, cui ha dedicato studi e libri: sì, proprio lui, l’artefice della Quinta Repubblica francese, che «perbene» non fu mai, e che negli anni ruggenti della sua avventura politica fu considerato dalla sinistra italiana un fascista o quasi.
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