Riporto fedelmente, da una brochure [bbbrrrrr-ochure è una delle parole peggiori al mondo, più foneticamente inutili e fastidiose, ma è tardi, ho problemi coi sinonimi], da una brochure del Centro Culturale Parco Fenderl [sito in Vittorio Veneto con sede principale nel cuore del parco di cui nome]. Riporto fedelmente:
“Quando da bambini si andava nel cimitero di Sant’Andrea, siamo negli anni ’50, ci impressionava uno strano monumento funebre con un busto, un elenco di invenzioni e opere, la data di nascita, ma non di morte. Era la tomba che l’ingegner Ettore Fenderl si era fatto costruire nel 1952, quando, novantenne, era ancora vivo e particolarmente vivace”
Il signor Fenderl è poi morto nel 1966, a centoequattro anni, e ha fatto delle cose serie, tipo contribuire alla nascita dell’Istituto Statale di Radioattività, progettare fabbriche di munizioni in Siberia, lavorare al piano regolatore di Vienna, farsi risarcire dall’Austria per il plagio di alcune sue invenzioni con ottocento grammi di Radio [con cui ha contribuito alla nascita dell'Istituto Statale di cui sopra], inventare i coriandoli.
“Ettore Fenderl è ancor oggi ricordato dai vittoriesi solo per la sua invenzione più fantasiosa. Quando la Rai, nel 1957, gli dedicò una trasmissione, egli stesso ne ricordò l’origine:<< da quattordicenne squattrinato, a Trieste, per fare colpo sulle ragazze, senza comperare i confetti di gesso colorati [che allora si usava gettare] per il Carnevale, tagliai tanti triangolini di carta, li misi in uno scartozzo e li lanciai dalla terrazza. Le prime passanti che se li trovarono fra i capelli non furono entusiaste, tanto che mandarono una guardia a sequestrare lo scartozzo.>>
Allora sono andata a fare un giro al cimitero di Sant’Andrea per vedere questa tomba, che in effetti è bella a suo modo, de chirichiana a suo modo. E’ un finto tempio con quattro finte colonne doriche, è tutto bianco, c’è il mezzo busto, due sgabelli, una recinzione, tutto marmo. C’è scolpito in corsivo dipinto di rosso Ai miei cari morti, La Mia Ultima Opera, 1952 – F.
Ci sono due stemmi e su uno c’è scritto E2 H2, sull’altro altre sigle che non ho visto bene. Sto qua a descrivere perché io le foto le avrei anche, ma nel marmo c’era scolpito che ai sensi della legge taldeitali tutti i diritti erano riservati, opera, idea, concetto [concetto], logo, riproduzione fotografica. Sono ancora un po’ sconcertata, ma soprattutto ho pensato che tutti quelli che si lamentano di quanto siano molesti i coriandoli a Carnevale, dovrebbero venire qua a Sant’Andrea a baciare questo marmo amico del copyright e ringraziare settantavoltesette che una volta all’anno, per le strade, non dobbiamo più temere letali gragnuole di confetti di gesso.