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Sampdoria vs Milan. Il principio della prestazione.

Creato il 19 aprile 2010 da Calciosofia
Alla dialettica tra "principio del piacere" (il gioco del calcio ci deve divertire) e "principio della realtà" (le caratteristiche del calcio all'italiana: soldi e risultati costi quel che costi) il Milan individua come origine della rimozione delle pulsioni e istinti individuali (a parte Borriello) il mancato "principio della prestazione" che dovrebbe (dovrebbe!) impegnare tutte le energie del giocatore (compreso l'improbabile Mancini) al rendimento del lavoro sul campo. E invece...
La prospettiva di una nuova società e di una cultura non repressiva (cioè non improntata fanaticamente sul difensivismo) può essere affidata soltanto al recupero della dimensione sensitivo-corporea ed estetica dell'uomo giocatore. A dire il vero è quello che ha tentato di fare Leonardo, refrattario a qualsiasi idea di "giocatore a una dimensione" omologato cioè a un paradigma generale e univoco di tattica e rigore.
La critica radicale alla società Milan, viene espressa molto bene nel concetto che descrive la squadra come una forma in cui (almeno apparentemente) tutto è possibile (anche prendere due gol dalla Sampdoria, uno su rigore e un altro a pochi secondi dalla fine, dopo essere andata in vantaggio) e a tutti è concesso la massima libertà, svuotata però di ogni effettivo contenuto.
Intanto a Leonardo è venuta una grande nostalgia del Brasile. Un'ipotesi? Di saudade o tecnica?

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