Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a 1.994 punti, registrando un -1,3%.
Il bilancio settimanale è pari ad un -2,77%.
A Gennaio si registra un calo del 3,1%, contro i quasi 8 punti percentuali guadagnati dal nostro indice.
Va quindi registrato una notevole riduzione della forza relativa dell’indice americano rispetto al nostro.
Tale aspetto non è necessariamente negativo (lo S&P 500 potrebbe salire in misura inferiore al Ftse Mib).
Un segnale di allarme, invece, potrebbe scattare nel caso in cui la recente perdita di forza relativa del listino americano nei confronti del TBOND a 10 anni dovesse estendersi eccessivamente (è bene ricordare che ha senso acquistare un mercato azionario solo quando è più performante del rispettivo mercato obbligazionario, altrimenti si finisce per incamerare volatilità non compensata dal rendimento).
La chiusura giornaliera/settimanale/mensile nei pressi dei minimi anticipa ulteriori vendite.
Grafico su base giornaliera:
S&P 500 – Area di convergenza
Abbiamo un’area in cui convergono:
- minimo del 16 dicembre (1.972 punti);
- media mobile a 200 giorni (1.974);
- punto pivot annuale centrale (1.962).
Io non conosco il futuro, ma ritengo che sia corretto evidenziare la rilevanza di tale soglia.
A mio avviso sarà importante anche per gli indici europei che la discesa dei listini americani non si estenda eccessivamente e che trovi un supporto dal quale ripartire.
Di seguito l’aggiornamento del grafico di lungo termine già postato in passato:
Grafico S&P 500 – Trendline di lungo termine – Scala logaritmica
La trendline che sostiene il rialzo avviatosi nel Marzo del 2009, dal prossimo mese transiterà a circa 1.940 punti, livello che si può definire nella parte inferiore dell’area di convergenza precedentemente descritta.
Riccardo Fracasso