La scoperta di moltissimi resti umani a Kamakura, Giappone, sta fornendo nuove informazioni sulla vita dei samurai del XIV° secolo. Secondo Michael Wysocki, antropologo forense della University of Central Lancashire, molte delle teste scoperte a Kamakura non sarebbero frutto del lavoro del "decapitatore", l'uomo che aiutava un samurai durante il seppuku, ma semplice merce di scambio da consegnare all'imperatore in cambio di ricompense.
Il Bushido, il codice di condotta dei combattenti giapponesi, prevedeva il suicidio rituale in caso di cattura da parte del nemico. Come descritto in questo post, la figura più importante del seppuku (oltre, ovviamente, allo stesso suicida) era quella del kaishakunin (decapitatore), che tagliava di netto la testa del samurai allo scopo di non farlo soffrire inutilmente dopo la dolorosissima incisione al ventre.
I resti umani di Kamakura, tuttavia, mostrano una realtà più complessa di quanto la tradizione (e gli stereotipi) sui samurai riesca a descrivere. Gli scheletri di Kamakura sono il risultato di una violenta battaglia rimasta celebre come "l'assedio di Kamakura", svoltasi nel 1333 tra le truppe fedeli all'imperatore e i seguaci dello Shogun.
In quel periodo, lo shogunato era retto dal clan Hōjō da oltre un secolo, clan che viene ricordato per la respinta dell'invasione mongola grazie anche all'aiuto dei "kamikaze", tifoni che distrussero quasi completamente la flotta di Kublai Khan. Dopo la precedente battaglia di Bubaigawara, il clan Hōjō fu costretto a rifugiarsi a Kamakura per rafforzare le proprie difese e tentare di sopravvivere al successivo attacco del nemico.
Le forze leali all'imperatore Go-Daigo, guidate da Nitta Yoshisada, cinsero d'assedio la città di Kamakura per dieci giorni, senza tuttavia ottenere alcun risultato. Le Sette Bocche di Kamakura, gli ingressi che consentivano l'accesso alla città, erano pesantemente sorvegliate, e fu solo grazie al tradimento di Ashikaga Takauji, generale di Kamakura e futuro shogun, che la città cadde sotto i colpi delle truppe imperiali.
Dopo la battaglia si contarono migliaia di morti, e i samurai sconfitti si suicidarono secondo il rituale da campo di battaglia. Tutti i quasi 900 membri del clan Hōjō furono costretti a ritirarsi nel tempio di Tōshō-ji, ed eseguirono assieme il seppuku.Sembra però che molti samurai non siano stati decapitati da un kaishakunin, ma da veri e propri sciacalli in cerca di ricompense.
"Il volume di resti umani e lo straordinario background storico fanno di Kamakura uno dei siti più significativi al mondo dal punto di vista militare" afferma Wysocki. "I resti scheletrici sono di enorme importanza per aiutarci a comprendere la natura dell'arte della guerra del Giappone medievale".
I resti umani presentano anche numerose tracce del tipo di armi e di tecniche di combattimento utilizzate all'epoca, come numerose ferite inferte da spade e frecce riconducibili a particolari metodi di combattimento tipici del Giappone del XIV° secolo.
Uno degli scheletri, infine, apparterrebbe ad una donna samurai (onna-bugeisha). Al tempo non era raro imbattersi in guerriere dall'incredibile abilità nel combattimento: spesso erano mogli, vedove o figlie di ribelli che combattevano al fianco dei samurai come pari grado.Un esempio è Tomoe Gozen, concubina del generale Minamoto no Yoshinaka e guerriera dall'incredibile abilità con la spada, amazzone impareggiabile e formidabile arciere.
Lo studio dei resti umani di Kamakura, disseppelliti nel corso di diverse decadi, continuerà ancora per molto tempo, e tenterà di svelare i retroscena dell'assedio del 1333.
Samurai warriors examined by Japanese and British scientists