Magazine Cinema
Origine: USA, Australia
Anno: 2015
Durata: 114'
La trama (con parole mie): Ray, veterano pilota di elicottero protagonista di centinaia di missioni di soccorso, si trova ad affrontare le conseguenze di un terremoto devastante che colpisce tutta la linea della faglia di San Andreas, tra le più note zone a rischio di cataclismi sismici del mondo.
Sull'orlo del divorzio e legato principalmente al suo lavoro, l'uomo avrà modo di trasformare l'improvvisata missione di soccorso della quasi ex moglie in una vera e propria riconciliazione, oltre che in una sfida nella ricerca della figlia, che rappresenterebbe una sorta di riscatto rispetto alla ferita provocata dalla morte per annegamento della sorella di quest'ultima, che proprio Ray non riuscì a riportare a casa viva.
Riuscirà il pilota a portare in salvo le donne che ama chiudendo i conti con il passato nel bel mezzo di un cataclisma di proporzioni bibliche?
In tutta onestà, nonostante il mio amore per il Cinema continui a farmi apprezzare le opere "alte", una delle cose che mi hanno più reso felice negli ultimi anni è stata il progressivo superamento della fase esclusivamente autoriale della mia vita di spettatore, con il conseguente sdoganamento di tutto quello che è considerato il "basso" della settima arte, dai miei adorati action anni ottanta alle meraviglie trash in stile Sharknado.
Se fossi rimasto lo stesso di una decina d'anni or sono, infatti, non mi sarei mai potuto godere una porcatona come San Andreas senza rimanere sconvolto da retorica, effettoni da blockbuster, scene altamente improbabili ed un copione cucito addosso al consueto eroe tutto d'un pezzo all'americana - in questo caso il sempre mitico The Rock, uno degli idoli dei primi anni zero di ogni fan di wrestling - con tanto di finalone schifosamente a stelle e strisce, giustificando un'eventuale visione solo grazie alla presenza di Alexandra Daddario, che al progressivo spogliarsi a seguito della catastrofe regala momenti decisamente interessanti, anche se si sarebbe potuto osare certamente di più, in barba ad effetti speciali e simili.
Fortunatamente, ora che il mio lato tamarro convive felicemente con quello più legato a scelte di qualità e cultura, il lavoro di Brad Payton ha rappresentato un ottimo opener per la stagione estiva, che ultimamente mi vede spesso e volentieri cercare un impegno minimo sia dal punto di vista degli ascolti che delle visioni, in linea con la leggerezza, il caldo e la voglia di vacanze fisica e mentale: scene altamente spettacolari, effetti notevoli a metà tra 2012 e rimandi ad Independence Day, una componente fracassona ed una legata ai buoni sentimenti da famiglia pronta a riunirsi nel momento della difficoltà in barba al patrigno fighetto e codardo - che poi, come giustamente Julez faceva notare, quando avrebbe per le mani un The Rock, quando mai una donna sana di mente opterebbe per un Ioan Grufudd!? -, una certa ironia di fondo che permette all'operazione di non prendersi troppo sul serio - la sequenza dello sciacallo intento ad accatastare tv in macchina, che, altro appunto metacinematografico, commette la sciocchezza di minacciare il buon The Rock proprio nel bel mezzo di una pellicola costruita completamente su di lui, povero ragazzo - e portare a casa la pagnotta alternando passaggi chiaramente giocati tutti sull'estetica del 3D e dell'impressione visiva - lo tsunami su San Francisco fa davvero la sua porca figura, così come il crollo della diga alle prime scosse del cataclisma - con il classico drammone scontato a stelle e strisce incentrato principalmente sulla volontà di sopravvivere e tornare gli uni accanto agli altri dei membri della famiglia al centro della vicenda.
Certo, San Andreas resta una proposta indigeribile per chiunque non sia avvezzo ai neuroni spenti o ad un pò di sano intrattenimento made in USA, ma per tutto il resto del pubblico finirà per rivelarsi un gran bel giocattolone - riferendoci al genere, ovviamente - in grado di stimolare riflessioni assolutamente profonde - in casa Ford ci si è interrogati, ad un certo punto, sul fatto che la mano di The Rock potrebbe forse riuscire a contenere una tetta di Julez, sottolineando il forse - ed allontanare quantomeno in testa il caldo soffocante che giustamente l'estate ci riserva.
Per il Saloon, dunque, potrebbe equivalere ad una bella birra gelata - altro sdoganamento operato negli ultimi mesi - per evitare di appesantirsi troppo con un superalcolico sotto il sole cocente.
Leggero con brio, dunque.
Che a volte, è proprio quello che serve.
Con qualche esplosione a fare da cornice ed un pò di tamarraggine, che sono un pò come le bollicine.
MrFord
"All across the nation, such a strange vibration
people in motion
there's a whole generation with a new explanation
people in motion, people in motion."Scott McKenzie - "San Francisco" -
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