San Antonio Spurs: ciclo finito?

Creato il 10 maggio 2011 da Basketcaffe @basketcaffe

È la domanda che tutti si pongono nei riguardi della franchigia texana, che ha deluso le grandi aspettative che la stagione regolare aveva creato, giocando un basket spumeggiante, opposto a quello degli anni precedenti, finendo primi a Ovest e secondi nella lega con 62-20 di record. Dopo il bruciante finale di stagione scorso, sconfitti 4-0 in semifinale di Conference contro gli arcirivali dei Suns, tutti si erano convinti della necessità di cambiare qualcosa o qualcuno: lo stile di gioco sembrava funzionare.
Però Parker, pur avendo firmato un’estensione contrattuale, aveva avvertito l’ambiente che questo era l’ultimo anno buono per provare a vincere con questa formazione. La frase riletta ora suona quasi come un presagio e un sintomo di qualcosa di più profondo della sconfitta contro gli imprevedibili Grizzlies.

I giocatori non si aspettavano un finale così negativo, e come Parker ha detto:

È inutile arrivare primi in stagione regolare per poi uscire subito al primo turno! Memphis ha giocato meglio di noi e ha vinto meritamente.”

Il 4-2 contro i Grizzlies ha evidenziato alcune pecche importanti a livello di roster per San Antonio, che ha subito incredibilmente i due “lunghi” di Memphis senza riuscire mai a trovare una contromisura. L’infortunio al gomito subito da Ginobili nell’ultima partita di regular season ha sicuramente influito sul rendimento del giocatore argentino che ha chiuso la serie a 20.6 punti, 4 rimbalzi e 4.2 assist, ma le sue fiammate sono mancate incredibilmente anche per scaldare un po’ l’ambiente, scioccato dalla voglia di vincere degli avversari.
La panchina ha costribuito, ma l’assenza di un giocatore che uscendo potesse cambiare il ritmo si è sentita parecchio, soprattutto perchè Jefferson è stato invisibile, Blair messo ai margini delle rotazioni e Bonner è tornato al suo livello, che non era di certo quello infallibile della stagione regolare. Proprio questa nuova volontà di Popovich di giocare “piccoli” con Duncan da 5 e un ala perimetrale con altri tre esterni non ha pagato i dividendi che si erano invece visti nelle prime 82 partite giocate, e proprio da questa idea di gioco (se mantenerla o meno) bisognerà probabilmente ripartire l’anno prossimo.

Analizzando la situazione dei contratti si vede però che gli Spurs sono piuttosto vincolati nei prossimi anni per i contratti dei Big Three: Tim Duncan, Manu Ginobili e Tony Parker. Il primo ha un contratto fino al 2012 e ha compiuto la settimana scorsa 35 anni, Manu va per i 34 e ha rinnovato il contratto l’anno scorso fino al 2013, il francese anche lui è blindato fino al 2015. Il rischio è fare un altro anno tipo questo o il precedente, in cui le condizioni fisiche delle tre star durante i playoff (negli ultimi anni pessime) risultano determinanti e anche ciò che di buono si è costruito durante la stagione regolare, ad esempio l’integrazione nel sistema delle nuove leve, scompare dal campo e dalle rotazioni di coach Pop nei playoff. Un’altra possibilità potrebbe essere scambiare Richard Jefferson che è assolutamente scomparso nei playoff e sembra regredito all’anno scorso ma questo non risolverebbe veramente il problema, che è il ruolo di Duncan. In stagione regolare Tim si è fatto da parte, accettando un ruolo minore, a favore di DeJuan Blair, Antonio McDyess, che sembra intenzionato a ritirarsi, senza purtroppo essere riuscito a vincere un titolo, e alcune volte Tiago Splitter. Nei playoff però il caraibico è stato in campo di più: 35 minuti di media rispetto ai 28 della stagione regolare, diminuendo i punti (appena 12.7), la percentuale dal campo e aumentando le palle perse (3 di media) contro le torri di Memphis. Suonerà ingrato dirlo ma finché il “vecchietto” Duncan non si farà da parte definitivamente, temo non ci sarà possibilità per gli Spurs di rifondare la squadra: ossia mantenere i giovani promettenti e affiancare a Ginobili e Parker una star che aiuti gli Spurs a rilanciarsi per il nuovo decennio come franchigia di riferimento.


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