Si consuma Peppino,
in svariate frequenze desaparecide;
tuttavia il contenitore
dove la safena ha preso la via della cenere
è ancora lucido,
aggregato nel marmo con dei fiori di plastica.
Te li ho portati quest’inverno
incorruttibile averno,
incrociati con il cromo dei colori vivi
alla sagra delle lacrime orfane
discendenti
da quelle note che suonavi
come curling su un piano di ghiaccio,
acciaio morto
incrostato da cutine di ricordi
dove il padre
non ha mai smesso di essere l’amato.