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Nel 1750, Carlo III di Borbone, re del Regno di Napoli dal 1734 al 1759, acquistò dagli Acquaviva di Aragona, principi di Caserta, il podere di San Leucio costituito da numerose terre e da alcuni edifici uno dei quali chiamato “Lo Bello Vedere” già nel ‘600, perché consentiva allo sguardo del visitatore di spaziare su un panorama incantevole.
L’intento del re era quello di farneriserva di caccia e residenza secondariadella famiglia reale. Qualche anno dopo, però, Carlo , diventato re di Spagna, lasciò Napoli e nominò successoreil suo terzogenito Ferdinando IVcheutilizzò la tenuta di San Leucio come luogo di svagofin quando la morte del figlio Tito Livio,suo primogenito,proprio durante una battuta di caccia, non lo indusse a mutarne la destinazionee a trasformarloprima in ospizio e successivamente in opificio della seta.
Il restauro di tutto il complesso fu affidato a Francesco Collecini, allievo e collaboratore di Vanvitelli ; fu portato a compimento nel 1776 , anno di nascita della Real Colonia di San Leucio, comunità di operosi ed eccellenti artigiani, abili in tutte le attività necessarie alla produzione dei tessuti di seta, dall’allevamento dei bachi alla tessitura di stoffe preziose. Qualche anno dopo, il re, secondo alcuni storici su sollecitazione della moglie Maria Carolina d’Asburgo, diede incarico a Planelli di redigere un Codice di leggi regolanti la Colonia di San Leucio, che inizialmente era costituita da 17 famiglie, divenute in poco tempo 134, ma destinate ancora ad aumentare.Nel 1789 il Codicefu pubblicato dalla Stamperia Reale del Regno in 150 esemplari con il titolo: Origine della popolazione di San Leucio e suoi progressi fino al giorno d’oggi colle leggi corrispondenti al buon governo di essa di Ferdinando IV re delle Sicilie
Il codice delle leggi consta di 5 capitoli e 22 paragrafi. I punti essenziali ruotano intorno ai concetti di: Uguaglianza, Solidarietà, Assistenza, Previdenza sociale, Diritti umani.
Ai lavoratori era assegnata, una casa all’interno della colonia. Ogni unità abitativa era composta da ingresso con telaio, cucina e bagno al piano terra; due camere da letto , al piano superiore. Un piccolo giardino completava l’abitazione. Ogni famiglia, terminato il lavoro nell’opificio, poteva con il proprio telaio, ricevuto in dote assieme alla casa , tessere stoffe che sarebbero state vendute da coloro che, per conto del re, erano addetti alle vendite dei tessuti realizzati nella seteria. I soldi andavano alla famiglia che aveva prodotto quei manufatti.
Dall’età di 6 anni, ai bambinile leggi garantivano l’obbligo scolastico:oltre alla lettura e alla scrittura, si insegnava la matematica, la geografia, il catechismo; alle bambine l’economia domestica, ai maschi la ginnastica. Inoltre, tutti dovevanoimparare l’arte della tessitura: eccellenti maestri, anche venuti da fuori, avevano l’incarico di rendere i giovani abili nel lavoro. Quelli che non riuscivano ad imparare il mestiere, venivano mandati nella casa di correzione.
Compiuti quindici anni, tutti erano ammessi al lavoro: turni regolari ma con orario ridotto rispetto al resto d’Europa. Compiuti 20 anni i maschi e 16 le femmine, potevano sposarsi sempre che dimostravano di aver appreso l’arte della tessitura attraverso il conseguimento di un ”diploma al merito”.
Nel giorno di Pentecoste, i giovani intenzionati a sposarsi, davanti agli anziani della colonia, si scambiavanodei fasci di rose. Le fanciulleche volevano sposare un giovane non del luogo, avevano in dote 50 ducati e l’obbligo di andar via da San Leucio;i maschi desiderosidisposareuna ragazza non del posto , potevano farlo solo dopo che la giovane aveva imparatol’arte della seta.Il principio era che tutti dovevano lavorare. Ogni dipendente delle manifatture era tenuto a versare una parte dei guadagni alla Cassa della Carità, istituita per gli invalidi, i vecchi e i malati.
Tutto ruotava intorno alla seteria che produceva preziosi tessuti per parati, per abbigliamento, per arredamento: rasi, stoffe broccate di seta, d’argento, d’oro, merletti, corpetti, veli e calze di seta. Si produceva un tessuto chiamato “ leuceide”. L’Impianto ebbe nell’800 l’esclusiva dello straordinario tessuto con “fili di vetro” tecnologicamente all’avanguardia, creato da Gio. Rudorf, costruttore di strumenti di fisica e chimica in cristallo, in vetro e in metallo .I colori, tutti naturali, avevano nomi particolari: verde salice, noce peruviana, orecchio d’orso, palombina, tortorella, acqua del Nilo, fumo di Londra, verde Prussia. I telai che inizialmente producevano stoffe di 60-80 cm, giunsero a produrre sete larghem.2,60destinate soprattutto a copertetessutecon28mila fili, molto preziose e punto forte del corredo delle giovani spose. Era , in Italia alla fine del ‘700, il più grande impianto di lavorazione e produzione di tessuti di seta; comprendevaanche la scuola di ricamo e la scuola vera e propria, dove studiavano i figli dei leuciani.
Il Codice sanciva i diritti degli abitanti del borgo: casa con acqua corrente, servizi igienici interni alla casa, sicurezza del lavoro, obbligo all’istruzione, cure in caso di malattie, assistenza per i bisognosi. Tre erano i principi sui quali si fondava : 1) l’educazione del singolo, base della tranquillità individuale e familiare; 2) l’istruzione obbligatoria, base della convivenza sociale; 3) il merito, sola distinzione tra gli individui e base della tranquillità sociale. Era vietato il lusso: a tutti era imposta perfetta uguaglianza, soprattutto nell’abbigliamento.
Nessun testamento né atti legali: i figli maschi e le figlie femmine ereditavano in egual misura dai genitori. In mancanza di eredi, andava tutto al Monte degli Orfani. Ferdinando IV abolì il lutto che trovava sinistro: una fascia nera intorno al braccio fu considerata più che sufficiente.
Il Codice delle leggi fu firmato nel 1789. Termina, al Cap.V , con queste parole: Quest’èla legge,ch’Io vi dò per labuona condotta di vostra vita. Osservatela, e sarete felici.A Parigi ribolliva la Rivoluzione, a San Leucio si realizzava quello che da molti è stato definito “socialismo reale”. Tutto ciò mentre la testa di Maria Antonietta, sorella di Maria Carolina, cadeva sotto la mannaia della ghigliottina. E non solo la sua!
Il sito di San Leucio è bellissimo; non molti lo conoscono ma è un gioiello di architettura, restaurato e splendidamente conservato e mantenuto. Vale la pena di programmare una visita al belvedere, al Museo degli attrezzi, tutti funzionanti, con i quali si lavorava la seta,dai telai azionati da una ruota idraulica posta nei sotterranei al grande torcitoio indispensabile per unificare e rafforzare i fili: vederlo in movimento, una volta mosso da macchine idrauliche oggi da motori, è uno spettacolo imperdibile. E’ possibile visitare la casa del tessitore, esempio di abitazione colonica dell’epoca.
Meravigliosi gli appartamenti reali, affrescati da grandi pittori dell’epoca tra cui Hackert, nominato da Ferdinando primo pittore di corte, e Fedele Fischietti. Grande fascino esercita l’arco borbonico posto all’ingresso del complesso monumentale con a destra e a sinistra i quartieri di San Carlo e San Ferdinando, comprensivi di 37 unità abitative. E il borgo con allineate le case destinate agli operai. E’ un luogo incantevole, dal 1994,insieme alla vicina reggia di Caserta, patrimonio dell’Unesco.