di Mariantonietta Sorrentino
L’interesse per il suo passato Salerno lo ha sfoderato da poco. Dando tempo al tempo, anche i salernitani prenderanno sul serio il ruolo che la città ha avuto nel Medioevo quando poteva definirsi una sorta di enclave con un proprio copyright nel quale Trotula dè Ruggiero e Arechi non erano solo i nomi di strade conosciute. E l’evento che si svolgerà a San Pietro a Corte, rievocherà il passato medievale della città.
La Salerno benedettina prossima per eccesso e per difetto all’Anno Mille, la “Hippocratica civitas” con un prepotente affaccio sul mare, era multiaccessoriata tra fiumi, orti dei semplici, conventi, chiese ed ospedali, forte di un “milieu” che, se da un lato si giovava dell’esperienza filosofica greca di Elea, dall’altro respirava a pieni polmoni le rotte commerciali di Amalfi. Una realtà, la sua Scuola Medica, spesso fatta oggetto delle più disparate filiazioni e resa grande da Alfano I, Costantino l’Africano, Trotula, Matteo Selvatico, Garioponto, fiorita in una città dal carattere cosmopolita poi perduto inesorabilmente. Un “look”, il suo, da cittadella monastica con un asso nella manica, i Benedettini. I seguaci del Santo di Norcia vi si stabilirono sul finire dell’ VIII secolo su esortazione di Guidobaldo, monaco longobardo di Benevento, previo il consenso alla fondazione di un monastero da parte del Principe Grimoaldo. Non a caso un ospedale, forse il primo della città, fu eretto nelle vicinanze di San Benedetto. Non sarebbe stato l’unico né l’ultimo. Presto sorse un altro ospedale, l’ospizio S. Massimo, e, prima del 1163, anche una realtà nota come S.Lorenzo, collocata nell’attuale rione Carmine, in pratica “extra moenia”, dando fede ad Ersacio, Gran Camerario di Puglia e Terra di Lavoro. Una assistenza diffusa come le stesse scuole di medicina, protostoria della “Hippocratica civitas” , non ancora dissepolte nella loro dislocazione.
Questa città crogiuolo di etnìe e cara ai longobardi il Gruppo Archeologico salernitano rievocherà ancora una volta.
“E il Legato rimase molto ammirato…” è stata battezzata la rievocazione storica di questo 2013 che intende ricordare l’arrivo dei “missi” franchi di Carlo Magno a Salerno (A.D. 787). L’evento si svolgerà sabato 1 giugno tra le 10.00 e le 20.00 avendo per scenario uno dei baricentri della insula longobarda, ossia quel San Pietro a Corte che si ipotizza essere stato una delle sedi della grande scuola medica.
Il progetto “E il Legato rimase molto ammirato…” ha spalle forti: è stato realizzato su un passo del Chronicon Salernitanum. Si sospetta che tra i messi di Carlo Magno nel 787 si nascondesse addirittura lui, il Re che mirava ad ergersi indiscusso difensore del Papato e che sconfisse Desiderio, re dei Longobardi e suocero, per inciso.
Dalla lettura dell’antico testo è scaturita l’idea di rappresentare l’episodio attraverso una rievocazione storica rigorosamente scientifica, grazie alle ricerche d’archivio realizzate dal Gruppo Gens Langobardorum del Gruppo Archeologico Salernitano. In costume d’epoca, i figuranti negli abiti realizzati secondo un preciso formulario riproporranno in chiave storica uno spaccato di vita salernitana realmente accaduto in età longobarda nell’A.D. 787 – secolo VIII.
Non mancherà all’evento la dovuta contestualizzazione. Nello spazio antistante il palazzo, largo San Pietro a Corte, verrà riproposto un campus formato da botteghe artigiane, arimanni, donne longobarde e musiche medievali.
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