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San Valentino, il Cimitero Monumentale e le parole d’amor perduto

Creato il 13 febbraio 2015 da La Civetta Di Torino @CivettaTorino

14 febbraio 2015. E anche quest’anno è arrivato San Valentino, il giorno più atteso dagli innamorati e il più odiato dai single di tutto il globo. Che siate fidanzati, coniugi, amanti novelli o stagionati oppure anime in cerca della vostra metà… forse starete tutti pensando che non esiste una festa più lontana di questa dal mondo dei cimiteri. Ebbene siete in errore! Molto spesso sulle tombe si possono leggere epigrafi che recano incise struggenti frasi di amore eterno e dichiarazioni di devozione perpetua nei confronti della persona amata.
Non ci credete? Allora leggete qualche esempio che ho scovato passeggiando per il Cimitero Monumentale di Torino…

La storia di Quintina

Un giorno camminavo trulla trulla sotto i porticati della I ampliazione. Ho alzato per un secondo gli occhi e ho visto che la volta a cupola dell’arcata sotto cui mi trovavo, un tempo era decorata da un affresco dalle tonalità delicate del quale purtroppo non resta quasi nulla. Ma ciò che ha attratto la mia attenzione è stata la lunga iscrizione dipinta sui quattro pennacchi sottostanti la volta. La scritta racconta la breve vita di una giovane sposa: Quintina Bagnasacco, moglie di Giuseppe Rizzetti (ispettore dell’ufficio di igiene di Torino).

“ (…) dotata di rara bellezza, d’indole buona, di peregrino ingegno. Dall’aurora di sua vita diede chiaro a conoscere quale ottima donna sarebbe divenuta dappoi. Visse con grande esemplarità (…) tutta devota in affezionare lo sposo cui rendette felice 47 mesi (…). Ebbe dal marito sconsolatissimo larga vena di lacrime le più sincere e quest’ultimo segno d’amore sopra la terra dove da lei derelitto, senza prole, senza del suo sorriso consolatore, il beatifico punto egli agogna per rivederla in cielo”

Quintina-Rizzetti_Bagnasacco-Cimitero-Monumentale-Torino.1

Morì nel 1854 a soli ventuno anni, la dolce Quintina. L’ultimo pegno d’amore di suo marito furono l’affresco scomparso (opera di Costantino Sereno), raffigurante la giovane sollevarsi in volo con gli angeli verso il paradiso, e queste parole. Leggendole, mi è sembrato che Quintina rivivesse per un momento ancora.

Inseparabili Eufrosina e Luigi

Due mani intrecciate, una maschile e salda che stringe con grazia un’altra femminile e fiduciosa, sono raffigurate nel Campo Primitivo su un’epigrafe dalle lettere quasi svanite. Sotto, una stella, una croce, due rami di palma e la tenera scritta:

“Euphrosine et son cher Louis. Inseparables”

Euphrosine-et-Louis-Cimitero-Monumentale-Torino

Euphrosine Rubin e Louis Nicolet, entrambi savoiardi di Bonneville, nacquero all’inizio dell’Ottocento. Euphrosine era di qualche anno più vecchia di Louis. Chissà perché si trasferirono a Torino, fatto sta che vi morirono. Euphrosine nel 1877 a 64 anni. Louis la seguì tre anni dopo, nel 1880, a 61 anni. Forse è vero che dopo una vita passata sempre insieme, non si può restare troppo a lungo senza l’altro.
Anche questa volta è un marito a dimostrare il suo incondizionato affetto verso la moglie, attraverso una delicata immagine e semplici, ma significative parole.

Una lettera per Ernesto

Caterina Ambrosini scrisse una lettera, che le cui parole furono incise su una lapide in marmo bianco  nel Campo Primitivo. Il marito non la lesse mai, ma da più di cento anni possono invece farlo tutti coloro che passano per il Cimitero Monumentale… il testo sarà decifrabile ancora per poco, perché le parole stanno pian piano svanendo… allora leggiamole prima che sia troppo tardi:

“Caro Ernesto!..
Fin dal giorno 28 febbraio 1848, in cui io diciottenne impalmava la tua mano al santo altare, ti ho sinceramente amato. Ora ti piango estinto.
Il mio affetto ti segue oltre la tomba. Pregando pace all’anima tua buona e caritatevole.
Torino, 22 febbraio 1894, Caterina Ambrosini”

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Mi chiedo: chi ricorderà Ernesto e Caterina quando la lettera sarà scomparsa del tutto da questa lapide? Beh, io di sicuro sì.

L’umano esilio di Angela

“(…) O sposo!
In questo umano esilio, dove tu con un tenero pargoletto così presto mi abbandonasti,
mi sarà guida, mi sarà conforto, la memoria del tuo affetto, l’esempio delle tue virtù”

Guardando il busto ricoperto di polvere che lo raffigura con un ciuffone da far indivia ai Dear Jack, mi è sembrato di aver di fronte un uomo nel fiore degli anni e leggendo l’epigrafe sottostante ne ho avuto conferma. Lo sposo era Luigi Damar, morto a 48 anni nel 1841. La moglie, Angela Papacino, sembra quasi accusarlo di averla lasciata troppo presto sola e con un “tenero pargoletto”… ma è certa che è nel ricordo di Luigi che troverà la forza per continuare, anche se immersa nel suo “immenso dolore”. Chissà come andò avanti la vita di Angela e come diventò quel bimbo che non conobbe suo padre?

Luigi Damar-Cimitero-Monumenrale-Torino

Spesso e volentieri si leggono sulle lapidi frasi ridondanti, che traboccano retorica. Vocaboli che sanno un po’ di stantio e che magari fanno anche sorridere. Ma non credo sia così per quanto riguarda le storie che vi ho raccontato in questo articolo. Penso che abbiate letto parole sincere, scritte con il cuore e non per far figura. Questi sono solo alcuni esempi delle frasi d’amore che si possono incontrare al Cimitero Monumentale di Torino. Frasi che ci raccontano storie di coppie che tanto tempo fa avranno sicuramente festeggiato (o odiato, perché no?) anche loro il giorno di San Valentino, sussurrandosi nell’orecchio parole di un amore ormai perduto, ma che forse hanno ritrovato in un altrove lontano da qui.


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