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Sandali, secchiello e un brindisi alla vostra

Da Centostorie

Sandali, secchiello e un brindisi alla vostra

E così ce ne andiamo in ferie.
Mi sento come in una di quelle puntate delle sit americane in cui si costruisce la puntata sul “E ti ricordi quella volta che…“, e tu spettatore devi sorbirti spezzoni di episodi passati tagliati e incollati un po’ alla rinfusa.
Oppure l’ultimo giorno di scuola, quando tiri un enorme sospiro di sollievo, tenti un falò con i libri di testo, salti in sella al motorino e assapori l’aria di libertà o di estate.
Oppure ancora quando hai appena finito un esame all’università, ti è anche andato bene e ti senti come un bambino che ha fatto tutti i compiti e può correre in giardino a saltare.
Insomma, siamo agli sgoccioli, tiriamo i remi in barca, facciamo gli scongiuri dovuti e non dovuti di fine anno, tiriamo una somma e ci diciamo che poi così male quest’anno non è andata.
Portiamo a casa complimenti e critiche (alcune davvero poco costruttive, altre ottime per farmi riflettere), portiamo in vacanza facce, mani e sorrisi di chi ha vissuto con noi l’esperienza entusiasmante di un altro anno da libraie.
E poi portiamo in vacanza tanti nuovi progetti per il prossimo anno, in cerca di idee che costruiscano ancora una volta il profilo della nostra libreria.
Mi porto quegli editori che hanno voluto condividere con noi il progetto Centostorie, mi porto i libri belli recensiti quest’anno, soprattutto quelli coraggiosi e ben fatti che mi fanno venire le lacrime agli occhi solo a pensarli tanto sono fatti bene.

Mi porto anche questo blog, che alcuni di voi leggono e commentano con passione, mi sembra incredibile che possa condividere con alcuni di voi, l’amore per le storie fatte ad arte.
Ci metto anche tutti gli allievi del nostro corso per aprire una libreria per bambini, oltre trecento, che con curiosità ci hanno ascoltato, hanno domandato e alcuni di loro hanno poi costruito per loro il tentativo di un futuro migliore.
Sono orgogliosa di loro, della voglia di cambiamento della loro condizione lavorativa e di vita che ho percepito guardandoli, la voglia di costruire ancora una volta una cosa bella, fino in fondo, con la paura e il tremore di gambe che pesa sulle scelte epocali e coraggiose.
Li abbraccio ogni volta virtualmente, in particolare le donne, le mamme, che sognano di lavorare e di veder crescere gli gnappi che spesso si portano al seguito e che conosciamo durante i nostri corsi. Li penso tutti come una grande famiglia, un po’ sbrindellata, un po’ posticcia, ma uguale negli intenti e nella ricerca.
E in vacanza soprattutto mi porto un buon libro, come i medicinali d’urgenza, la paletta e il secchiello per mia figlia, un  paio di sandali e un buon bicchiere di vino, bevuto alla salute della mia libreria.


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