Magazine Cultura
Uno dei grossi meriti di facebook è il dare la possibilità di fare incontri in altro modo impensabili. E’ definito social network, ma io non voglio socializzare con chiunque, non ho interesse a interagire con qualsiasi faccia mi si presenti davanti; basta però a volte un commento relativo ad un filmato postato che si intuisce immediatamente che esiste qualcosa di importante in comune, anche tra sconosciuti, e … si diventa immediatamente intraprendenti, senza avere il minimo pudore nel rubare un frammento di vita di cui un minuto prima non si sapeva assolutamente niente. E’ accaduto così con Sandro Oliva… un commento e via, verso la scoperta di un personaggio notevole, la cui storia va evidenziata, perché non è il mero racconto di una vita musicale, ma anche quello di una progressione temporale costellata di avvenimenti sociali, culturali e musicali. Ecco la testimonianza del contatto: …la mia band si chiamava "FUNGO!(Insieme Musicale Abnorme)", e aveva una discreta popolarità nella Capitale (1973/79). Da lì sono usciti molti musicisti, uno per tutti il sassofonista jazz Sandro Satta. Il mio batterista Piero Avallone invece entrò nel Canzoniere del Lazio (sostituito in seguito da Marcello Vento quando Piero si diede al Teatro), e l'altro drummer Luciano "Watson" Nevi collaborò a lungo con Carlo SIliotto. Sempre quando partii per il militare (1974) attorno alla mia sezione fiati si formò la FOLK MAGIC BAND del compianto Corrado Onofri (provavano a casa del mio trombonista). Infine diversi ex della band sono diventati docenti di conservatorio o professori d'orchestra. Il pianista Federico Capranica è arrangiatore in RAI è ha diretto in parecchie edizioni di Sanremo. In quanto a me, a Roma ancora adesso mi fermano per strada o mi scrivono ricordando quella band. Peccato solo che i discografici non furono all'altezza, quasi sempre terrorizzati dalla novità della proposta musicale e dal linguaggio usato nei testi. Salvo poi spingerne anni dopo la versione goliardica e depotenziata in Elio E Le Storie Tese! ---------------------------------------------------------------------------------------------------------- Non ho registrazioni decenti dell'epoca, persi tutto il mio archivio sino all'80 in un disastro magnetico (ho cassette smagnetizzate e copie nastro troppo fruscianti). C'è una foto del 1974 (Festival di Avanguardia e Nuove Tendenze, Roma - 20.000 spettatori) sul mio sito http://www.sandroliva.com/Bands/Fungo74VBsmll.JPG, ma è piccola e confusa (avevo anche l'audio, ma è inutilizzabile!). Però ho una perfetta replica di quello che facevamo all'epoca, riregistrato anni dopo. C'è il video su youTube del pezzo (rifatto) con cui iniziammo il breve intervento di quel Festival
http://www.youtube.com/watch?v=Vr8LMtO0Hj8
Ti assicuro che era ESATTAMENTE così!
Mi pare di capire che “Fungo”, negli anni ’70, non ebbe uno sviluppo discografico importante per… la novità della vostra proposta, giudicata probabilmente poco”spendibile”. Che ricordi hai di quei giorni di fermenti musicali, in realazione alla tua band e a tutto ciò che vi circondava? Ricordo bene che Il Fermento si fermò nel 1974 con la prima crisi petrolifera, quindi dopo un solo anno di attività della band. In Agosto partii per il militare, per cui al mio ritorno mi fu ben evidente la differenza tra il “prima” e il “dopo”.
Nel 1975 trovai un vero cambio di epoca, più che la musica contava ora sfoggiare il testo “impegnato”, secondo canoni abbastanza poco flessibili. Nel rock, a parte pochi esempi a livello nazionale (Area, Stormy Six), la musica era passata in secondo piano. Anche nel jazz iniziò allora un riflusso, poi culminato nel neotradizionalismo degli anni ’80. Anche per questi motivi non avemmo riscontri discografici (nonostante il contratto con la IT ed altre richieste): brani strumentali con lunghi assoli e ritmi sempre diversi, testi bizzarri (ma non goliardico-popolari come un celebrato cantautore lanciato dalla nostra stessa etichetta) e soprattutto nessuna possibilità di essere incasellati in una formula. Non sapevano proprio COSA fossimo, e quindi come venderci, nonostante l’evidente crescita del seguito locale. Inoltre per motivi anagrafici siamo arrivati circa due anni troppo tardi, quando era stata fatta già la scelta imprenditoriale di puntare sui cantautori. E infine e soprattutto, vivevamo a Roma (a Milano c’era ancora una scena più vivace, ma non lo sapevamo). La tua “carriera” ha avuto successivamente sviluppi decisamente importanti. Mi racconti cosa ti è accaduto negli anni 90, dal punto di vista professionale? Semplicemente ho conosciuto Jimmy Carl Black dei Mothers e sono entrato nei GRANDMOTHERS, con cui ho girato il mondo per diversi anni (suonando anche diverso materiale mio). Ho partecipato a sette tour europei e uno negli USA di 3 mesi, in cui abbiamo coperto TUTTO il territorio (Alaska e Hawai escluse). Ho anche coprodotto con Don Preston il CD “Who Could Imagine” e prodotto da solo il live “Eating The Astoria”, tratto dal concerto del 1998 all’Astoria di Londra (ma ho ancora altro materiale inedito di quel tour, e mi piacerebbe trarne un doppio). Nel frattempo era anche uscito in Germania il mio “WHO THE FUCK IS SANDRO OLIVA?!?”. Negli USA la distributrice americana lo rifiutò per via del titolo e dei testi alquanto espliciti: avevano paura di perdere il pubblico delle band di Cristian Rock che avevano in catalogo!! Era inoltre in programma il successivo (HEAVY LIGHTNING) che sarebbe dovuto uscire in occasione del tour dei Grandmothers 2001 (poi spostato al 2002). La chiusura dell’etichetta prima e l’annullamento definitivo del tour (con conseguente scioglimento della band) portarono all’annullamento del progetto. Nel 2005 ho stampato il CD in edizione privata, vendendolo on line o ai concerti. Hai qualche rammarico per un treno che non hai voluto prendere per eccesso di cautela? A fine anni ’70 ricevetti una proposta di produzione da parte di Franco Mamone (manager PFM) e Franz Di Cioccio. Il progetto era molto ambizioso ed articolato, però riguardava me solo, per ricostruire un gruppo con altri musicisti. Franz voleva, oltre che produrmi, essere membro aggiunto della band, un po’ come Phil Collins coi BRAND X. Però avrei dovuto trasferirmi (a spese mie) a Milano. Non me la sentii ne’ di lasciare i miei compagni di avventure, ne’ Roma. E comunque eravamo ancora sotto contratto con la IT, che avevamo già capito non avrebbe mai realizzato il nostro disco, ma che non voleva neanche lasciarci liberi. Anni dopo ebbi di nuovo una proposta di produzione che coinvolgeva sempre Franz, ma a causa dell’intromissione di un celebre cantautore (iniziali R.C.) che intorbidò le acque per poi sparire nel nulla, tutto finì di nuovo con un nulla di fatto. Non mi ricordavo di te nel film “Ecce Bombo”, ma ti ho rivisto volentieri. Come arrivasti a quell’esperienza? Mi pare di capire che “l’umore “ del film era totalmente in tema con la tua musica! Un regista teatrale amico di Nanni Moretti ascoltò (1976) una cassetta di miei brani a casa di comuni conoscenti. Moretti cercava un gruppo “particolare” per quella scena, e su suggerimento dell’amico ci fece chiamare. Moretti e io siamo praticamente coetanei, per cui è evidente che eravamo entrambi immersi nella cultura del tempo, con diverse somiglianze ma anche parecchie divergenze. Io guardavo più a modelli esteri. Se dovessi condensare in poche righe i tuoi anni passati in tour, cosa evidenzieresti? Molta esperienza (musicale e di vita), il definitivo abbattimento dei miti della mia adolescenza (e quindi un riposizionamento del mio ruolo come musicista), qualche soldo (subito reinvestito nel mio studio) e diversi bei momenti live (in particolare quelli in cui abbiamo avuto altri grossi musicisti come ospiti). Ma, soprattutto (ahimè) la presa di coscienza della limitatezza del panorama italiano, musicale e non. Quale è sta la tua più grande soddisfazione professionale e quale il momento più doloroso? Più grande soddisfazione professionale: ogni volta che completo brani musicali che riescano a superare i miei puntigliosi criteri di selezione. Momento più doloroso: la morte del mio amico Jimmy Carl Black. Esiste un filo conduttore che lega l’archetipo “Fungo” a “Elio e le Storie Tese”? Sono due cose completamente diverse. Il “FUNGO! (Insieme Musicale Abnorme)” era un progetto anni ’70 (con basi negli anni ’60) e quasi esclusivamente musicale (inizialmente molto free-jazz). Gli Elii nascono nei Cabaret milanese anni ’80, e inizialmente di musica (e di intonazione) ce n’era proprio pochina. Ma ALLORA mi piacevano proprio per quello. Inoltre anche agli inizi ho sempre cercato di bandire la goliardia. Il linguaggio a volte pesante mutuava solo quello corrente dell’epoca. Oggi il divario nei rispettivi progetti si è ancora di più accresciuto (anche lì lo SPREAD è del 500 %!!). Loro fanno proprio UN MESTIERE DIVERSO (pur se con accompagnamento di musica ottimamente arrangiata ed eseguita). Semmai allora (come adesso) sento più affinità concettuale (pur nella ESTREMA differenza stilistica) con Roberto “Freak” Antoni degli Skiantos. Qual è stato l’amore musicale della tua vita, un artista o band a cui ti sei sempre ispirato? John Lennon e i Beatles, la voglia di far musica nasce tutta da lì (periodo 1967/68). Frank Zappa è arrivato dopo, anche se già lo conoscevo. Ma senza I’M THE WALRUS e REVOLUTION #9 non avrei nemmeno intravisto l’impervio percorso che ho poi imboccato. Come collochi Frank Zappa nel panorama dei chitarristi e dei compositori rock di tutti i tempi? Era davvero un genio o attorno a lui si sono create favole ad hoc? Grande autore “rock” ed eccellente chitarrista (come stile, non come tecnica).Compositore per orchestra a tratti godibile (se piace il genere), molto spesso DI MANIERA (si sente che aveva cominciato con musica da film!). Negli ultimi anni aveva finalmente raggiunto una maggiore maturità e indipendenza stilistica, ma la fine prematura ha impedito di ascoltarne gli sviluppi. Non credo occuperà un posto preminente nella storia della Musica Classica. E tutto sommato (una volta scomparsa la generazione attuale) neanche nel Rock, visto che non fa parte di nessuno dei filoni più “mainstream” che oramai da 3 decenni formano l’ossatura del genere. Credo verrà ricordato (ma solo nei testi specializzati) come un bizzarro e isolato esempio di creatività “diversa” della fine del ‘900, a cavallo tra arte colta e popolare. Ma la sua vera peculiarità era di essere un ENORME genio del Marketing. Senza questa dote (e una notevole dose di egocentrismo) non sarebbe andato da nessuna parte. Comunque SI’, nella sua leggenda ci sono molte storie di fantasia o esagerate. Spesso alimentate o tollerate da lui stesso per motivi promozionali (è stato molto abile a creare e accrescere il proprio MITO). Altrettanto spesso dalla stampa che lo fraintendeva (per ignoranza, ma anche volontariamente perché la dimensione mitica piace e fa vendere). Cosa fa oggi e cosa farà da grande Sandro Oliva? Oggi conduco una vita quotidiana abbastanza normale (per quanto normale possa essere la vita di un musicista). Alle incombenze quotidiane e familiari (sono un padre-pendolare) alterno ampi periodi dedicati alla Musica (ho in mente un nuovo progetto elettronico) e alle attrezzature tecniche ad essa legate. Purtroppo gli spazi per le attività artistiche oggi sono praticamente inesistenti, per cui la dimensione Live è molto ridotta. Da grande credo riposerò in un’urna (ma finora non ne ho ancora scelta una).
Per saperne di più: http://sandroliva.com/
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