Tra pochi giorni esce SANGU, raccolta di racconti noir meridionali pubblicata dall'editore Manni. Tra le opere ospitate anche quella che il titolare del blog considera uno dei suoi migliori racconti di sempre dal titolo Maledetta maciàra: puro southern gothic! Comincia così:«Per come mi ricordo io, al paese raccontavano tutti che era un gran pezzo di carùsa, ai tempi suoi, la vecchia Zà ’Ghitecchia.Due sorta di gambe accussì, i capelli lo stesso colore dell’oro. Gli occhi nìuri d’un diavolo che t’arrùina. Una vera bellezza, dice, per quei tempi. E infatti spasimanti a camionate teneva; gente che la cercava, c’impazzivano dietro, se la volevano sposare. ’Dda santa donna di mia madre, pace all’anima sua, mi diceva che la fila c’era, fuori casa di quella là.Prima uno del nord, uno che teneva un ristorante grosso, roba di lusso che quaggiù ce la sogniamo; ma quella gli spezzò il cuore e poi ci disse di scomparire dalla vita sua, ché non era aria.Poi venne il turno di Bino De Santis, quello dei frantoi famosi sulla via per Lecce, uno che già allora la saccoccia spundàta di quattrini teneva: e a questo la ’Ghitecchia ci fece solo sentire l’odore per poi sbattergli la porta in faccia.Financo uno negro dice c’avuto, giuro, e di altri si racconta, un sacco di altri, tutta gente di fuori, e parecchi manco si conoscevano, non si sapeva proprio di dove caspita venivano. Gran macchinoni americani, cristiani coi soldi, insomma. Ma lei niente, si divertiva un po’ con loro, si faceva riempire la casa di regali rifilandogli quattro moine, poi ci diceva ciao-ciao e chi si è visto si è visto.Forse solo Uccio Sgangato, il guardiacaccia della Salina, quello sì che le piaceva veramente; perché stessa razza di marpioni, erano quei due: belli, giovani e con una pietra al posto del cuore. Ma Uccio in paese dice teneva altre femmine, e così pure co’ iddu la storia finì a schifìo. Anzi, a dirla tutta, dopo che quei due si lasciarono, Uccio prese la strada e se ne scappò in Germania, e nessuno, dice, c’ha mai saputo più niente.Poi gli anni sono passati.In fretta, mannàggia lu demònju!E la bella faccia da cinema della ’Ghitecchia una maschera di rughe e cartapesta è addiventàta. Più i giorni si mettevano uno appresso all’altro e più la coda fuori casa sua si sfinàva. Mentre il suo famoso didietro, quel culo perfetto che mezza città teneva stampato nei sogni, s’allargava pari a quello d’una vacca. E accussì un bel giorno, senza manco che te la credi, la ’Ghitecchia s’è affacciata dalla porta e non ci stava più nessuno. Manco un’anima. Deserto. Solo il vialetto a serpentone, vuoto, con le siepi a forma di ombrello e la statuina della Vergine senza una mano nel mezzo. D’intorno la macchia di mirto piena di mosche e il mare lontano uno sputo. Dopo anni di scialo e puttanìzio, alla fine s’era ritrovata sola, la purkàzza.Senza più una lira per campare, la ’Ghitecchia per non piangere miseria si mise allora a fare quello che aveva sempre fatto sua madre: leggere le carte.» [continua]
Maledetta maciàrain Sangu - Autori vari (Ed. Manni)