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Sangue francese per le iene inglesi

Creato il 25 febbraio 2013 da Rightrugby
Sangue francese per le iene inglesi

Six nations 2013 - Twickenham Stadium, London

England 23 - 13 France

La Francia gioca, s'impegna a Twickenham, quasi fedele alla sua tradizione di esser capace di tutto, ovunque, soprattutto nelle "tane" avverse (House of Pain a Dunedin ad esempio); a tratti spumeggia di gioco champagne e la gran parte dei titolari si mette in luce positivamente ... ma perde ancora. Motivo? Stavolta il breakdown poco presidiato non c'entra: messo a posto quello, messa a posto la concentrazione e la motivazione, sistemata la formazione con dei cambi che funzionano, resta sul lato del dare - agli avversari -  il numero di possessi  perduti (14) e il numero di falli piazzabili.
L'Inghilterra torna conservativa,  brutalmente pragmatica; sa soffrire, stringere i denti quando la marea Bleus monta, ma poi sa anche approfittare cinicamente dell'occasione al momento giusto. Estote parati, siate pronti, non sapete quando  ma prima o poi il momento giusto arriva: ecco il senso "biblico" del rugby. Va detto che gli uomini di Lancaster si possono concedere il lusso di attenderlo con una realtiva serenità quel momento, potendo contare sulla macchina da punti Owen Farrell nei momenti più bui e poi per chiudere definitivamente la partita. E' carico come una molla il ragazzo, nervoso e attaccabrighe come un cattolico (latino o irlandese), difatti stavolta commette un paio di errori dalla piazzola che tengono la partita in bilico fino alla meta decisiva di Tuilagi al 55'.
La Francia non inizia bene, è già punizione e tre punti di Farrell alla prima palla giocata. E' solo foga, voglia di lottare, dopotutto Morgan Parra rimedia dopo tre minuti, ma è anche un segnale del persistere in casa franca di una certa leggerezza nel prender rischi senza motivo. Dopotutto arbitra un certo Joubert, direttore non più tardi di un anno e mezzo fa di una finale mondiale non certo esente da critiche. Torniamo al mediano del Clermont: sarà una buona prestazione la sua, tutta dinamismo e scelte oculate, oltretutto è risultato il secondo placcatore dei suoi!
I Bleus s'impadroniscono della partita con la motivazione e il dinamismo: come al solito è Picamoles l'uomo delle cariche e dei guadagni territoriali - limitati. Si capisce anche il nervosismo di Farrell: dopo un paio di rimesse laterali, ha la certezza che riceverà dopo ogni lancio la visita sulle costole di Bastareaud, lanciato regolarmente sul suo canale difensivo.Il controllo del gioco e la conquista sono frutto del dinamismo di Parra, del gioco sullo stretto di Trinh Duc, di piede o di mano, delle regolari proiezioni di Huget, falso estremo sempre in linea.  Tutti i francesi partecipano alla spinta, appoggiandosi anche alle fasi statiche: l'ingresso di Domingo in prima linea è importante, annulla Cole, mentre Mas sull'altro lato viene sanzionato tre volte dall'arbitro;  anche in rimessa laterale il controllo di Maestri e Kayser al lancio  è totale (ottimi entrambi anche a portar palla), la scelta è sempre quella di evitare le maul per lanciare immediatamente Parra che innesca le percussioni centrali di Bastareaud. Alle ali, il rientrante Clerc si vede meno di Fall: incerto in un paio di occasioni difensive, forse è stato un rientro affrettato.
Gli inglesi difendono con grinta, forse risentono degli aggiustamenti in terza linea - Lawes adattato al nr.6 non agevola granché in rimessa, Wood al nr.8 è distante dal breakdown e si dedica di più al portar palla  - ma approfittano delle intemperanze francesi: al 37' Farrell può piazzare per il 6-3. Ma le partite senza errori non esistono (anche se qualcuno in Italia la pensa diversamente) e nemmeno i Bianchi della Rosa a Twickenham possono bloccar tutto per sempre: due minuti dopo Fofana, quasi rinato al suo posto centrale dove può ricevere più ovali e già autore di alcuni bei tentativi,  parte sulla sinistra e si beve cinque tentativi di placcaggio, di cui due di Ashton, arrivando a schiacciare in meta nella più classica delle azioni personali ... da ala (e allora lo vedi che Saint-André aveva ragione a schierarlo esterno!). Parra trasforma, è 6-10 alla mezz'ora. Gli inglesi non mollano, o meglio i francesi non smettono di far falli in zona pericolosa: Farrell accorcia dopo pochi minuti e il primo tempo termina sul 9-10, complice il primo errore dalla piazzola di Parra nel finale di tempo, che chiuderà la gara con un 3 su 5.
Nel secondo tempo gli inglesi non aumentano il numero di giri del loro pragmatico motore, semplicemente sono sempre lì quando c'é da approfittarne: Farrell riporta avanti i suoi 12-10, poco dopo è Parra a fallire la risposta. Al che Saint'Andrè apporta un contributo che alla fine risulterà negativo: sostituisce Trinh Duc, perfetta apertura rifinitore a fianco un mediano playmaker come Parra, e introduce Michalak, probabilmente solo per cambiare piazzatore. L'effetto è mettere in moto i trequarti dieci metri più indietro rispetto a prima. Il momento topico della gara è due minuti dopo, al 55': la pressione inglese si fa montante, i francesi cominciano a far confusione e anche l'arbitro va in tilt: in una ruck in via di formazione sulla linea dei 10 metri francese sotto la pressione montante degli inglesi, Mako Vunipola subentrato a Marler stavolta senza pecche in prima linea, colpisce forse involontariamente la palla col piede. Il fatto è che si trova in evidente fuorigioco ma per l'arbitro va tutto bene; il rimpallo favorisce Tuilagi, sino ad allora esauritosi (e tagliatosi) in una gara quasi tutta difensiva, che può aggirare la linea difensiva e marcare la meta che spacca la partita.  Farrell sbaglia stranamente anche la trasformazione, è 17-10.
I Bleus paiono comunque ancora in gradi di reagire, il piazzato di Michalak un minuto dopo riporta i contendenti sul 17-13. Di più, Farrell nervoso e pure zoppicante deve cedere il posto a Toby Flood, anche Ben Youngs passa a Danny Care, sulla carta più adatto a una gara ad alta intensità come questa. La partita rimane in bilico per 10 lunghi minuti, nei quali la pressione inglese pare comunque prendere il sopravvento, anche se non in modo definitivo. Dopo l'ora di gioco, l'equilibrio viene rotto involontariamente, col contributo dei cambi francesi e dell'arbitro. Saint-André di fatto ripristina i perdenti delle prime due partite: fuori gli ottimi Kayser e il debuttante Samson, dentro Szarzewski e l'impalpabile Suta, dentro anche l'amato Fritz , l'esordiente Claassen al posto di Nyanga ma soprattutto toglie l'anima della squadra Parra ed entra Machenaud. Mal gli e ne incoglie, la manovra francese si sfalda. Michalak nel frattempo non s'intende con la linea e spreca ovali in attacco. L'apporto dell'arbitro arriva ovviamente fischiando: due punizioni centrate da Flood, delle quali in particolare l'ultima non è facilmente decrittabile (Fritz pare entrare correttamente dal gate, boh).
Tant'è, la Francia incassa altri dieci punti e resta a quota zero. Il bello è che stavolta il coach non può certo lamentarsi dell'applicazione dei suoi; difatti ripiega sui dettagli - palle perse, arbitro, assenza di una bombarda simil-Traille per il gioco tattico.  L'Inghilterra cinica e iena più che "operaia" come si dice di solito,  passa anche il temuto test Le Crunch e si rilassa in attesa dell'Italia, negli ultimi anni sempre troppo velleitaria a Twickenham (persino quella di Mallett) e difatti ivi regolarmente punita. I Bianchi son consci che con tutta probabilità si giocheranno tutto al Millennium, ma possono contare su una formazione a meno di infortuni oramai solida, affiatata, ben assortita e testata fino al 23' uomo, nella buona e nella cattiva sorte. 

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