Al via stasera un Sanremo particolarmente atteso. Oddio, è pur vero che, da quando mi interesso all'evento, vigilie del Festival in tono minore non ne sono praticamente mai esistite. Però stavolta c'è un motivo di trepidazione in più: il desiderio di ritrovare la dimensione più vera e genuina della kermesse ligure, la sua essenza leggera, pop e glamour, vistosamente annacquata soprattutto nell'ultima edizione targata Fazio, appesantita da sovrastrutture estranee ad un'amena rassegna canora. Le premesse sembrerebbero buone: Carlo Conti, il nuovo "padrone del vapore", voleva riportare al centro la gara e la musica italiana e, sulla carta, l'ha fatto, innalzando fino a venti il numero di Big in concorso, dopo le ristrettezze dell'ultimo lustro, e ripristinando le eliminazioni, seppur in scala ridotta. Voleva riportare in superficie, dopo anni di quasi oscuramento, le Nuove proposte, e ha annunciato che le verdi speranze della nostra canzone si esibiranno all'inizio delle serate. Il resto dovrebbe arrivare dalla linea musicale che l'anchorman toscano e i suoi collaboratori hanno deciso di imprimere a questo Sanremo numero 65: ridotto, forse troppo, lo spazio dedicato a certe nicchie sonore, mentre si punta con decisione sulla tradizione festivaliera, sulla melodia e sulle ballad, il tutto declinato il più possibile in chiave contemporanea. La direzione artistica ha promesso canzoni orecchiabili, in grado di inserirsi con autorevolezza nelle playlist radiofoniche e di resistere all'usura del tempo. Vedremo. IL VOLO UBER ALLES - Avventurarsi in pronostici è altamente sconsigliabile, ma va detto che quest'anno si è tornato a respirare il clima che caratterizzò tanti Festival anni Ottanta, con le loro atmosfere da "vincitori annunciati". Già, perché le quotazioni del Volo sono salite rapidissimamente alle stelle: accompagnati dalla benevolenza di molti media autorevoli, già a far data dal concerto di Natale in Senato, i tre giovani tenori partono con un vantaggio piuttosto netto sulla concorrenza: il pubblico generalista di Rai Uno (la rete del Festival) li ha in pratica visti crescere, grazie alla loro partecipazione a "Ti lascio una canzone"; portano un pezzo che, secondo le indiscrezioni e a giudicare da una prima lettura del testo, è quanto di più banalmente sanremese possa esserci; last but not least, da qualche anno mietono successi in tutto il mondo, tenendo alta la bandiera di una tradizione canora tricolore piuttosto "passatista" ma che all'estero, in linea di massima, riconoscono ancora come il principale marchio di fabbrica della produzione made in Italy (pensiamo, anche, al successo russo degli ipermelodici Cutugno, Al Bano e Romina, Fogli e compagnia... cantante). SERVE IL CAPOLAVORO - Insomma, potrebbe essere uno di quei casi in cui si parte da una posizione talmente solida da aver bisogno soltanto, per arrivare primi al traguardo, di un brano appena passabile (qualcosa di simile a ciò che accadde ai Ricchi e Poveri nell'85, reduci da trionfi intercontinentali e vittoriosi al Festival con la modesta "Se mi innamoro"). La sensazione è che, per battere questi ragazzini terribili, occorra una canzone capolavoro, o qualcosa che gli si avvicini il più possibile: un "colpo da maestro" che, parere personale, è nelle corde soprattutto di Raf, Irene Grandi, Malika Ayane, e in seconda battuta di Nek e Alex Britti. Oppure serve la composizione a fortissimo impatto radiofonico, e in questo senso l'ago della bilancia si sposterebbe più verso Chiara, una Annalisa targata Kekko Silvestre, i Dear Jack o addirittura Lorenzo Fragola. Parole in libertà, al momento, in assenza della materia prima su cui modellare giudizi più attendibili. IL RITORNO DI GRIGNANI? - E allora, continuiamo con le sensazioni: credo molto in Annalisa, uno dei talenti più puri usciti dalla scuola di Amici: il suo pezzo d'esordio sanremese, "Scintille", era qualcosa di più di un pop leggerino, insistendo su quella strada stilistica e interpretativa può affermarsi anche in un mercato così poco ricettivo come quello italiano d'oggidì. E c'è curiosità per il ritorno di Grignani, non tanto per le vicissitudini dell'anno passato, che restano un suo fatto strettamente personale: il desiderio è quello di vederlo finalmente avvicinarsi agli ottimi livelli dei tempi del debutto, livelli mai più toccati. Intendiamoci, Gianluca non ha fatto cose pessime, dopo "La mia storia fra le dita" e "Destinazione paradiso": ma, limitandosi alle opere portate in gara all'Ariston, le varie "Lacrime dalla luna", "Liberi di sognare" e "Cammina nel sole" sono state caratterizzate da una sostanziale medietà. ossia prodotti di discreta fattura, ascoltabilissimi e dignitosi, ma non tali da far gridare al miracolo, e di certo non rimasti nella storia. L'artista si è detto convinto di avere un pezzo di spessore: lo attendiamo al varco.
TROPPA SAMANTHA - Sanremo 2015 leggero e glamour, si diceva, e ciò trova conforto anche nella scelta degli ospiti. Il fatto di non dover più sorbirci autentici corpi estranei, in primis l'insopportabile retorica di Gramellini, è già un sollievo. Certo, qualcosa da eccepire rimane: "astro" Samantha Cristoforetti, ad esempio, è un'assoluta eccellenza italiana, un orgoglio nazionale senza se e senza ma. Mediaticamente, però, è già stata "spremuta" oltre ogni limite da Fabio Fazio a "Che tempo che fa". Insomma, è un'ospitata (tre virgolette) già bruciata da mesi di martellamento televisivo. GLI ITALIANI CHE NON RISCHIANO - Ancora: sarà di nuovo un Festival di "figli e figliastri". Perché, come è ormai radicata e deprecabile abitudine, ci sono i big italiani in gara e ci sono quelli che a mettersi in gioco non ci pensano nemmeno. Così, sul palco ligure sfileranno Al Bano e Romina Power, e passi, ma soprattutto Tiziano Ferro, Gianna Nannini, Biagio Antonacci e, ultima news, Ruggeri col pezzo dedicato a Faletti, Jannacci e Gaber che, stando alle indiscrezioni, avrebbe dovuto portare in gara (ma rinunciò per problemi connessi alla lavorazione del suo nuovo album). Questa disparità di trattamento non l'ho mai accettata né mai l'accetterò: il prestigio della manifestazione guadagnerebbe in misura esponenziale dalla partecipazione in concorso di artisti di questo spessore. Pensavo che con la comparsata sopra le righe di Ligabue, dodici mesi fa, si fosse raggiunto il massimo dell'ineleganza, ma non c'è mai limite al peggio.
UN CONTI.... FAZIANO - Il parco ospiti è sull'orlo di una deriva kolossal: la conferenza stampa di ieri ha snocciolato un rosario di nomi che rischiano, davvero, di farci tornare alle dirette fiume degli anni Ottanta (quando capitava che Baudo, a fine trasmissione, desse la linea "al Tg1 del mattino"). Ci saranno attori e attrici in giro promozionale, uno dei "buchi neri" dell'ultimo quinquennio festivaliero che avremmo voluto veder drasticamente ridotto, e ci sarà, udite udite, un tributo alla filosofia del primo Fazio sanremese, quello giocoso e fanciullesco: all'insegna del motto "tutti cantano Sanremo", più o meno come nel 1999 (quando lo slogan fu "Tutti presentano Sanremo") sfileranno personaggi di varia estrazione per raccontare brevemente il loro Festival, magari accennando alla canzone preferita del passato. In questo ambito, desta sincero sdegno l'arruolamento di Massimo Ferrero, assurdamente innalzato agli onori televisivi senza che nessuno abbia mai sentito la necessità di mettere in evidenza determinati aspetti controversi del suo passato. Una caduta di stile che Conti poteva evitare ed evitarci,CONCHITA, CONTE IN ALLARME E I COMICI GIA' VISTI - Pazienza: consoliamoci col drappello di esponenti di spicco del pop internazionale "à la page" (Imagine Dragons, Saint Motel, Ed Sheeran e The Avener) e col ripescaggio degli Spandau Ballet, roba da lucciconi; con l'azzeccata operazione Conchita Wurst, che darà visibilità ancora maggiore all'Eurovision Song Contest (sempre un po' negletto in Italia) consolidando vieppiù il legame fra la competizione continentale e il Sanremone; e poi con l'infornata di comici: Luca e Paolo, Alessandro Siani, Panariello e Angelo Pintus. A parte l'ultimo citato, il gruppo tende al "già visto", essendo tutti personaggi passati per quel palco in anni più o meno recenti, ma è gente che fa spettacolo e diverte, e questo conta.
Di Antonio Conte e del suo intervento all'Ariston avevo già parlato giorni fa qui: nel frattempo, l'atmosfera attorno al CT azzurro si è ulteriormente infiammata, con la cancellazione dello stage di febbraio e i nuovi guai giudiziari. A questo punto, il suo intervento assume un peso autenticamente decisivo per ricreare interesse e affezione attorno alla Nazionale. In ogni caso, per fortuna si comincia: il rischio di vedere un altro speciale di Rai Storia come quello di sabato scorso, con Gianni Riotta e Gino Castaldo a sdottorare altezzosamente sul Festival, fra considerazioni fuori dal mondo ("Si può dare di più" canzone di rara bruttezza...) e filmati di repertorio di dubbia utilità, dovrebbe essere scongiurato.