Comunque complimenti alla canzone e buon ascolto, anzi, buoni ascolti!!
Magazine Cultura
La notte del 13 febbraio la band degli Stadio è stata proclamata vincitrice dell'edizione 66esima di Sanremo, dopo aver avuto anche un premio per la miglior cover cantata giovedì sera (La sera dei miracoli, di Lucio Dalla, n.d.r).La notte del 15 febbraio 1986 (trent'anni fa esatti) gli Stadio si classificavano ultimi con Canzoni alla radio. Due anni prima ci avevano già tentato con Allo stadio: ultimi!!!Negli anni'80 era chiaro, gli Stadio non erano un gruppo musicale apprezzato a Sanremo. Non essere apprezzati dal festival di quei tempi significava soltanto una cosa: non cantare come Christian, Toto Cutugno o Albano & Romina. Canzoni o interpreti sperimentali, provocazioni varie finivano in classifica relegati agli ultimi posti, salvo poi riemergere in hit-parade.Gli Stadio però non erano apprezzati nemmeno in hit-parade (sempre a quei tempi)!! Ma allora?? Che gli Stadio avessero sbagliato indirizzo? Trent'anni fa gli Stadio erano quattro tipi un po' sonnacchiosi e misteriosi, dall'aria non troppa simpatica (decisamente rocker almeno nelle intenzioni), con canzoni intelligenti, aperte sul mondo, ma tuttavia con quel leggero gusto di provocazione e ironia e con un linguaggio non sempre "lirico" (merito forse della lezione di Dalla e di Luca Carboni).A chi piaceva e si ritrovava in questo ritratto, potrei dire che gli Stadio hanno sempre vinto arrivando ultimi, trovandosi a Sanremo per caso, come si è trovato il loro compagno di avventura, Vasco Rossi.Poi la storia è cambiata. La storia cambia, il giro inverte la direzione. Dopo un riscatto migliore di vendite e nuove partecipazioni a Sanremo, adesso gli Stadio sono saliti sul podio. Non è possibile non esprimere contentezza e congratulazioni a una carriera fatta di fatiche, di perseveranza che si è coronata nel modo migliore; tuttavia gli Stadio sono diventati Albano & Romina? Pare di sì, ma teniamo conto che nel cast di quest'anno avevano quasi la strada spianata per vincere: il piatto e lagnoso sound da talent ormai è di moda e forse la gente chiede cose diverse (anzi non proprio diverse, cose del passato), anche se gli Stadio ormai da più di dieci anni sembrano fare a gara a sfidare le nuove leve di Maria De Filippi e di X Factor, adeguando le loro canzoni a quello stile pop. Il che fa un po' riflettere come possano dei signori sessantenni che di musica e di concerti (nelle cantine e non) ne hanno macinati a dovere, mettersi a competere alla pari di artisti di altra generazione e di altra concezione. Sono dei veterani che spiazzano e scalzano i giovani, non viceversa. In questo senso, l'anomalia degli Stadio rispetto ad altri gruppi italiani è più che evidente. Gli Stadio, contrariamente a ciò che si è sempre potuto pensare, non sono mai stati l'emulazione di Lucio Dalla!!! Nascono come un nuovo gruppo pop-rock, un incrocio perfetto tra New Trolls, Elio e le Storie Tese e i Pooh!!! Poi l'equilibrio si è rotto e hanno costruito una identità leggermente diversa, sempre più vicini a Baglioni che a Dalla, se vogliamo. E se mentre nell' 84 cantavano, arrivando ultimi, metto le labbra sulle labbra e tu, con la lingua che bello mi passi il bubble-gum, oggi cantano, da primi: E mi dirai che un padre, non deve piangere mai, non deve arrendersi mai. Tu mi dirai che un uomo deve sapere proteggersi.Un testo decisamente migliore quello di oggi, ma che è anche l'affresco di un'altra filosofia e di un'altra immagine.Chi erano gli Stadio di allora e quelli di oggi? Gente che doveva crescere ed è cresciuta o gente che si è uccisa e tradita? Insomma,seguendo la seconda ipotesi e sempre utilizzando metafore paterne, gli Stadio (leggi Curreri) hanno ucciso i loro figli, se stessi giovani, che, come giovani, rappresentavano un mondo musicalmente da sovvertire. Non è neanche colpa loro se hanno potuto crescere e se possono vantare l'asso nella manica di primeggiare sulla merda imperante della musica pop italiana, perché loro non sono e non saranno mai merda, nel nome di una certa tradizione. E' per questo che la loro vittoria è stata una vittoria giusta, tutto sommato. Ma nonostante tutto è una vittoria che è insieme sconfitta, sconfitta soprattutto per la musica italiana più recente. Gli Stadio cercano e trovano un successo d'accatto, mai avuto prima. Il loro non è un successo che ha seguito una strada canonica e naturale e prosegue preservando una identità simile a quella iniziale (è capitato a numerosi gruppi storici, i Kiss o i Pooh).Ora manca un gruppo non capito, intelligente, che proviene dalle cantine, che arrivi ultimo a Sanremo, gli Stadio hanno ormai assolto a questo compito. La loro vittoria sanremese è, in fondo, il funerale di se stessi: saranno sulla bocca di tutti, nei lettori degli mp3 delle ragazzine, nei lettori cd delle massaie, ancora di più, di come lo sono da tempo. Per noi veterani della musica e forse per la band stessa però è anche un sogno che si realizza, quello di leggere gli Stadio in ogni copertina e di vederli in tutte le tv, un sogno che è stato strappato al tempo della storia, un sogno che perde il suo senso, perché gli Stadio famosi e acclamati nel 2016 cessano di esistere come Stadio. Gli Stadio vivono come fantasmi di se stessi nell'ambiguo gioco di passato e presente, smarrendo più o meno consapevolmente la loro identità.