Sanremo è morto ma il suo spettro vive sui social

Creato il 24 febbraio 2014 da Egosistema

#sanremo2014

Non è tanto per scelta consapevole, quanto per un gioco perverso, come quando iniziamo a camminare sul marciapiede senza calpestare le righe, le giunzioni tra le mattonelle, e allora senza motivo decidiamo di vedere quanto riusciamo ad andare avanti, ecco è per un motivo di questo tipo che ho deciso di tenermi lontano da #Sanremo2014. Ma il tentativo è stato vano. Tutto ha avuto inizio martedì 18 febbraio, sera in cui c’era la Champions League, e da appassionato di calcio mi sono messo a seguire Manchester City Barcellona, finita immeritatamente 0-2, anzichè Bayer Leverkusen Paris Saint Germain, sia per antipatia verso i francesi che per l’inconsistenza dei tedeschi. Di guardare Sanremo non se ne parlava proprio. Tutto rimandato. Anche perchè di stare a sentire il “buonista” Fazio (è così caro Fabio, te la tieni, e non basta un ‘mi son rotto le palle’ a farci cambiare idea) e la monotona Littizzetto, che non smettono il loro cliché di poliziotto buono-poliziotto cattivo nemmeno davanti al baratro, non ne avevo nessuna voglia. Così, arriviamo a mercoledì e a cena si propone un gustosissimo Milan Atletico Madrid, addotto dal buon Fazio come motivo del calo di ascolti. Infatti mi son visto la partita e tutti i dopopartita possibili, allontanandomi ancora di più dal palco dell’Ariston. Il crollo d’ascolti però non si è fermato lì, ma d’altronde giovedì c’era l’Europa League e venerdì la centoventitreesima replica di Don Matteo, vuoi mettere? Arriviamo a sabato e finalmente si va in pizzeria, dove di solito trasmettono a volume zero il posticipo dell’anticipo di Serie A (non ci crederete ma in sede ufficiale lo chiamano veramente così). Stavolta però no. Stavolta c’era davvero Sanremo, e me lo sono ritrovato davanti. Ho potuto ammirare tutte le rughe di Ligabue, ma non era stato ospite martedì, tra l’altro smembrando orrendamente il povero De Andrè? Il padre dico, che il figlio è ancora vivo e lotta insieme a noi. E invece eccotelo lì, ma il volume azzerato non mi ha fatto godere della sua perfomance, che lasciamo volentieri ai posteri. Però c’è un però. Anche chi ha deciso di non guardare Sanremo perchè oh “Sanremo ma che merda è”? O perchè “la musica è un’altra cosa” o “mi si nota di più se guardo Sanremo e dico di non guardarlo o se non lo guardo e dico di guardarlo oppure lo guardo con amici dicendo di essere stato costretto”? O, al contrario, come tanti tanti tanti forse troppi, lo guardano col solo scopo di parlarne male, come fosse un Ballarò qualsiasi. Ecco, in ogni caso Sanremo ce lo troviamo davanti agli occhi dappertutto. Apri i giornali e pare che non ci sia altro in Italia. Guardi la tv e tutti, da La vita in diretta a Speciale calciomercato ti ficcano la notizia di Sanremo. Accendi la radio ed è tutto un fiorire di commenti statistiche canzonette e imperdibili curiosità. E, ovviamente, vai sui social networks e tutti parlano, male o bene non importa, di Sanremo. Così, anche senza averne visto un solo minuto fino a sabato, possiamo sapere che Ligabue ha fatto una cover di De Andrè, che Antonella Ruggiero sembrava Sean Penn che sembrava Robert Smith nell’inverecondo This must be the place. Che Fazio ha la barbetta bianca e a un certo punto s’è vestito come Steve Jobs e ha cantato per mezzora con Letitia Casta, che col corpicione che ha può fare ciò che vuole. Che la Littizzetto stava slogandosi una spalla per imitare la Carrà, che invece è pimpante più che mai e che è l’unica a esser riuscita a coinvolgere il pubblico. Che bastano star non proprio di primissimo livello come Cat Stevens, Stromae, Damien Rice o Claudio Baglioni a far capire quanto stiamo messi male se davanti ai big sembrano tutti giganti. Che la vedova Taricone è incinta e che Terence Hill potrebbe tornare a fare i film con Bud Spencer più agile che mai. Potrei continuare a sciorinare momenti random de #Sanremo2014 per altre 40 righe, ma che noia. La cosa che però mi pare di poter dire di questa edizione del Festivàl è che quello che è mancato è proprio lo show. Il cast e le canzoni in gara vengono scelti più che altro per scatenare polemiche e creare schieramenti di scontenti, così i giornali hanno più da scrivere e l’attenzione sale. Ma il risultato è stato cattivo, era dall’ultimo Sanremo di Baudo (edizione 2008) che non si scendeva così in basso. Peccato che quello sia stato un bellissimo Festival, e sia andato male perchè Mediaset gli ha fatto controprogrammazione con i controcazzi. Sarà un caso che dall’anno seguente in poi Sanremo sia stato vinto dai figli di Maria? Che manco quest’anno il sabato sera sia andato in onda C’è posta per te? Le risposte, ovviamente tutte sbagliate, arrivano dai Social Network, che non ci hanno permesso di allontanarci dalla celebre kermesse canora (la chiamano ancora così!) neanche per un istante. E da loro abbiamo imparato un sacco di cose. Come per esempio che Arisa, che ha vinto, è della Warner, così come Ligabue che ha deliziato ben due serate da superospite. Ma torniamo al tema principale, che ora mi pare chiaro: come sottrarsi a Sanremo? Impossibile. Grazie ai social, che trovano ormai ultimo oppositore la Rai che mantiene il suo atteggiamento da elefante, anzi da mammuth, anche davanti al flop, mantenendo tutti i contenuti sul proprio portale, dove l’orribile Silverlight ti costringe a sorbirti 40 secondi di pubblicità a ogni avvio di video. Io personalmente mi sono costretto a guardarne due, in streaming, ovvero l’esibizione dell’amico Filippo Graziani, con una bella canzone ma dall’arrangiamento un po’ scarico, e quella di Zibba. Poi in palestra m’è capitato di vedere il videoclip di Gualazzi con Venom, un’ottima canzone che però non c’entra niente con Sanremo e tantomeno con Gualazzi, che tra le migliori doti non ha sicuramente il canto. Tutto qua, sulla musica non so cos’altro dire. Tornando allo show, se le idee di spettacolo di questa edizione di Sanremo sono rappresentabili, e secondo me lo sono, dagli orribili promo in cui tutto era sbagliato, dalla riproposizione in chiave trash del classico “Sandra&Raimondo” alla messainscena, non ci si stupisca che poi il festival sia andato male. Anche la scenografia era tremenda, sembrava quella di TuttoXTutto, show affidato a Pupo ma passato alla storia come altro flop della Rai nell’ormai lontano 2006. E poi non un momento di vero spettacolo. Gli autori di Sanremo, secondo me, fanno come gli autori di Boris. Almeno guardassero l’halftime show del Superbowl invece di far le parole crociate forse gli verrebbe un minimo di idea…

@catalanog


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