Sanremo sì, Sanremo no

Creato il 23 febbraio 2014 da Davideciaccia @FailCaffe

Ogni anno la stessa storia. Il festival di Sanremo è forse il momento culturale popolare più alto del panorama italiano. Ogni anno tantissime critiche, ogni anno tantissimi commenti, ogni anno i soliti due schieramenti.

C’è chi non può proprio fare a meno di guardare il festival. Quando arrivano quelle sere buie e tempestose, si chiude in casa, non risponde più agli amici, non esce, stacca il telefono, non si distrae neanche per preparare la cena – meglio ordinare una pizza – pur di non perdersi neanche un momento dello spettacolo dell’Ariston. Insomma, per capirci, sono quelli che aspettano la pubblicità per andare in bagno.

Dall’altra parte il fronte di quelli che “io il festival sono anni che non lo guardo!” con il tono un po’ snob da radical-chic. I motivi sono solitamente legati a qualche sorta di protesta personale, dissenso profondo verso il budget esorbitante, il gossip vuoto, il colore dei vestiti che non si abbina al colore delle scarpe di questa o quella cantante, e poi si sa, non ci sono più le canzoni di una volta (anche se i dissidenti hanno poco più di vent’anni).

Il primo schieramento si evolve negli ultimi anni in modo mostruoso, nella direzione della chat-cronache del festival sui gruppi di Whatsapp (che grazie a un qualche dio, non è infallibile e può bloccarsi per oltre quattro ore proprio durante la finalissima), con buona pace della schiera dei non adepti che devono sorbirsi 567 messaggi in 4 ore, di apprezzamento o disgusto sulle varie esibizioni, dei big così come degli sconosciuti giovani partecipanti.

Ho visto famiglie distruggersi, relazioni andare in frantumi, amicizie sgretolarsi per colpa del festival di Sanremo, e ogni anno la stessa storia, non se ne viene mai a capo. Nel fronte dei Sanremo-OMioDio-No, invece si nascondono quelli che un po’ ipocritamente, con la scusa di non avere la tv, o non avere voglia di guardarsi 4 ore di Fazio-Littizzetto, approfittano dei post sulle bacheche degli altri e vanno a sbirciarsi su youtube solo i video delle cose “interessanti”, quelle che fanno salire l’audience, e che rendono il festival memorabile proprio per quella cosa lì. Ogni anno è diverso, può essere una contestazione, un tentativo di suicidio, una caduta dalle scale, la farfallina di Belen, un ospite famoso, o più raramente, un’esibizione veramente eccezionale.

I due schieramenti sembrano non trovare mai un compromesso. Chi è per il festival non si scollerà mai dallo schermo per uscire a prendere una birra. Chi è contro il festival non accetterà mai di restare a casa di sabato sera solo per vedere la finalissima e aspettare di sapere chi si porta a casa l’ambito premio. Il festival è da vecchi! Ma che ne sai tu di musica! Come ogni cosa in Italia, anche il festival diventa una specie di argomento da stadio, o stai da una parte o stai dall’altra, impossibile non schierarsi!

Il fatto è che forse questo schieramento è qualcosa di più profondo. Sanremo è una bella metafora dell’Italia. Sanremo è lo specchio degli italiani. Se decidi di guardarlo vedi tutto, ma proprio tutto di come siamo fatti, di come stiamo diventando, di quello in cui speriamo, di quello che vogliamo sentirci dire, di quello in cui ancora vogliamo credere : la vanità dell’immagine (nel senso di vano e nel senso di vanitoso), le polemiche sullo spettacolo, ci vedi i tagli alla cultura, ci vedi le mummie che non lasciano spazio ai giovani, ci vedi giovani che non capisci come possano sembrare così superficiali, ci vedi le luci, i lustrini e le paillettes. Ma ci vedi anche la bellezza, la passione, e – non per ultima – la musica. Che poi abbiamo tutti gusti diversi in fatto di musica, ed è ben legittimo che sia così, ma con Sanremo si accontentano un po’ tutti e tutti restano un po’ delusi.

Ma se uno decide di non guardarlo, è che forse ha paura di vederci quello che non vorrebbe. Meglio non sapere, che guardarsi allo specchio e avere la conferma di ciò che sospettiamo già,  che siamo davvero così noi italiani, e forse non cambieremo mai. Fischiamo un comico l’anno prima perché sta facendo della satira in campagna elettorale, e lo osanniamo l’anno dopo perché ci ricorda quanto siamo fighi noi italiani che abbiamo inventato tutto e che se non era per noi Steve Jobs col cazz che inventava il Mac…

Io, ad essere sincera, sono più dalla parte degli ipocriti radical-chic. E forse sarà che non ho più tanta fiducia in questo Paese, sarà che forse non voglio guardare in quello specchio, non voglio sapere come stiamo diventando. Però poi non ho resistito e ho sbirciato. E ho visto un po’ di quella bellezza emozionante che capita sempre più di rado. L’ho vista in un grande Liga, ospite non in gara, ma in splendida forma…

E ci ho pensato, ho pensato che infondo qualcuno deve pur raccontarla questa Italia, ed è meglio che lo faccia la musica, che certe volte le parole non bastano…

p.s. per la cronaca, non ho sentito praticamente ancora nessuna delle canzoni in gara, ma so che ha vinto Arisa, e la sua l’ho sentita, e no, non mi piace…

etuttounsogno

Quando Madre Terra Puglia mi generò, le congiunture astrali erano particolarmente favorevoli alle migrazioni perenni. Da allora faccio la nomade in carriera, ogni tanto migro oltralpe per periodi medio-lunghi, ma in genere poi torno. Ovunque vada, mi porto dentro il calore del sole, il respiro del mare e la focaccia barese. Aspirante letterata umanista disoccupata, di tanto in tanto mi piace scrivere... per ripassare l'alfabeto. Citazione preferita: "È tutto un sogno!"


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