Dirà la madre dei fratelli Vincenzo Sinagra ‘u tempesta e Antonino - un paio di giorni dopo il loro arresto -, che i suoi figli si alzano alle quattro di mattina e vanno a tirare le reti, tornano e rattoppano i buchi causati dalle fiere, riprendono la via del mare per calarle che già è sera; neanche si fanno quattro ore di sonno che sono a terra per ricominciare: il tempo per ammazzare i cristiani quando l'avrebbero? “Sa – dice al giornalista – i pescatori sono invidiosi e se i miei figli vedono che gli altri pescatori hanno preso più pesce, rimangono a mare altre due ore e passano il tempo a mazzuliare il mare, a battere con i remi che così i pesci si appagnano e si impirugghiano nelle reti.”
Alle dieci del 7 agosto del 1982, minuto più minuto meno, nella piazzetta di Sant’Erasmo spunta Salvatore Rotolo, killer e vivandiere di Filippo Marchese che per ora è in latitanza - è ammazzagienti di professione, piccolo, muto e dai movimenti nervosi, dicono che quando ammazza sorrida. Gli serve una persona. Antonino Sinagra si fa avanti ma Salvatore Rotolo gli dice no, statti qua che c'è un chiffarieddu ri droga, cose di spaccio; si piglia Vincenzo Sinagra u‘ndlì – lo chiamano così, come il tintinnio dei sonagli che si scuotono davanti i bambini piccoli per farli calmare quando piangono.Salvatore Rotolo fa entrare Vincenzo Sinagra ‘u‘ndlì nella sua fiat 126 da lavoro, due colpi di acceleratore e guidando a sinistra si lascia dietro le auto incolonnate di Palermo Bandita; una mezza stirata e già ha superato l'Acqua dei Corsari; gira lo sguardo e fissa gli occhi neri e babbioni di Vincenzo Sinagra. Talè, forse c'è da fare la nottata, per sì e per no comprati le sigarette che almeno ti passa il tempo a svampare.Per sì e per no Vincenzo Sinagra compra due pacchetti di Marlboro dure.
(da L'estate che sparavano)
Giorgio D'Amato