Milano, quartiere Santa Giulia. Sede storica del terziario milanese con una superficie complessiva di 1.200.000 m2. La più estera opera di riqualificazione di aree ex industriali in Europa, curata dall’architetto Norman Foster, che aveva il fine ultimo di creare “la città nella città”. Il cantiere, aperto nel 2008 è ancora lì, a causa delle falde inquinate e dei lavori di bonifica mal gestiti e i cittadini, sono nell’attesa di riappropriarsi del proprio quartiere e di poterci vivere serenamente. Allo stato attuale Santa Giulia risulta divisa in due macroaree: una, con edificazioni poste in essere su terreni e falde acquifere gravemente inquinate e mal bonificate e l’altra, interamente inedificata, mai bonificata e in attesa che se ne determini l’utilizzo.
Luca Rotondo, fotografo milanese specializzato nell’indagine di paesaggio, ha voluto raccontare quest’area con un progetto intitolato “Santa Giulia Ora Pro Nobis”, una ricerca in due tappe – la prima a gennaio 2013, la seconda ad agosto 2013 – che racconta l’evoluzione e il procedere dei lavori. Le fotografie scattate a sei mesi di distanza, testimoniano la lentezza agonizzante del cambiamento, sempre più atteso e ancora così lontano e fanno emergere un senso di indeterminazione… di sospensione.
Luca Rotondo con “Santa Giulia Ora Pro Nobis” è riuscito nell’intento di raccontare l’attesa. L’attesa di un quartiere che non vuole restare bloccato, l’attesa dei cittadini di liberarsi dai fumi e dai cantieri per potersi sentire finalmente “a casa” e l’attesa della nascita di una nuova zona che forse un giorno vedrà la luce e finalmente… inizierà a vivere.