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Santa ipocrisia del natale.

Creato il 24 dicembre 2012 da Gianna
Santa ipocrisia del natale. In questi giorni tante parole si sprecheranno in tanti bei discorsi. Tanti inviti a coltivare amore, pace e fratellanza. I padroni, i burocrati, i politicanti, ossia lo stato e la chiesa cattolica, su 365 giorni che compongono l’anno solare, il 25 dicembre, scoprono il filantropismo e attraverso i mezzi di comunicazione del regime di dominio di cui sono ideatori e detentori, quasi quasi è come se volessero imporre a tutti per decreto di dimostrare bontà verso il prossimo: ci invitano ad accogliere i poveri nelle nostre convivialità di famiglia e a fare lo stesso con gli immigrati, che si sono trovati costretti a lasciare casa e famiglia in cerca di fortuna altrove; ci invitano a soccorrere gli ammalati che necessitano di cure; ci invitano a diffondere messaggi di pace e bandire la guerra.

Ma io vi chiedo: mostrarsi buoni per un giorno e poi rubare, sfruttare, provocare morte e miseria ai propri simili per gli altri 364 giorni dell’anno, è bontà o è ipocrisia? Invitare il povero alla propria tavola per un giorno e lasciarlo morire di fame gli altri 364, è bontà o è ipocrisia?

Mostrarsi cordiali con l’immigrato per un giorno e perseguitarlo gli altri 364, è bontà o è ipocrisia?

Soccorrere chi soffre per un giorno e lasciarlo nella sua sofferenza gli altri 364, è bontà o è ipocrisia?

Inneggiare alla pace universale per un giorno e fare la guerra gli altri 364, è bontà o è ipocrisia?

E ancora vi chiedo: come pensate si possa risolvere il problema di intere generazioni che 365 giorni su 365 risultano essere senza prospettive di lavoro e senza futuro, di chi il lavoro ce l’ha ma viene sfruttato con basse paghe 365 giorni su 365, di chi ha lavorato una vita e percepisce 365 giorni su 365 una pensione da fame, dei tanti che 365 giorni su 365 non hanno i soldi per fare la spesa, ecc. ecc. ecc?

Pensate veramente che tutto ciò si possa risolverlo con un bel discorso di fine anno o con una predica nella messa solenne?

E anche noi, poveri illusi, che ci auguriamo felicità l’un l’altro sapendo benissimo che l’anno prossimo saremo sempre qui, in questo mondo che a pochi concede opulenza, ricchezza ed a molti miseria, povertà. Saremo sempre qui, allo stesso punto, fino a che ci saranno coloro che vogliono mantenere questo status quo di barbarie di cui sono ideatori e detentori, questo status quo che a loro garantisce una vita piena di benessere e a tutti gli altri una vita fatta di stenti, questo status quo che ci invita per un giorno, il 25 dicembre, ad essere caritatevoli, ma non col fine di regalare qualche attimo di felicità al povero, al perseguitato, a chi soffre, bensì col fine subdolo di regalare felicità a chi la carità la concede, perché se può concederla vuol dire che può lui illudersi di star bene, di non appartenere alla classe dei poveri.

Vogliamo continuare a  prendere parte a questa ipocrita sceneggiata?

Prepariamoci allora a fare gli ipocriti tante altre volte ancora, prepariamoci agli auguri del buon natale del 2013, del 2014, del 2015 ecc. ecc. e ad azioni di carità limitate a un giorno.

Non sarà la carità che sconfigge questo iniquo mondo di poveri, di padroni e servi. La carità questo iniquo mondo non lo distrugge, anzi semplicemente lo alimenta.

La carità per esserci ha bisogno dei “ricchi veri”, ossia dei padroni, dei burocrati, dei politicanti, dello stato e della chiesa cattolica che la pubblicizzino per fargliela poi fare ai “ricchi d’illusione”, ossia a quanti possano almeno per un giorno sentirsi ricchi tanto da poter concedere la carità a chi invece è povero.

Non pensate che sia ora di finirla con questa sceneggiata? Non pensate che sia ora di finirla di essere complici di questo iniquo sistema sociale che uccide l’uguaglianza producendo e moltiplicando le disuguaglianze?

Se pensate ciò, le armi a disposizione le abbiamo per cambiare questo iniquo status quo, e non sono certamente gli auguri di buon natale e la carità, ma sono invece la solidarietà e il mutuo appoggio quotidiani e non solo il 25 dicembre. Sono l'unione e la voglia di lottare ogni giorno insieme, poveri, immigrati, lavoratori, disoccupati, pensionati, ecc. con l’intento di distruggere dominio e costruire libertà, con l’intento di edificare insieme un mondo nuovo, una società nuova, non più di ricchi e poveri ma di uomini e donne libere ed uguali.

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