Prendendo spunto delle dichiarazioni dell’on. Santanchè, riflettiamo sul perchè dovremmo vergognarci di essere italiani
“Mi vergogno di essere italiana”, questo è ciò che Daniela Santanchè ha dichiarato dopo la condanna, in ultimo grado, a 4 anni di reclusione e rinvio alla Corte d’Appello di Milano per rideterminare l’interdizione dell’onorevole Silvio Berlusconi in merito al caso Mediaset. Sentenza giusta o ingiusta? Non è questa la domanda, di disamine del caso ce ne sono tante (forse troppe); il punto attorno al quale e dal quale intende muovere questo articolo riguarda proprio la reazione dell’attivista del PDL, Daniela Santanchè.
La vergogna è un sentimento personale e come tale va rispettato, è perciò doveroso riconoscere alla Santanchè la libertà d’espressione propria di uno stato democratico quale è l’Italia; è però altrettanto necessario riconoscere la libertà di reazione altrui alla dichiarazione della Santanchè. Nessuno vuole fare la morale esortando con frasi del tipo: ”come si permette di offendere un intero Paese”. Ogni stato ha qualcosa di cui vergognarsi, perché ogni stato è formato da cittadini e ogni cittadino in quanto uomo può sbagliare e quindi vergognarsene. Si pensi in Europa alla Germania nel caso della Shoah o agli Stati Uniti durante la guerra del Vietnam, alla Cina per gli infanticidi femminili…. e all’Italia. Sì, proprio alla nostra penisola. Il punto, infatti, non è se ci si deve vergognare della propria nazione, ma è in che occasione e perché bisogna vergognarsi.
L’onorevole Santanchè ha affermato di vergognarsi di essere italiana per la prima volta. Per la prima volta? Ci sono stati scheletri nell’armadio dell’Italia, nemmeno troppo nascosti, che avrebbero dovuto costituire motivi di vergogna, ma che invece sono passati in sordina, suscitando nei rappresentanti dei cittadini, indifferenza, silenzio se non omertà, e ancor peggio ipocrisia.
1978 - Aldo Moro viene sequestrato. Dopo 55 giorni di prigionia nelle mani delle Brigate Rosse il suo corpo viene fatto ritrovare ormai senza vita. Il leader dell’allora DC venne ucciso, tutt’oggi non si sa se ciò si sarebbe potuto evitare, sono sconosciuti gli altarini del sequestro e tanto meno sono noti gli interessi della politica interna dietro il caso. Per una vicenda tanto ambigua e complicata nessuno dei nostri politici prese ed ha mai preso una posizione netta.
1993 - Paolo Borsellino e Giovanni Falcone muoiono. “Mi vergogno di essere italiana”, anche in tal caso sono state pronunciate queste parole, ma non da un politico o da un rappresentante dello Stato, ma da Agnese Borsellino. Certo i due uomini di Stato (quello vero) sono giustamente ricordati come eroi, ma nessuno palesemente, tranne la vedova Borsellino, ha espresso vergogna per ciò che accadde 20 anni fa e, soprattutto, per ciò che queste morti rappresentano: la collusione tra Stato e Mafia.
Passiamo al presente, casi meno eclatanti ma più frequenti, casi di ordinaria vita quotidiana che dovrebbe essere motivo di vergogna per i nostri politici. Dal 2002 al 2012, come rivela un articolo del giornale on line Il fatto quotidiano, su 915 casi di morte avvenuti nelle carceri italiane, il 19% è ritenuto sospetto, ovvero è sottoposto a indagini giudiziarie, si pensi al caso Cucchi. Secondo un’indagine della Stampa, inoltre, negli ultimi 4 anni in Italia, ragioni economiche e crisi sono alla base del 30% circa dei casi di suicidio. Ciò significa che c’è chi muore depresso per la propria posizione sociale, perché ormai gli indigenti sono i borghesi di una volta, costretti davanti alle chiese o alle mense dei poveri a fare file lunghe e interminabili per ricevere beni di prima necessità che li mantengono fisicamente in vita, ma li devastano psicologicamente.Se queste vergogne sono proprie di un’epoca storica, di un cambiamento economico e di una cultura, ci sono poi delle vergogne proprie della politica stessa. Senza fare demagogia, bisogna prendere atto della sfiducia dei cittadini italiani nei confronti della politica, causata da casi di corruzione, nepotismo, tangenti e chi più ne ha più ne metta. Ecco, quindi, molti altri motivi per cui è bene che i politici si vergognino così come tutti noi cittadini. È bene, perché la vergogna è sintomo di indignazione e l’indignazione si oppone all’indifferenza, a quella globalizzazione dell’indifferenza che Papa Francesco ci ha invitato a combattere; perché la vergogna è una prima presa di coscienza che pone le basi per una reazione e per un cambiamento.