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Santanchè. Santanmè. Santantutti

Creato il 21 gennaio 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Santanchè. Santanmè. Santantutti Oggi è venerdì. Da lunedì scorso stiamo parlando esclusivamente d’u pilu. Siccome abbiamo interrotto ormai da tempo immemorabile, e non per causa nostra, ogni frequentazione con l’”oggetto” della disputa, dopo cinque giorni torniamo a parlare di politica anche se, per forza di cronaca, non può non prendere spunto da quanto accaduto. Finalmente, dopo che l’abbiamo chiesto, auspicato in tutti i modi, con tutte le perifrasi e metafore possibili, quasi implorato, è arrivato il commento tranchant della Chiesa o, meglio, del Cardinale Carrozziere che vogliamo riportare testualmente: “Il Vaticano alimenta la consapevolezza di una grande responsabilità soprattutto di fronte alle famiglie, alle nuove generazioni, di fronte alla domanda di esemplarità e ai problemi che pesano sulla società italiana”. Ora, se chiedessimo al leghista ubriaco del Bar dello Sport di Adro o alla casalinga berlusconiana di Abbiategrasso cos’ha detto Tarcisio Bertone, ci troveremo di fronte a due espressioni basite come quelle che di solito hanno ascoltando Radio Padania o Radio Maria: “estasiate ma inconsapevoli”. La Chiesa, alla fine, dopo averci pensato un bel po’, ha fatto sentire alta e forte la sua voce. La dichiarazione del Cardinale, che aveva abbandonato un attimo l’officina nella quale da ordini ai meccanici come un ras nella tonnara, è stata immediatamente raccolta da Umberto Bossi il quale ha replicato: “Il Vaticano non si commenta” (non ha capito una mazza manco lui), per poi aggiungere: “Penso che per loro sia facile parlare. Berlusconi si è trovato con la casa circondata, controllavano tutti, chi entrava e usciva. Perché non hanno controllato anche là?”, dove il là di Bossi stava ad indicare proprio lo Stato Vaticano. Resosi conto di aver detto una puttanata, il leader del Carroccio ha fatto una repentina marcia indietro, dimostrando ancora una volta quanto questo governo sia “figlio” dell’intromissione dissennata della Chiesa nella politica italiana. Ha detto il Senatur: “Non ho mai criticato il Vaticano. Bertone è persona che stimo molto. Quando vado in Vaticano incontro lui. D'altra parte, loro fanno il loro mestiere, noi facciamo il nostro”, che se uno ci riflette bene alla fine è lo stesso, c’è chi si vende per soldi e chi lo fa per voti. Con questo vogliamo affermare che l’Italia è un puttanaio? Si! Dopo aver appreso dalle intercettazioni che Silvio ama far vestire le sue mignotte con divise varie, si sono scatenati anche alcuni sindacati di categoria come, ad esempio, quello delle infermiere e dei poliziotti. Il sindacato infermiere ha fatto sapere di non rappresentare solo ragazze avvenenti con le autoreggenti bianche, nulla sotto il camice e lo stetoscopio bene in vista che allietano i turni di notte di medici infoiati o di premier finti malati, ma anche quelle un po’ grassocce, con la peluria, le caviglie alla Gigi Riva e che cambiano il pappagallo agli infermi. Mentre il sindacato di Polizia, per bocca di Franco Maccari del Coisp ha detto: “Divise macchiate troppo spesso di un sangue versato per difendere l'Italia e che per il premier diventano un vestito di Carnevale”, perché Silvio, fra i travestimenti che predilige, ama in modo particolare quello delle poliziotte con tanto di pistola di plastica, mentre non si ha notizia di signorine in veste da suora. E passiamo ad Annozero, argomento inevitabile di ogni venerdì che si rispetti. Mettendo per un attimo da parte la Santanchè, tanto inguardabile quanto ingiudicabile, dobbiamo dire di essere rimasti molto colpiti dall’intervista di Sandro Ruotolo a Nadia Macrì. Abbiamo scoperto che il premier malato d’ordinanza, riesce a trombarsi fino a sei false infermiere in una notte. La Macrì ha detto: “C’è una specie di privée nel quale, una dopo l’altra, le ragazze entrano, fanno sesso con lui e se ne vanno”, proprio come in un ambulatorio medico. E poi qualcuno si chiede perché quando va da Napolitano, Silvio si appennica...Evidentemente l’effetto delle pillole di Scapagnini è davvero miracoloso, tanto che ci verrebbe la tentazione di richiederne una confezione direttamente a Silvio che, buono com’è, ce ne manderebbe uno scatolone con tanto di autografo “Silvio Berlusconi”, come sulle buste piene di soldi date alle escort di palazzo. E veniamo alla Santanché. Povera donna, lei gioca la sua partita. E lo fa egregiamente. Non avendo nulla da dire si attacca a tutti i pretesti per inscenare gazzarre che è la cosa che gli riesce meglio nella vita. E perfino quando chiama “ZinconeZucconi, la Santanchè ci fa tenerezza anche se poi torna ad essere la pressappochista di sempre quando dice allo stesso inviato di Repubblica “lei è talmente bravo che l’hanno mandata a New York”. Peccato che dietro le spalle del giornalista campeggi la Casa Bianca che, come - quasi - tutti sanno si trova a Washington. Ma il meglio di sé Danielona lo da quando affronta la scena madre, che di solito è un’uscita spettacolare accompagnata da fischi e vaffanculo. Poco prima che ieri sera abbandonasse lo studio di Annozero sconvolta dalle volgarità di Vauro, la sottosegretaria era stata già inquadrata con la borsetta in mano. È stata colta per un momento dal regista. Una inquadratura fugace quanto malandrina che la dice lunga sui copioni tutti uguali degli uomini e delle donne del partito dell’amore, che si può riassumere in “interno notte - uscita enfatica dallo studio che denota disprezzo”. Ma questo non è un film.

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