Alla fine degli anni Settanta Elias Valina, parroco di Santa Maria la Real di O Cebreiro, paesino della Galizia a centocinquanta chilometri da Santiago di Compostela, riceve da alcuni operai un paio di bidoni di vernice gialla. Il sacerdote decide di usare quella vernice per indicare ai pellegrini il percorso per Santiago che allora allora non era ben segnalato: nasce così la famosa freccia gialla che, insieme alla conchiglia a forma di pettine, è oggi uno dei simboli ufficiali del Cammino per Santiago di Compostela.
La chiesa galiziana di O Cebreiro, che nel 1300 è stata teatro di un miracolo eucaristico, è ritratta in uno dei quarantasei grandi pannelli che arricchiscono la mostra fotografica " Dal Tau alla Conchiglia" che fino al 30 giugno si potrà visitare a Mandas nei locali dell' Accademia di iconografia Santu Jacu. La mostra conduce i visitatori in un affascinante viaggio nel cuore dell'Europa attraverso la via Francigena e il probabile percorso che San Francesco fece per arrivare nel 1214 a Santiago di Compostela attraversando l'Italia e la Francia meridionale.
Curata dal Centro italiano di Studi compostellani e coordinata dal professor Paolo Caucci von Saucken, uno dei più illustri studiosi dell'epopea di San Giacomo e dell'antico Cammino di Santiago - la mostra " Dal Tau alla Conchiglia " è stata esposta nelle più importanti città europee come Bruxelles, Madrid, Santiago, Roma, Genova, Milano e da qualche mese è in Sardegna. Prima dell'appuntamento a Mandas era stata allestita ad aprile nel Santuario di San Francesco a Lula e a maggio nel Municipio di Orosei.
Dell'essenza e della spiritualità del cammino verso Santiago di Compostela si è parlato lunedì durante la presentazione ufficiale della mostra. Il percorso di circa duemila chilometri che San Francesco fece nel 1214 per raggiungere dall'Umbria Santiago, oltre che essere un viaggio attraverso luoghi meravigliosi è infatti prima di tutto un pellegrinaggio dell'anima, un itinerario spirituale e di fede: un cammino verso Dio. Proprio questo cammino di fede, questa tensione verso il divino è il fil rouge che lega San Giacomo a San Francesco, due giganti della fede molto diversi fra loro, ma accomunati da un'unica meta. Come ha sottolineato Antonio Porcheddu, priore del Capitolo sardo della Confraternita di Santo Jacopo di Compostella, Giacomo e Francesco sono accomunati in primo luogo dall'esperienza di Cristo che ha trasformato totalmente la loro vita.
La mostra allestita negli spazi dell' Accademia di iconografia Santu Jacu, è un vero e proprio salto indietro nel tempo. Diversamente dai tempi moderni, in cui con un aereo low cost e qualche ora di treno si arriva a Roncisvalle per iniziare un cammino che se completato dura circa 35 giorni, nel 1200 per un pellegrino andare a Santiago era pericolosissimo. Chi partiva rischiava di non tornare più a casa. Bisognava fare testamento e se malauguratamente un pellegrino non tornava dopo un anno sua moglie poteva risposarsi.
Generalmente si andava in pellegrinaggio per devozione e per fede. Ma a volte il pellegrinaggio era una vera e propria penitenza imposta ad una persona per espiare una pena civile o religiosa. La conchiglia, simbolo di Santiago, è nata proprio con quel significato: per dimostrare di essere andati a Santiago i pellegrini dovevano portare in pegno il caratteristico mollusco bivalve (il pecten iacobeus) che si trova solo nella costa atlantica.
Quella conchiglia, che ancora oggi segna ogni singola tappa del cammino di Santiago, aveva però anche un altro importante significato simbolico: era un viatico per la vita eterna. Secondo la tradizione, infatti, San Giacomo accompagnava i defunti verso il paradiso attraverso il campo di stelle.
Anche il tau - ha spiegato il priore della Confraternita di Santo Jacopo - ha un significato simbolico. E' stato attribuito a San Francesco, ma in realtà aveva origini più antiche: era l'ultima lettera dell'alfabeto ebreo e, stando alle profezie di Ezechiele, morendo segnandosi con il tau ci si poteva salvare dall'ira divina. Nella simbologia templare, inoltre il tao era un segno di crescita spirituale: i novizi avevano il tau, mentre a chi diventava cavaliere veniva data una croce.
Come detto Giacomo e Francesco d'Assisi erano due figure profondamente diverse tra loro. Il primo, uno degli apostoli maggiormente legati a Cristo insieme al fratello Giovanni (erano figli di Zebedeo, ma Gesù li chiamava "figli del tuono") e a Pietro, era un tipo irruento e non ci pensava due volte a sguainare la spada. Giacomo è stato comunque il primo degli apostoli a seguire le orme di Gesù: è stato infatti il primo dei dodici ad essere martirizzato. Poi il suo corpo è stato portato in Galizia, nei luoghi delle sue predicazioni.
Dal canto suo Francesco d'Assisi, santo del rinnovamento della Chiesa nato oltre mille anni dopo Giacomo, era- ha spiegato Porcheddu - un "uomo in cerca di risposte, in profondo conflitto con se stesso, gravato dalla lontananza da Cristo". San Francesco, con la sua dedizione alla povertà, incarna la figura dell'eterno pellegrino che, come Giacomo, segue le orme di Cristo. La sua vita è costellata di pellegrinaggi: San Michele Arcangelo nel Gargano, Santiago di Compostela e Gerusalemme, dove però non è mai arrivato. Nell'interpretazione di Dante questo suo instancabile peregrinare è dettato proprio dalla voglia di imitare Gesù andando verso il martirio: esattamente come Giacomo.
La Confraternita di Santo Jacopo
Proprio per mantenere vivo il culto di San Giacomo e diffondere la spiritualità del pellegrinaggio così cara a San Francesco, alcuni pellegrini di ritorno da Santiago nel 1981 hanno fondato a Perugia la Confraternita di Santo Jacopo di Compostella. Oggi - ha spiegato Antonio Porcheddu - la Confraternita (il rettore generale è il professor Paolo Caucci von Saucken) ha Capitoli tutte le regioni italiane e anche in Germania e Spagna. Sul Cammino di Santiago gestisce l' Hospital di San Nicolas, un ostello in cui ogni anno da maggio ad ottobre i pellegrini vengono accolti "cristianamente e gratuitamente". Per dare il senso della accoglienza ai pellegrini - che per l'hospitaliero rappresentano Gesù - viene simbolicamente fatta loro la lavanda dei piedi, riproponendo il rito dell'ultima cena.
Oltre all'hospital di San Nicolas la confraternita gestisce altri punti di ristoro per i pellegrini in Italia, come lo Spedale della Divina provvidenza di San Giacomo e san Benedetto Labre di Roma dove vengono accolti i pellegrini della via Francigena che giungono a piedi nella Capitale.
Nei mesi scorsi il Capitolo sardo della Confraternita, d'accordo con l'autorità penitenziaria e in collaborazione con alcune associazioni che operano sul territorio sardo, ha organizzato un pellegrinaggio di 150 chilometri in Barbagia per il reinserimento di alcuni detenuti carcerati negli istituti di pena sardi. Un'esperienza coinvolgente che sicuramente sarà ripetuta.
Proprio grazie alla collaborazione con altre associazioni sarde è inoltre in programma un progetto per valorizzare e strutturare i tanti percorsi religiosi tradizionali presenti in Sardegna e ormai quasi dimenticati in modo da tenere viva nell'isola la cultura e la spiritualità del pellegrinaggio religioso.
Interessante è anche la collaborazione con il maestro iconografo Michele Antonio Ziccheddu e con sua moglie Emanuela che d'ora in poi saranno i referenti della Confraternita per la Sardegna meridionale: saranno loro a consegnare nell'Accademia Santu Jacu di Mandas la credenziale a chi dall'isola vuole intraprendere il Cammino di Santiago (la prima credenziale è stata consegnata a Claudia, una giovane cagliaritana che partirà a Santiago quest'estate).
Eppure in Sardegna ci sarebbe ancora tanto da fare sul fronte del turismo religioso. Come ha spiegato Umberto Oppus, vice sindaco di Mandas e direttore dell'Anci Sardegna, l'Associazione dei comuni sardi, nella nostra regione c'è un enorme patrimonio culturale legato alle tradizioni religiose che potrebbe essere rivalutato anche a fini turistici. "Dal 1989 ad oggi in Spagna si è investito tanto sul Cammino di Santiago con un grande sforzo dei territori", ha detto Oppus, storico primo cittadino di Mandas e artefice della rinascita culturale della cittadina (è tra gli ideatori del cammino tutto sardo di Santu Jacu).
"In Sardegna - ha detto Oppus - abbiamo tanti conventi francescani in disuso e un grande patrimonio storico-artistico di chiese parrocchiali chiuse o abbandonate. Il cammino di Santiago ci insegna tutto il contrario".
Insomma la Sardegna, con il suo grande patrimonio di tradizioni culturali e religiose, potrebbe offrire al circuito del turismo religioso internazionale tanti percorsi di pellegrinaggio. Basterebbe un po' di lungimiranza da parte delle amministrazioni pubbliche, un po' di collaborazione tra gli operatori e un po' di buona volontà. In fondo negli anni Settanta per dare slancio al cammino di Santiago, oggi méta di milioni di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, al parroco di O Cebreiro sono bastati un paio di bidoni di vernice gialla.