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Santoro costa. Ma la Rai quanto ci guadagna?

Creato il 10 giugno 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Santoro costa. Ma la Rai quanto ci guadagna?Nel Paese delle “cricche”, dei potentati gerontocratici, di una chance per tutti purché fedeli al Capo (Calderoli, Capezzone, Gasparri in ordine alfabetico), dei raccomandati e dei figli dei figli, e nipoti e amanti e fratelli e sorelle di amanti, dei verbali delle riunioni firmati sei giorni dopo e in piedi come una sveltina nel bagno di un palazzo qualsiasi (Grazioli). Nel Paese della cultura che non ha cultura, della scuola martoriata, della solidarietà scambiata per elemosina, dei paesaggi deturpati, delle aziende in fuga insieme ai loro capitali e dei castelletti in “nero” nel Liechtenstein il problema serio, fondamentale, di capitale importanza per gli italiani è: quando prende Bruno Vespa per ogni trasmissione? E Santoro? E Paragone? E Monica Setta? E Sposini? E Simona Ventura? E quanto prendono, di gettone, gli ospiti di ogni trasmissione? Sergio Zavoli dice: “La Rai pubblichi i costi sul web”. Brunetta risponde: “No, nei titoli di coda”. Un esempio a caso: Bruno Vespa. Una sera, un po’ per sbaglio e un po’ per disperazione, ci siamo imbattuti in una puntata di Porta a Porta in cui si affrontava lo spinoso problema della chirurgia estetica. Al di là della bellezza delle tette e dei culi (ci risiamo!), delle modelle in studio, il nostro nervosismo è montato a tal punto che, aiutati dal dio zapping, ci siamo sintonizzati su un canale che illustrava con tanto di riprese in PPP, l’accoppiamento fra formiche. Lo avete mai visto? Non sapete quello che vi siete persi. Autolesionisti come siamo, se la Rai avesse indicato nei titoli di coda il compenso di Vespa, delle modelle, degli ospiti in studio e dei geni che avevano realizzato una trasmissione simile, probabilmente la nostra televisione sarebbe andata in frantumi, invece non sapendo nulla, ancora esiste per farci godere, ad esempio, della presenza di Parla con me. Quando il Pdl (attraverso Brunetta e qualche altro disperato) propose di rendere pubblici i compensi dei conduttori della Rai, ci sembrò l’ennesima uscita demagogica di un “sensazionalista” a ogni costo. Oggi, invece, sostenuta e rilanciata da Il Fatto Quotidiano, la proposta di mandare “in chiaro” i compensi Rai sembra aver trovato sostenitori bipartisan. Indubbiamente è un gesto di trasparenza anche se, trattandosi di un prodotto paragonabile a qualsiasi altro, piuttosto che alla fine (alla cassa), preferiremmo conoscere i costi di quello che ci apprestiamo a vedere (e quindi a comprare), all’inizio, proprio come si fa per un paio di mutande in un qualsiasi negozio di biancheria intima. E poi, diciamola tutta, gli italiani non sono avvezzi a vedere i titoli di coda dal momento che le nostre tivvù li tagliano inesorabilmente per guadagnare due minuti di pubblicità, e che al cinema si alzano prima che terminino per andare a fumare una sigaretta. Lo stesso ragionamento, però, potrebbe riguardare i titoli di testa, visto che riusciamo ad arrivare in ritardo al cinema, a teatro e perfino alle partite della nostra squadra del cuore. Il problema, secondo noi, non è quello di mostrare i compensi delle star televisive, un’operazione destinata a creare solo fastidio, incazzature e uscite da moralisti del menga, il problema vero è quello di mostrare sì il costo di Santoro, ma anche di dichiarare quanto Santoro fa guadagnare alla Rai con l’indotto, in poche parole, con la pubblicità. Un’operazione che voglia fare chiarezza sul serio, dovrebbe metterci nelle condizioni di sapere quanto, in definitiva, Santoro costa alla Rai. Ci guadagna? Ci perde? Stando a quel che si dice in giro, la tivvù di Stato (ancora per poco se a Silvio saltano i nervi) guadagna con Annozero qualche milioncino di euro per serie, è possibile affermare la stessa cosa per Porta a Porta? O per tante altre trasmissioni amate dal popolo pidiellino seguite da qualche familiare e da amici in preda ai fumi dell’alcol? Senza voler considerare che, mostrando entrate ed uscite, si toglierebbe a Berlusconi quel “pagato dagli abbonati”, con il quale dileggia Santoro, Floris, Serena Dandini ed Enrico Bertolino, dimostrando finalmente che alcune trasmissioni non solo si pagano da sole ma portano valuta fresca nelle casse di Viale Mazzini. In un mercato come quello televisivo, drogato da anni dalla politica al “rialzo” di Mediaset, il punto centrale della questione non è il guadagno del conduttore ma dell’azienda che, dati alla mano, naviga in acque niente affatto tranquille. Qualche anno fa Letizia Moratti, allora presidente della Rai, si lasciò sfuggire una dichiarazione in cui, profeticamente, affermò: “La Rai deve essere complementare a Mediaset”. Nel frattempo la Rai non solo lo è diventata, complementare, rincorrendola sul versante delle scempiaggini, ma ne è stata travolta dall’enorme conflitto di interessi di Berlusconi che non ha alcuna intenzione di farla funzionare, che le ha già scippato il 30 per cento di pubblicità e che ha messo Minzolini a dirigere il TgUno. Ma Calderoli quanto guadagna?

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COMMENTI (1)

Da Gigi
Inviato il 17 settembre a 20:44
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Secondo me tu sei drogato, oppure obnubilato dai fumi anti-Berlusconiani. Riesci a vedere qualcosa senza vederci dietro l'ombra di Berlusconi? Poveraccio!