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Saper dire di no… o meglio sapersi dire di no

Da Mammabigne


La Gnoma ha solo 22 mesi, ma quando decide che qualcosa le piace e le viene proibito, scatta la sceneggiata. Ovunque, meglio se in presenza di persone terze.
Ovviamente il mio primo pensiero va a cio’ che i “terzi” penseranno di me… scatta quindi una fila di aggettivi negativi che si possono assegnare ad una madre. Lascio a voi l’elenco.
Nel frattempo la Gnoma ha cominciato, nell’ordine, a piangere, aumentando il volume esponenzialmente al tempo passato, far cadere il ciuccio (per gli assidui Pepe), gettarsi per terra, cercando di farsi meno male possibile ed ottenere il miglior effetto drammatico.
Ora, Gnoma a terra, tu, madre degenere, che fai piangere la tua piccola figlioletta, che fai? Non le compri, nel seguente ordine, ovetto, palloncino, bolle, giornalino, biscotti e gelato?!?
A mente fredda, la risposta logica e’ “no”, e che gli altri ti guardino pure con aria di chi sabrebbe meglio educare tua figlia di te (poveri illusi, dico io, se si distraggono lei gli ha gia’ messo un piede in testa!).
Ma in quel momento la tua mente e’ tutt’altro che fredda!
Allora Mamma, prendi un bel respiro, e urlati, nella tua testa, un bel “no” “io non ti prendero’ tutto cio’ che vuoi!”.
Poi a questa affermazione, che ricordiamocelo, abbiamo sentito solo noi, possiamo qualche volta sgarrare, se il nostro pargolo lo merita e se noi lo meritiamo.
Al momento sono una mamma molto criticata per questo metodo, l’aggettivo piu’ carino che ho sentito al mio riguardo e’ “asburgica” con una correzione verso “austriaca”, convinti che le nostre colleghe mamme austriache siano ferree e inflessibili come, alle volte (e voglio sottolinearlo), lo sono io.
Purtroppo, me lo devo imporre.
Quando sono rimasta incinta, mi sono ripromessa di lasciar fare alla Gnoma tutto cio’ che e’ possibile fare, ma ai bambini occorre dare anche dei limiti.
Non si puo’ dire di si, solo per calmare i nostri sensi di colpa, per qualsiasi sciocchezza si siano creati.
Seguendo dei ragazzi che ora frequentano le medie, guardando i figli, quasi adulti, di alcuni amici, mi rendo conto sempre piu’ che queste nuove generazioni (non che io sia molto distante dalla loro!) hanno tutto cio’ che vogliono semplicemente imponendolo, a modo di ricatto figliale, per dei sensi di colpa che la societa’ moderna ci impone.
Mamme che lavorano, viziano i propri figli lasciandoli fare tutto cio’ che vogliono (e non tutto cio’ che possono) per non sentirsi in colpa perche’ lavorano!
Ma le sarte, le operaie, le mondine, solo per fare qualche esempio, di cinquant’anni fa, si dovevano sentire in colpa perche’ lavoravano? I figli dovevano sentirsi in diritto di chiedere qualunque cosa perche’ le madri portavano loro a casa da mangiare e soprattutto avevano dato loro un tetto sotto cui mangiare?!?!
Sono una donna giovane, ma credo che molti metodi educativi cosi’ detti moderni non siano migliori del classico e sempre attuale metodo del “no”. Con me ha funzionato, sono cresciuta sana e robusta, con buoni principi e degli ideali, ho imparato a voler bene agli altri per quello che sono e non per quello che mi danno, credo fermamente che la famiglia sia la base della societa’ in qualsiasi modo sia costituita, sempre pero’ costruita su una base di amore e rispetto reciproco.
Con il “no” che dico, prima a me stessa, e poi alla Gnoma, voglio trasmettere questo.
Spero di riuscirci. Ve lo raccontero’.

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