Saper scrivere
di Iannozzi Giuseppe
Se farsi capire significa rinnegare la bellezza poetica del Pindemonte e del Monti a tutto favore d’un Baricco (a mero titolo d’esempio), dio!, io passo la mano, anzi me la taglio: così perlomeno perdo ’sto vizio assurdo di scrivere castelli di parole.
Bisognerebbe solo saper adoprare le parole nel loro contesto, siano esse di largo uso o aulico. Non è difficile. E però parrebbe proprio di sì.
Una cosa è scrivere in maniera ‘barocca’, tutt’altra è saper scrivere attenendosi a delle precise regole grammaticali e sintattiche. La lingua è un dono e come tale andrebbe adoperato, senza abusarne. Eppure: vogliamo forse negare la bellezza dei periodi circonvolùti di Gogol’, ad esempio? Tolstoj pianse quando l’amico perse il senno, quando gettò i suoi scritti nel fuoco. Questo per dire: non tutto quello che appare complicato è realmente complicato, forse basterebbe un po’ di buona volontà, quella che spinge l’uomo a imparare e migliorarsi. Saper esprimersi correttamente, con proprietà di linguaggio, non è un accessorio, è invece una necessità, oggi più che mai inderogabile: le nuove generazioni non sanno né parlare né scrivere; proponi loro un tema, dopo due ore è già tanto se sono riusciti a buttare giù un pensierino di quattro righe, sgrammaticate.
Il modo migliore per tenere in catene un popolo è quello di offrirgli l’ignoranza e dirgli ripetutamente che è cosa buona. La gente ascolta i pochi che sanno parlare, che sanno essere purtroppo anche machiavellici, e non capiscono… capiscono solo che gli si sta dicendo, “restate nell’ignoranza, a tutto il resto ci pensiamo noi”.
Saper parlare e scrivere in maniera chiara e non banale: se hai dieci parole a disposizione non potrai mai farti capire, forse solo a gesti, ma da un piccolo clan che usa i tuoi stessi gesti e li sa interpretare.