Sapevate che i civili muoiono durante un cessate il fuoco?

Sono amareggiato.
Sono costernato.
A due mesi dall’invasione della Libia già siamo assuefatti all’ennesima mattanza decisa unilateralmente.
L’invasione dell’Iraq ha segnato un momento di svolta: non hanno manco più bisogno di cercare una giustificazione credibile (il casus belli ormai è un metodo superato) per fare la guerra. Per un breve periodo preliminare bombardano noi, attraverso i mass media, in modo costante. Ci manipolano, ci inondano di bugie, di retorica, di propaganda, ci stancano a livello emotivo. Ci mettono alle corde. Poi, ci svegliamo una mattina e tutto è iniziato.
Beh certo, l’industria bellica deve fatturare. Investono tanto nello sviluppo di armamenti non convenzionali, mica possono restare al palo. I governi devono acquistarli. E usarli.
Poi, scusate, durante le Commissioni Trilaterali e Bilderberg vari devono fare l’appello: Iraq? Ce l’ho! Afghanistan? Ormai è fatta! Tunisia? Rinnovata! Egitto? Pure! Libia? Ci stiamo lavorando!

E io sono schifato quando leggo che Frattini, forse preso dal senso di colpa, propone un cessate il fuoco per attivare un corridoio umanitario (che mi fa un pò inquadrare le dimensioni del disastro che stanno mettendo in atto), e ancora più schifato e incazzato nel constatare il rifiuto della Nato per bocca del suo segretario che con una spudorata leggerezza afferma: “se ci fermiamo un numero imprecisato di civili perderebbero la vita”.
Dunque, fatemi capire, se si interrompessero i bombardamenti i civili continuerebbero a morire? Un numero imprecisato?
Sono proprio un ingenuo, io ho sempre creduto che le persone morissero durante una guerra, non dopo, quando la guerra è finita.

Per fortuna le nuove generazioni sono parecchio informate. Ieri al Tg2 una ragazza appena uscita dalla prima prova d’esame ha detto che si aspettava una traccia “sulla morte di Gheddafi“. Forse è una veggente. O voleva dire bin Laden?
Ma io sono puntiglioso e polemico, di sicuro si è trattato di un lapsus.
Spero.