Magazine Maternità
Quando, nel 2005, decisi di uscire di casa ed andare a convivere, mia madre, nel suo perfetto stile british, non si scompose.Un giorno le chiesi, se per caso, non le dispiacesse che io me ne andassi di casa,e lei, serafica come al solito, mi rispose: "tanto in questi casi ne esce uno e ne rientrano due" alludendo al fatto che molto probabilmente io e L, ci saremmo presentati a cena da lei tutte le sere.In realtà così non è stato. Ieri sera, però, non ho potuto fare a meno di ripensare alle sue parole, visto che la sottoscritta, munita di prole, approfittando dell'assenza del maritino, per questioni organizzative, si è trasferita per una notte a casa dei genitori.Oltre ad alcune considerazioni squisitamente ovvie, come per esempio dire che è uno spasso, non dover preparare la cena, non dover sistemare la cucina dopo, mettere la sveglia mezz'ora più tardi del previsto, alzarsi vestirsi ed uscire di casa senza dover pensare a nessun altro come ai tempi dell'università, ieri ho riflettuto su una cosa: tu cresci, vai via, metti su famiglia, diventi a tua volta mamma, eppure se pensi alla casa dei tuoi ti viene da dire, citando sempre Teresa De Sio, " che non c'è un posto migliore del mondo dove potersi levare il cappello, dove potersi ancora svegliare".
Qualcuno mi capisce? Chissà se sarà così per sempre.
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