Se ci pensate bene, a ogni affetto che costella la nostra vita, noi associamo un sapore o un piatto.
A mia nonna materna associo il burro, quello nostrano ricco di grassi montani, perché lo versa fuso sui ravioli fatti in casa, in quantità industriali. Alla nonna paterna associo le cotolette, quelle unte e bisunte che faceva friggere e rifriggere in un vecchio tegame… o il sapore del tè Ati delle cinque, con mezzo litro di limone per tazza e un colorito arancio pallido. Pallido.
Pensare alla zia Caty mi fa venire in mente la pastasciutta mangiata in montagna, d’estate, attorno alla tavola con la tovaglia a quadretti bianchi e rossi; e il gusto del ragù- quello delle scatolette aggiunto all’ultimo perché si è proprio in tanti.
Fettuccine al ragù (Photo credit: Wikipedia)
A mio papà è facile abbinare un gusto: i padri non cucinano molto, e hanno un piatto prediletto, che come lo fanno loro non lo fa nessuno; mio papà sa di risotto ai funghi con lo zafferano; perché il risotto lo fa sempre lui, e ci mette una cura particolare e se lo guardi negli occhi gli leggi la soddisfazione…
Ma la persona a cui è più difficile abbinare un sapore, è mia mamma. Le mamme sono quelle che cucinano tutto, che ti preparano il pranzo e la cena e la torta quando è festa e che ne inventano una nuova quando è il tuo compleanno… Le mamme sono l’Artusi in carne ed ossa, o il Bimby più sofisticato che ci sia in commercio -per dirla in modo più moderno.
Mia mamma mi fa pensare alle lasagne e a ogni tipo di piatto caldo e sugoso, come la polenta con il ragù sopra- cosa che cucina solo lei, credo;una pietanza che ti riscalda e ti avvolge come un abbraccio; o a qualcosa di robusto e forte come un arrotolato o un brasato cotto per ore e ore; o alle patatine fritte il cui odore si infiltra appendendosi tra i suoi ricci, capriccioso come un bambino che non vuole scendere sullo scivolo a chiocciola; o a tutto l’odore di buono che si porta addosso quando cucina la domenica…
Ma ultimamente, da quando sono lontana, c’è una cosa che mi fa sentire come quando lei mi abbraccia; è una cosa semplice che fino a quando le ero vicino non ho mai amato, ma ora che lei è lontana me la richiama ogni volta che la assaggio: pane burro e marmellata. Questo è per me il sapore di mia mamma. No,non è fame, ma quando ho bisogno di lei, quando mi trovo a cercarla più volte nel giorno al telefono, proprio in quei giorni mi accorgo di aver bisogno anche di un buon pane burro e marmellata- di fragole se c’è è meglio. E non vi nego che a volte mi ritrovo a cercare questo sapore anche di notte, o prima di andare a dormire, come se ricercassi il suo saluto o il suo abbraccio prima di riposare.
Pane come la solidità e la ruvidità della vita, burro come la morbidezza dell’abbraccio e il candore della semplicità, marmellata come la dolcezza -se è di fragole, rossa come l’amore.