Sara Papa è la regina della panificazione. Solare, sorridente, esperta conoscitrice delle materie prime, da anni lavora nel settore dell’arte bianca occupandosi, tra le altre cose, di divulgazione.
Chi di noi non l’ha vista calcare le scene del fortunato programma televisivo “Pane, amore e fantasia” andato in onda su Alice Tv, o non ha sfogliato uno dei suoi libri scritti per Gribaudo (“Tutta la bontà del pane”, “Impara a cucinare in un mese”, “Pane, dolci e fantasia”)? Originaria di San Nicola da Crissa (Vibo Valentia), fa parte della Federazione Nazionale Cuochi, è stata maestra di cucina nella trasmissione televisiva La Prova del Cuoco, è docente presso numerose scuole di cucina e collabora mensilmente con riviste di settore.
Io l’ho conosciuta alcuni anni fa grazie al mio lavoro con il Molino Quaglia, con il quale Sara collabora ormai da tempo, facendosi portavoce delle farine Petra utilizzate (in questo caso) soprattutto per la panificazione. La vedrò sicuramente tra qualche giorno a Milano a Identità Golose dove verranno presentati i nuovi Bricks germinati di PetraViva, portavoci del rivoluzionario concetto della farina personalizzata.Ma su questo argomento tornerò in un altro post. Ora concentriamoci sulla vulcanica Sara Papa e leggiamo insieme le risposte all’intervista che mi ha concesso nei giorni scorsi.
Come nasce la tua passione per la cucina? Si tratta di una passione che ho sin da piccola: nasce dalla casa dove c’era il cibo semplice e naturale coltivato dalla mia famiglia: vino, cereali, frutta e ortaggi. Se poi si è così fortunati da avere avuto, come nel mio caso, una figura carismatica come la mia mamma che ha influenzato il mio modo di essere (non solo nella cucina), il passo è breve per arrivare alla passione.
Come e quando nasce il tuo amore per la panificazione? L’input del fare il pane è nato moltissimi anni fa quando ho preso coscienza che il pane comprato qualche giorno prima nel supermercato era stato prodotto chissà con quale “diavoleria”: presentava una muffa dal colore sospetto con una polverina cristallizzata sopra, mentre il mio ricordo di muffa era quello classico del grigio-verde. Da lì a qualche giorno si sono susseguiti una serie di scandali nel settore, nei dintorni della capitale: questa è stata la molla che mi ha fatto percepire l’esigenza di riprendere in mano quell’arte ritornata alla mia memoria di bambina.
Quanto il pane è importante per capire un popolo e la sua cultura? Attraverso il pane possiamo identificare gli usi e i costumi delle popolazioni, anche se oggi per un bambino (ma anche per molti giovani e adulti) questa parola indica ormai solamente un cibo che, alla pari di tanti altri, concorre alla nostra alimentazione. Eppure è molto antico il legame della tradizione popolare con il pane, carico anche di significati simbolici, a partire dalla comunanza di tutti i popoli della terra e di tutte le regioni d’Italia, dal nord al sud.
Come mai, secondo te, c’è questo grande interesse della gente per la panificazione (anche in casa) e per l’utilizzo del lievito madre? Nello scrivere il primo libro “Tutta la bontà del pane” la prima ad essere sorpresa sono stata io, in quanto il mio intento era quello di rendere note le mie ricette e trasmettere l’amore che negli anni avevo acquisito anche sulla scelta delle farine macinate a pietra. Lo dico con grande sincerità: non pensavo questo argomento potesse interessare a molti… ma con incredulità, in meno di due mesi, si sono vendute 5 mila copie e attualmente siamo alla quarta ristampa con 18 mila libri venduti. Tutto questo non per dare numeri, ma per avvalorare il fatto che sempre più persone si avvicinano al mondo del pane. Ciò che ha stimolato la voglia di ritornare a preparare il pane in casa è dovuto alla poca conservabilità che ha subito il pane negli ultimi anni; le persone giustamente vedono in maniera negativa l’aggiunta di additivi e agenti utilizzati per migliorarne le caratteristiche, le sostanze di origine chimica o biologica che vengono aggiunte alle farine o agli impasti nella preparazione di prodotti da forno salati e dolci, non ultimo la scarsa qualità della farina utilizzata.
Il pane aggrega anche in Tv e attraverso la Tv? Il pane credo che aggreghi sempre, e non solo in TV.
Cosa ti ha dato più soddisfazione: le trasmissioni televisive o i libri che hai scritto? Le soddisfazioni sono state tante, in primis i libri, ma anche la TV che ti fa entrare in tutte le case dandoti la possibilità di trasmettere con il cuore la passione per questo alimento. Ma una tra le più grandi soddisfazioni che ho avuto facendo questo lavoro è quella di aver conosciuto tante persone dalle quali ho imparato molto anche io.
So che c’è un fun club che ti segue e che la gente ti vuole molto bene. A cosa credi sia dovuto questo tuo successo tra il pubblico? Credo che il successo avuto sia riconducibile alla semplicità e alla passione che metto in ciò che faccio: è solo questo il segreto, si ha tanto bisogno di ritornare alla semplicità.
Foto tratta dalla pagina Fb di Sara Papa
Cosa consiglieresti a chi volesse avvicinarsi per la prima volta al mondo della panificazione (casalinga)? Quando si prepara del pane in casa il mio consiglio è sempre lo stesso: inutile fare un pane con farine 00 da supermercato, perché in questo caso tanto vale comprare il pane già pronto; io consiglio di prediligere le materie prime utilizzando sempre farine non raffinate.
C’è un pane che preferisci preparare e perché? E tra i dolci? Il mio pane preferito è un pane semplice rigorosamente fatto con farina integrale macinata in purezza, mi fa ricordare l’infanzia. I dolci sono sempre legati alla tradizione, come i biscotti di mia mamma.
Qual è il pane più “strano” od “originale” che hai mangiato e dove? Non mi ricordo di aver mai mangiato pani strani, ma di cattivi purtroppo ne ho mangiati tanti…
C’è un luogo dove ancora non sei andata ma che vorresti visitare anche per le sue tradizioni culinarie? Mi piacerebbe entrare in un panificio austriaco
Qual è il piatto più buono che hai assaggiato all’estero e quale il tuo preferito in italia? Un piatto buono all’estero… sicuramente in Turchia, ma non mi ricordo il nome; in Italia ce ne sono tanti, ma scelgo il baccalà fritto nelle foglie di limone a Mammola.
Vino bianco, rosso o birra? Senza dubbio vino rosso e birra artigianale, non amo le bollicine. Il mio papà aveva una vigna e diceva che chi beve la birra campa 100 anni, ma che chi beve il vino non muore mai…
Hai il ricordo di una cena che ti è rimasta particolarmente impressa? Ce ne sono tante, come quelle spensierate quando vivevo con le amiche del cuore.
Hai un piatto del cuore legato alla tua infanzia o alla tua famiglia? Il piatto legato alla mia infanzia e che ancora oggi mi trasmette grande emozione è la pasta e ceci della mia mamma.
Cosa ami di più del tuo lavoro? Il rapporto umano che s’instaura con le persone. Senza ombra di dubbio.