“Artigianale. Da bere”. A secchiate verrebbe da dire. La fanno in Veneto, a Isola Vicentina. O meglio, “le fanno”, le birre (perché sono molte più di una). A farle ci pensa uno dei birrai più …. espansivi d’Italia, Simone Del Cortivo, che apre nel 2008, in questo paesotto della provincia vicentina, il proprio birrificio artigianale, il BirrOne. E’ il coronamento di un sogno e di una passione, quella per le birre tedesche, che lo spingono, fin dalla fine degli anni ’80, a fare continui blitz birrari in terra tedesca, alla ricerca di piccole brauhaus bavaresi e delle loro tradizionalissime birre.
La moglie (forse anche per porre un limite a questi ripetuti raids oltralpe) gli regala un kit da homebrewer nel ’98, data che segna l’inizio dell’avventura produttiva di Simone, la cui tecnica si affina nel corso degli anni grazie all’aiuto di Paolo de Martin, mastro birraio del birrificio Barchessa di Villa Pola, e ai consigli che gli vengono dall’incontro con alcuni birrai tedeschi, con il braumeister di Bruckberg in primis. Gli ci vogliono 10 anni, a Simone, ma finalmente (per noi, verrebbe da dire), nell’Aprile del 2008, dopo aver affidato al padre e al fratello l’attività familiare di panetteria, inizia ufficialmente la propria attività di birraio a tempo pieno. E dal 2008 è stato un crescendo continuo per questo “braumaister” sempre sorridente, gioviale, rassicurante, che è riuscito con grande efficacia a coniugare l’estro tipicamente italiano con la filosofia produttiva tedesca della bassa fermentazione.
Nove le birre attualmente in produzione, molti di più gli esperimenti produttivi, tutti caratterizzati dal medesimo marchio di fabbrica: gusto estremamente pulito, freschezza dei profumi, facilità di beva per birre gentili e delicate, dall’alcolicità quasi impercettibile. Helles e bock, weizenbock e weizen, shwarzbier e pils gli stili più “frequentati” da Simone, “artefice” anche di una porter furbescamente chiamata Fuckín (con l’accento sulla “i”, ovvero “facchino” in veneto) e della splendida Gerica, un lager brassata col Cascade, nonché della Lola, premiata nel 2013 col 3° posto nella categoria “Birre acide” nell’edizione del concorso Birra dell’Anno. Importanti riconoscimenti sono arrivati (fin dal 2011) anche per la Scubi (una schwarzbier da 5,6°) e la Cibus (una robusta weizenbock da 7,3°), le birre più conosciute e premiate del birrificio vicentino. Che dal dicembre 2013 è diventato anche brewpub, dopo l’inaugurazione della nuova sede di produzione e mescita, sempre ad Isola Vicentina, poco lontano dai precedenti locali produttivi.
ss46
Classica Hell in stile bavarese. Il gusto pieno del malto e la bassa luppolatura ne fanno una birra adatta a tutti e a tutte le occasioni. è la birra della socievolezza, dei momenti sereni, degli attimi lieti che accompagnano dolcemente il nostro viaggio quotidiano. Bevuta in gruppo non basta mai. 4.9% alc. vol.
Brusca
Birra dalla forte personalità, decisamente amara ma bilanciata da un malto morbido che ne smussa leggermente gli spigoli. L’aroma erbaceo invade velocemente il palato per lasciare gradualmente il posto a un fine, deciso e persistente amaro. 4.9% alc. vol.
Gerica
La GERmania incontra l’amerICA e se ne vedono delle belle. Malto e luppolo da amaro tedeschi bilanciati dal cascade aromatico americano creano una piacevole complessità di profumi e sensazioni. Entusiasmano in bocca per quanto stanno bene assieme, l’erbaceo prepotente del tedesco e l’agrumato resinoso dell’americano. Germania-America: 0-0. 4.9% alc. vol.
Punto G
Birra ambrata, decisamente maltosa. Il malto dolce e caratteristico e il retrogusto di luppolo ne fanno una birra particolarmente beverina, morbida al palato e poco gassata. è la preferita dalle donne, non a caso il mastro birraio l’ha dedicata a loro. 6.2% alc. vol.
Cibus
Il frumento impiegato al 70% e il grado alcoolico moderatamente elevato ne fecero il tipo di birra più bevuta in conventi e abbazie nei lunghi periodi di digiuno. Riprodotta seguendo l’antica ricetta, risulta profumata e gustosa, pur rimanendo fresca e beverina. 7.3% alc. vol.
FUCKìN'
Fuckìn, con l’accento sulla i, sta per facchino in dialetto veneto, appunto porter in inglese. La porter era la bevanda degli scaricatori di porto d’Inghilterra e Irlanda che necessitavano di una birra gustosa, saporita, beverina e dal basso grado alcolico per potersi dissetare e lavorare senza problemi. Caratteristiche principali: morbidezza e facilità di beva. 4.3% alc. vol.
Testo di Alberto Laschi