Un documentario di Antonella Fiori e Gabriele Tecchiato, regia di Simone Aleandri.
Venerdì 4 gennaio 2013, ore 18.30, su Rai Storia
Un viaggio nel luogo che più di ogni altro ha saputo incarnare lo spirito universale del nostro tempo: Sarajevo, la città dove si apre il ‘900, con l’avvio della Grande Guerra, e si chiude, col ritorno, venti anni or sono, degli assedi e della pulizia etnica nel cuore dell’Europa.
Sarajevo, porta del tempo e del secolo breve, ma anche culla del multiculturalismo, Gerusalemme d’Europa, incrocio di fedi. Un luogo dove, una accanto all’altra, sorgono antiche moschee, cattedrali cristiane, sinagoghe che custodiscono i più antichi manoscritti dell’ebraismo sefardita.
La giornalista e scrittrice Antonella Fiori e lo storico esperto di Islam Gabriele Tecchiato, a vent’anni dall’inizio dell’assedio che la distrusse completamente, compiono a Sarajevo un viaggio che è una discesa negli inferi e nelle viscere di una città che va verso una lenta ricostruzione della sua identità. Un documentario che si apre dalla porta principale di Sarajevo, le montagne che la circondano, la Fortezza bianca dalla quale spararono i cecchini durante il più lungo assedio della storia moderna, dal 1992 al 1996, per poi addentrarsi nel tessuto urbano alla scoperta dei culti diversi: ortodosso, musulmano, cattolico, ebraico. Nelle moschee, nei templi, nelle chiese Antonella Fiori e Gabriele Tecchiato dialogano con i rappresentanti di tutte le più importanti religioni mentre attraversano il corpo di una città ancora ferita, dove il presente e il passato, rivissuto anche nelle immagini di repertorio, convivono.
E scoprono storie di resistenza straordinarie. Come quella, all’interno della Bascarsjia, il mercato antico di Sarajevo, di una donna fabbro che ha ereditato il mestiere dal marito ucciso durante il conflitto. O di Belma Goralja, medico che porta ancora sul suo corpo le conseguenze dei colpi dei cecchini. Fino all’incontro con personaggi come Zlatko Dizdarević, ex giornalista del quotidiano di Sarajevo Oslobodjenje, al generale serbo Jovan Divjac, che restò a fianco della resistenza bosniaca, l’architetto Kanita Ita Focak, testimone diretta della distruzione della biblioteca di Sarajevo, Predrag Matvejevic, intellettuale che da sempre si batte contro tutti i totalitarismi. Attraversando i suoi ponti – simbolo della ricostruzione – ma anche i suoi cimiteri – simbolo della morte di oltre 11.000 persone – da quello ebraico a quello del Kosevo, a quello costruito nello stadio dove si svolsero le Olimpiadi del 1984, un percorso che conduce alla scoperta del sogno di un’arte universale rappresentata da un museo, nuova porta aperta sul mondo: Ars Aevi ideato da Enjo Hadžiomerspahić durante la guerra. Fino a svelare l’incredibile forza che emerge nelle parole e nei volti dei giovani di Sarajevo: ragazzi che erano bambini durante il conflitto e che oggi affollano luoghi come il Kino, il vecchio cinema Prvi Maj dove il cuore della città appare unito e pulsante, senza distinzioni di etnie e religioni, in una resurrezione che è anche la speranza per una nuova Europa.
Sarajevo, l’Universale (53′)
Sceneggiatura: Antonella Fiori, Gabriele Tecchiato
Regia: Simone Aleandri
Fotografia: Sandro Bartolozzi
Audio in presa diretta: Stefano Civitenga
Montaggio: Bnedetto Sanfilippo
Musica: Francesco Gazzara
Produttore Esecutivo: Barbara Meleleo
Prodotto da: Alex Ponti per Digital Studio in collaborazione con Rai Cinema