Segnali positivi da produzione, ordinativi e fatturato: nel 2014 oltre il 40% ha indicato una stabilizzazione dell'attività. Nel 2015 la situazione è andata ulteriormente migliorando: il fatturato medio passa da 150.000 a 200.000 euro
Credito: diminuiscono le imprese artigiane che lamentano un deterioramento delle condizioni complessive del finanziamento bancario: il 15% contro il 20% nel 2014 e il 31% nel 2012.
Coerentemente con quanto avvenuto a livello nazionale il 2015 ha registrato una significativa ripresa per l'economia della Sardegna. Già il 2014, pur facendo registrare un ulteriore calo del Pil regionale (-0,4%), si era chiuso con qualche timido segnale positivo, ma lo scorso anno si è chiuso con una crescita dell'economia regionale intorno allo 0,5% (da confrontare con il +0,9% nazionale e il +0,3% stimato per il Mezzogiorno). Questo miglioramento - che pur in un quadro di notevole incertezza dei mercati nazionali e internazionali ed alcune irrisolte criticità interne (come i collegamenti aerei) induce a previsioni moderatamente favorevoli per l'anno in corso (+1,0% la crescita attesa nel 2016) - inizia a farsi sentire finalmente anche nel settore artigiano che nel 2015 ha cominciato a mostrare i primi segnali positivi. Dopo aver sofferto tantissimo la lunga fase di crisi economica e pur avendo registrato una riduzione del numero delle imprese anche nel 2015, dall'artigianato sardo arrivano finalmente indicazioni positive in termini di fiducia delle imprese. Un dato che fa sperare che il 2016 possa finalmente essere l'anno di inversione della rotta.
La ricerca, effettuata su un campione di 700 imprese artigiane, fotografa la reale condizione vissuta dalle aziende della Sardegna dopo anni di progressiva e ininterrotta crisi economica che ha portato al fallimento di oltre aziende in soli
Attraverso una rilevazione analitica dei principali rilevatori economici (ordini, fatturato, occupazione, accesso al credito e costi di produzione) lo studio della Cna offre infatti un quadro aggiornato sulla particolare congiuntura economica e importanti indicazioni per valutare l'impatto che il protrarsi della crisi ha avuto sul sistema delle imprese artigiane sarde e sulle prospettive di ripresa per un settore che rimane strategico per l'intera economia dell'isola
Dopo essere cresciuto in maniera esponenziale fino al 2008 (quando in Sardegna erano censite ben 43 mila imprese artigiane contro le circa 37 mila di oggi) il sistema dell'artigianato regionale è stato colpito da un vero e proprio dramma economico, tanto che ormai alla fine del 2015 si contano circa 5.000 imprese in meno rispetto al 2010 (quasi il 12% dello stock del 2010). Ma nonostante tutto Sono artigiane il 78% delle imprese manifatturiere (con il 47,9% degli addetti), il 74% delle imprese di costruzioni (con il 64% degli addetti), il 75% delle imprese dell'industria in senso stretto (con il 41% degli addetti), il 69% delle imprese di trasporti, magazzinaggio e comunicazioni (con il 29% degli addetti) gli artigiani rappresentano ancora oltre un quarto del sistema imprenditoriale della Sardegna
Commercio al dettaglio e servizi alle imprese sono in crescita o in stabilizzazione. Lo stesso dicasi per le imprese artigiane del settore manifatturiero agroalimentare. Continua ad essere invece ancora critica la situazione nel settore del legno e, soprattutto, dell'edilizia : alla fine del terzo trimestre 2015 le imprese artigiane di costruzioni erano 13.751, contro le 14.169 di fine 2014 e le 14.732 del 2013. , con altre 90 aziende sparite dal registro delle imprese artigiane attive. Nonostante le buone performance del turismo regionale è anche proseguito il calo nel settore alberghiero e della ristorazione (-2,2%). Ancora negativo il dato dei trasporti
Al livello territoriale le difficoltà sono generalizzate, ma la situazione peggiore si registra ancora nel nuorese e in Ogliastra . E va ricordato che, secondo i dati del censimento del 2011, Nuoro rappresenta la quarta provincia italiana per importanza dell'artigianato sul tessuto produttivo. Inoltre, se si considerano le sole attività manifatturiere, Nuoro arriva ad essere addirittura la seconda provincia (dopo Imperia), con un'incidenza dell'artigianato che supera l'83%. Mentre nel settore dei servizi (commercio, ristorazione, alberghi, attività tecniche, servizi alle imprese e così via), Gallura e Ogliastra sono, per incidenza artigiana sul numero di imprese, tra le prime cinque province in Italia.
Quanto ai livelli occupativi, in base ai dati Inail nel 2014 gli addetti artigiani sardi erano 66.232. Il loro peso (in diminuzione rispetto al 2010 del -11%) sul totale degli addetti (282 mila) era pari al 23,5%. Una quota molto superiore sia rispetto al dato nazionale (18%), che rispetto al dato del Sud Italia (21%), ma in contrazione rispetto al 24,5% del 2010.
Mercato fermo, difficoltà di accesso al credito, lentezze burocratiche, rapporti problematici con i clienti (spesso insolvibili), eccessivo carico fiscale e mancanza di politiche di sostegno all'economia. Sono ancora queste le principali criticità riscontrate dalle imprese artigiane nella vita quotidiana. Ma il 6° Rapporto congiunturale della Cna mostra un tangibile miglioramento del clima di fiducia degli imprenditori isolani. La ricerca della Cna sarda evidenzia infatti che quasi un quinto delle imprese artigiane ha sperimentato una fine del 2014 positiva in termini di fatturato ed oltre il 40% ha indicato una stabilizzazione dell'attività . Il 2015 ha confermato questa tendenza, ma durante l'anno la situazione è andata ulteriormente migliorando. Nella scorsa indagine, svoltasi ad Ottobre 2014, solo il 12-13% degli artigiani aveva indicato di attendersi una crescita di fatturato, ordinativi e produzione nell'ultimo semestre. A distanza di un anno quella percentuale è salita al 17-18%.
Le indicazioni più positive arrivano dal lato della produzione : è cresciuta progressivamente la percentuale di artigiani che hanno dichiarato un incremento rispetto al semestre precedente, rispecchiando un effettivo aumento degli ordinativi e la ripresa del ciclo delle scorte, a corollario di un netto miglioramento del clima di fiducia delle imprese.
Se per le imprese artigiane più piccole è possibile solo parlare di un miglioramento del contesto congiunturale, per quelle più grandi (fatturato superiore a 500 mila euro) non è azzardato parlare di vera e propri ripresa : oltre il 40% degli intervistati ha indicato infatti una crescita del proprio volume d'affari durante tutto il 2015 (contro il 15% delle imprese più piccole).
E' inoltre stabile la situazione dal lato dell'occupazione: durante il 2015 l'8% degli artigiani intervistati ha ripreso ad assumere . Un dato incoraggiante se si considera che nell'indagine del 2014 la stessa percentuale non superava il 3%.
Quanto ai singoli settori, sebbene indicazioni di miglioramento siano evidenti per tutti i settori, più complicata per il comparto delle costruzioni . Per le nuove costruzioni la crisi non è ancora terminata e a quanto pare non bastano i segnali positivi derivanti dall'attività di riqualificazione e manutenzione, specialmente residenziale (un mercato di piccoli e frammentari micro-interventi, che spesso si limitano alla sostituzione incentivata degli impianti domestici) per risollevare il mercato degli artigiani. Le indicazioni di ripresa appaiono più solide per le imprese del settore . Anche nel settore dei la congiuntura durante l'anno è andata rapidamente migliorando e le aspettative per la prima parte del 2016 appaiono finalmente positive. Segnali confortanti anche per il settore dove gli artigiani che hanno sperimentato un calo della loro attività durante il 2015 sono ancora in maggioranza, ma la forbice con chi ha sperimentato una crescita si è ridotta progressivamente.
Quanto all'annoso problema dell'accesso al credito apporto congiunturale della Cna rileva un a sensibile diminuzione delle imprese artigiane che un deterioramento delle condizioni complessive del finanziamento bancario: si tratta di circa il 15% degli artigiani del campione (era il 20% nel 2014 e il 31% nel 2012). Quasi un terzo degli artigiani nell'ultimo anno ha richiesto prestiti a breve o medio/lungo termine, una percentuale in crescita rispetto al 17% del 2014. Un'indicazione che, anch'essa, riflette un certo miglioramento del clima di fiducia delle imprese. Un dato confermato dal fatto che finalmente ha ripreso a crescere la percentuale di imprese che prevede di espandersi nel medio-breve periodo (il 34,1%, contro il 20% del 2014). Secondo gli artigiani le banche risultano ancora più propense a soddisfare richieste di liquidità, ma la voce relativa agli investimenti immobiliari sale al 29% (era il 14% nel 2014), forse a rispecchiare la ripresa del mercato immobiliare regionale. Oltre la metà degli artigiani sardi intervistati ha dichiarato di non aver mai fatto uso di credito agevolato. A questo va aggiunto un 11% di imprese che si è visto rifiutare il finanziamento. Si tratta di percentuali che crescono quando si considerano le imprese più piccole. In pratica, tra gli artigiani con un volume d'affari inferiore a 100 mila euro, ovvero più della metà delle imprese, il 70% non ha mai usufruito di credito agevolato. Il motivo principale va ricercato nei , come indicato da oltre il 50% delle imprese intervistate, anche se circa un quinto dichiara di non essere stato a conoscenza dell'esistenza di un meccanismo di agevolazione. Per gli stessi motivi un terzo delle imprese dichiara di non avere intenzione di farne in futuro. necessari per accedere agli incentivi
Finalmente anche le indicazioni che provengono dal settore artigiano mostrano i primi confortanti segnali positivi ", hanno spiegato l presidente e il segretario regionali della Cna, La ripresa economica è ancora carica di incertezze e molti artigiani continuano ad attuare strategie di contenimento dei prezzi per intercettare una domanda ancora fragile seppur in espansione. La situazione - proseguono Piras e Porcu - rimane negativa per le imprese artigiane nell'edilizia, mentre il dato più positivo arriva dal settore commerciale, che beneficia del miglioramento del clima di fiducia dei consumatori. Indicazioni confortanti anche per il settore dei servizi e per il manifatturiero artigiano
"Per intercettare e favorire questo clima di fiducia è necessario mettere in campo una strategia di sviluppo regionale che con adeguati meccanismi di sostegno pubblico possa rilanciare gli investimenti e l'occupazione. Per questo motivo - aggiungono Piras e Porcu - occorre cambiare l'impianto recessivo della manovra finanziaria che tarpa le ali alla ripresa economica in atto cancellando l'aumento dell'IRAP e dell'IRPEF, anche smobilitando parte dei 250 mln di euro del Fondo SFIRS. Allo stato risulta velleitario parlare di politiche di sviluppo e di risorse da destinare alla crescita che se non si riportano i costi della sanità e della macchina pubblica regionale entro limiti sostenibili".
- continuano i vertici CNA - viene accantonato ogni tentativo di riqualificare la spesa, finisce nel dimenticatoio ogni ipotesi di promuovere una rigorosa spending review, ma si allarga il perimetro della P.A. che si gonfia di nuovi organici (vedi Ente Foreste e accollo al Sistema sanitario di strutture esterne, ex IPAB di Ploaghe)".
"Sulla sanità non basta il piano di rientro - concludono Piras e Porcu - : il tema vero - di cui nessuno parla - è dotare la regione di strumenti di governo e controllo della spesa che consentano di monitorarla e conoscerne gli effetti non a posteriori come avviene oggi, ma in tempo per effettuare le dovute correzioni".