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Sardegna: da che parte va il PD?

Creato il 23 ottobre 2011 da Yellowflate @yellowflate

Sardegna: da che parte va il PD?Riceviamo e pubblichiamo il parere di un nostro lettore, Tore Sanna.

Oggi vedendo i tg locali si è potuto appurare che la mattinata è stata un brulicare di manifestazioni con bandiere dei 4 mori e indipendentiste contro il metanodotto. Pareva realizzata una di quella strane sante alleanze tra i Masanielli, leggi indipendentisti, di associazioni ambientaliste ( o pseudo tali) e la parte speculativa del capitalismo più becero che vuole un isola fatta di camerieri e servi della gleba. Possibile che in questa nostra regione non ci si renda conto che i nostri mali, quelli che hanno originato la fermata del petrolchimico di PTorres, l’Isola dei cassintegrati, i drammi di Ottana, del tessile a Macomer e la fine dei poli dell’Alluminio nel Sulcis, con tutte le regolari ricadute a valle, siano originati proprio dai costi fuori da ogni da ogni logica industriale e civile della chilo caloria.
Non mi si venga a parlare di sviluppo di energie rinnovabili perchè tutti sanno molto bene che la convenienza oggi è dovuta solo agli incentivi statali che non possono durare vita natural durante e meno che mai possono essere utilizate in processi industriali a causa della loro discontinuità produttiva er motivi naturali.
Vorrei chiedere a tutto l’apparato dei dirigenti del nostro tanto adorato PD regionale, quello per intenderci del segretario Lai, della Barracciu, di Emanuele Sanna, di Tore Cherchi, ma anche di Soru, Paolo Fadda, Cabras, Soro, Ladu, Melis, Pirisi, Deriu, Ganau, Milia, Spissu, Giagu, Castiglia, Lorenzoni, G Sanna e soprattutto di GP Diana, visto che gran parte della sua esistenza l’ha dedicata al mondo dell’energia, da quale parte realmente vogliono collocare il PD, da quella verdista e scientificamente senza alcuna prospettiva industriale per l’isola, oppure dalla parte di quei trascinatori di folle (o meglio di folli) e di quei dirigenti del PD della Gallura e del Sulcis che parlano del metano manco che fosse Cernobil o Fukuschima, oppure da quella di chi vuole un’isolatecnologicamente avanza con una sua industria di elevato livello che competa nei mercati internazionali a testa alta come lo è stata per tanti anni. Inutile dire che quest’ultima è la Sardegna che ha per protagonista i tecnici, i dirigenti, i quadri e gli operai delle nostre industrie, purtroppo oggi spesso in cassa integrazione. Eppure quasi 30 anni fa i quadri del petrolchimico di PTorres il problema dei costi energetici lo avevano posto a Enrico Berlinguer in una delle sue storiche visite allo stabilimento pochi mesi prima che mancasse. Per non parlare poi del 35% in più che le famiglie sarde spendono in energia, rispetto alla media nazionalem e al 45 rispetto al mezzogiorno per non essere presente nell’isola il metano.
I trasciantori di folle e i leghisti isolani incitano le folle dicendo che il tubone attraverserà l’isola senza alcun vantaggio perchè non esistono finanziamenti per le reti di distribuzione, ciò non fa altro che dimostrare i loro grossi limiti in fatto di prospettive future, visto che oggi forse non esistono i finanziamenti , il che non è detto, in ogni caso però anche se oggi non ci fossero non è detto che un domani potranno esserci e senza il tubone sarà impossibile usufruirne.
Questo è quello che chiedo ai nostri dirigenti di ogni livello dalla conferenza programmatica, è troppo semplice, forse pomposo, presentsrsi all’Asinara o nelle fabbriche del dramma sulcitano e del marghine con Bersani e 3246 giornalisti di radio, tv, giornali e rotocalchi se poi inseguiamo le follie dei Gavini Sale, dei Greenpeace e degli speculatori immobiliri che organizzano manifestazioni come quelle d’oggi che vanno contro lo sviluppo economico, industriale e tecnologico dell’isola, quello per intenderci che i lavoratori dell’industria, da sempre grandi elettori del centro sinistra, chiedono.


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