CAGLIARI TRA I CAPOLUOGHI DI PROVINCIA PIU’ PENALIZZATI
L’ASSOCIAZIONE ARTIGIANA CHIEDE L’ESENZIONE PER GLI IMMOBILI STRUMENTALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE
Cagliari 7 maggio 2013 – L’IMU sugli immobili strumentali delle imprese sta distruggendo le piccole imprese della Sardegna. L’allarme arriva dai vertici della Cna Sardegna, il presidente Bruno Marras e il segretario Francesco Porcu, che denunciano come nella nostra regione l’incidenza dell’imposta comunale sui costi aziendali sia nettamente superiore alla media italiana.
Secondo uno studio dell’associazione artigiana, Cagliari è infatti tra i capoluoghi di regione in cui le aziende pagano maggiormente l’aumento dell’imposta comunale. Su un piccolo capannone industriale di valore catastale inferiore a un milione di euro, nel 2012 l’IMU è infatti arrivata a superare gli 11.500 euro, segnando, quindi, un incremento medio di circa 5 mila euro cui corrisponde un incremento percentuale superiore al 77%. In questo caso Milano è il capoluogo che ha registrato l’incremento maggiore (oltre 7.600 euro di aumento pari a un + 154,4% rispetto al 2011) mentre la crescita più bassa si registra a L’Aquila con poco più di 2mila euro di incremento. Per un opificio artigianale di media dimensione, valore catastale circa 578mila euro, a Milano si è registrato un aumento dell’Imu di circa 4500 euro (+154%) mentre a Cagliari l’aumento è stato di 3.193 euro (+92%), superiore all’aumento medio in Italia (circa 2.934 euro, pari al +77 %).
Purtroppo le cose non cambiano per i piccoli laboratori artigiani, che rappresentano la gran parte dell’attività artigianale in Sardegna. Un piccolo laboratorio del valore catastale di circa 270mila euro registra un incremento medio dei costi di circa 1.800 euro (+101%). Il massimo aumento si è registrato in questo caso ad Aosta con un aumento di oltre il 166%, mentre il record di incremento in valore assoluto è di Torino con un + 2.500 euro. Ma anche a Cagliari i piccoli laboratori artigiani registrano un incremento nettamente superiore alla media: 2.125 euro, pari al 124% in più dell’anno precedente.
Per gli uffici e i negozi va anche peggio. Un piccolissimo negozio di valore catastale di 56mila euro nel 2012 ha dovuto pagare mediamente 850 euro di IMU, con un aumento di 480 euro, ossia un incremento medio del 132% rispetto al 2011. A livello territoriale Aosta ha registrato un più 207% mentre il record in valore assoluto è registrato sempre a Torino con un più 630 euro circa. A Cagliari l’aumento è invece stato di 538 euro, pari al 158% in più rispetto all’anno precedente. Infine un piccolo ufficio del valore catastale di 46mila euro ha registrato a Cagliari un aumento di IMU di 435 euro pari al 156% contro un aumento medio di 417 euro (+136%).
«Si tratta di un autentico salasso per le imprese già duramente colpite da una pressione fiscale generare insostenibile», affermano Bruno Marras e Francesco Porcu. «Nei periodi di crisi economica i tributi che pesano maggiormente sull’economia delle imprese sono quelli che prescindono dalla produzione del reddito», sottolineano evidenziando come gli immobili strumentali delle imprese non rappresentino un accumulo di patrimonio, ma siano destinati alla produzione e, in quanto tali, siano già sottoposti a imposizione attraverso la tassazione IRPEF od IRES del reddito d’impresa o di lavoro autonomo che contribuiscono a generare. «L’indeducibilità dell’imposta comunale dal reddito d’impresa fa pagare imposte anche se si è in perdita – spiegano Marras e Porcu -.
La penalizzazione diventa ancora più evidente se si considera che il tributo comunale si applica anche agli immobili realizzati dalle imprese di costruzione in attesa di vendita. La CNA – concludono – ha chiesto pertanto al Governo che gli immobili strumentali siano esclusi dalla tassazione IMU o che, quantomeno, le aliquote applicate siano allineate a quelle previste per le abitazioni principali».