Alle regionali sarde - orfane del MoVimento 5 stelle - si è recato alle urne appena il 52% degli aventi diritto. Cresce il disinteresse per la politica e la forbice tra cittadini e istituzioni si allarga a dismisura sotto la spinta populista del "tanto sono tutti uguali"! L'effetto Renzi non ha saputo invertire la tendenza, almeno degli elettori isolani, di preferire l'astensione al voto. Comunque, oggi, Francesco Pigliaru, dopo cinque anni di governo di centrodestra, è il nuovo presidente della Regione Sardegna. Sconfigge Ugo Cappellacci e travolge Michela Murgia, la candidata che doveva togliere consensi alla sinistra, ma le cui liste alla fine non sembrano neppure in grado di varcare la soglia del Consiglio regionale. Nell'unica giornata di voto, che ha visto come vincitore assoluto l'astensionismo prossimo al 48%, il candidato del centrosinistra si è imposto sull'uscente Cappellacci con uno scarto di circa tre punti, sufficiente a garantirgli il premio di maggioranza più alto: il 60%, pari a 36 seggi su 60. Comunque "uno" doveva pur essere eletto e allora eccolo il vincitore che promette di ripartire da 'scuola' e 'lavoro': “Se si va in battaglia si va per vincere e io, per arrivare a questo grande risultato, sono rimato orgogliosamente me stesso”, ha commentato a caldo Pigliaru da Cagliari. “Abbiamo vinto - ha aggiunto il professore - perché i cittadini hanno capito che la nostra proposta era seria, che individuavamo problemi e proponevamo soluzioni, cosa che forse gli altri non hanno fatto”. Anche lui come il Matteo nazionale, che con il suo tour nell’Isola ad una settimana dal voto, ha probabilmente lanciato il professore alla vittoria, va di corsa! Speriamo sia una corsa verso il raggiungimento del "bene comune" dell'isola per l'uno e del paese per l'altro: “Non c'è tempo da perdere - ha detto il neo presidente della Regione Sardegna - Bisogna premiare le competenze e portare avanti punti precisi. Sulla squadra qualche spunto ce l’ho ma non la dico adesso. Sul programma, invece, bisognerà partire dalla lotta alla burocrazia, che strangola le imprese, da un piano straordinario per le scuole e dall’enorme questione del lavoro: saranno queste le nostre priorità”. Buoni i propositi. Ottime le intenzioni. Adesso aspettiamo i fatti!
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Alle regionali sarde - orfane del MoVimento 5 stelle - si è recato alle urne appena il 52% degli aventi diritto. Cresce il disinteresse per la politica e la forbice tra cittadini e istituzioni si allarga a dismisura sotto la spinta populista del "tanto sono tutti uguali"! L'effetto Renzi non ha saputo invertire la tendenza, almeno degli elettori isolani, di preferire l'astensione al voto. Comunque, oggi, Francesco Pigliaru, dopo cinque anni di governo di centrodestra, è il nuovo presidente della Regione Sardegna. Sconfigge Ugo Cappellacci e travolge Michela Murgia, la candidata che doveva togliere consensi alla sinistra, ma le cui liste alla fine non sembrano neppure in grado di varcare la soglia del Consiglio regionale. Nell'unica giornata di voto, che ha visto come vincitore assoluto l'astensionismo prossimo al 48%, il candidato del centrosinistra si è imposto sull'uscente Cappellacci con uno scarto di circa tre punti, sufficiente a garantirgli il premio di maggioranza più alto: il 60%, pari a 36 seggi su 60. Comunque "uno" doveva pur essere eletto e allora eccolo il vincitore che promette di ripartire da 'scuola' e 'lavoro': “Se si va in battaglia si va per vincere e io, per arrivare a questo grande risultato, sono rimato orgogliosamente me stesso”, ha commentato a caldo Pigliaru da Cagliari. “Abbiamo vinto - ha aggiunto il professore - perché i cittadini hanno capito che la nostra proposta era seria, che individuavamo problemi e proponevamo soluzioni, cosa che forse gli altri non hanno fatto”. Anche lui come il Matteo nazionale, che con il suo tour nell’Isola ad una settimana dal voto, ha probabilmente lanciato il professore alla vittoria, va di corsa! Speriamo sia una corsa verso il raggiungimento del "bene comune" dell'isola per l'uno e del paese per l'altro: “Non c'è tempo da perdere - ha detto il neo presidente della Regione Sardegna - Bisogna premiare le competenze e portare avanti punti precisi. Sulla squadra qualche spunto ce l’ho ma non la dico adesso. Sul programma, invece, bisognerà partire dalla lotta alla burocrazia, che strangola le imprese, da un piano straordinario per le scuole e dall’enorme questione del lavoro: saranno queste le nostre priorità”. Buoni i propositi. Ottime le intenzioni. Adesso aspettiamo i fatti!
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