Il titolo lo spiegherò, ma prima bisogna creare la giusta atmosfera. Niente di meglio che richiamare una sonata, mentre leggete tenetela di sottofondo. Mi riferisco alla sonata in re minore K 626, appropriatissima nel frangente, meglio nota come Messa da Requiem fuoriuscita dalla geniale piuma di Mozart. La scenografia è quella della bellissima isola della Sardegna che verrà amministrata dal centrodestra dopo la debacle del partito democratico. L’ennesima della serie, Soru, assieme ai suoi alleati, tra cui spiccano i comunisti di ogni cespuglio, i sardi del titolo, non sono riusciti in quell’impresa di ridare slancio alla sinistra. Slancio che si auspicava sia a livello regionale che nel più elevato piano nazionale. È indubbio, difatti, che Veltroni si aspettasse dalla riscossa sarda nuova linfa per il suo partito. Linfa che invece si è strozzata nei gangli di un albero, ulivo o quercia che sia, otturati dai troppi errori di leaderschip, dalle divisioni interne tra le opposte correnti, dalla totale mancanza di un filo conduttore unico capace di dare una linea di condotta al Pd. Troppe anche le sconfitte sul piano elettorale, le politiche, il Trentino, l’Abruzzo, la Sardegna ed anche le primarie fiorentine, da cui è uscito vincitore un giovane, Renzi, che ha costruito il suo successo criticando la linea di partito, sia quella di Veltroni che quella di D’Alema. Mentre le note della succitata sonata divengono incalzanti va fatto notare il totale fallimento dell’esperimento del nuovo partito, imploso su se stesso, specchio riflettente dei vecchi mali della sinistra italiana. Ci troviamo dunque dinanzi alle dimissioni del capo, di un segretario che è stato capace di tradire, almeno a partire dal ’98, tutte le aspettative dei suoi elettori. Da quando si smarcò dalla segreteria del partito per dedicarsi alla comoda e rassicurante poltrona di Sindaco capitolino, spianando la strada alla vittoria di Berlusconi nel 2001. Quella stagione pare essersi conclusa. Si è conclusa con i sardi, chissà se un cartello verrà affisso sulle porte del loft veltroniano.
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