Credit: ESA/HPF/DLR
Il satellite dell'ESA GOCE (Gravity Field and Steady State Ocean Circulation Explorer) è in "caduta libera" dal 21 ottobre e presto i suoi detriti potrebbero arrivare sulla Terra tra la seconda e la terza settimana di novembre.
Questo sarà il primo rientro incontrollato di un satellite dell'ESA dalla missione Isee-2, nel 1987.
Secondo le stime, fino al 25% della massa di GOCE, pari a circa 250 chilogrammi, sopravviverebbe al rientro e i detriti potrebbero arrivare a terra distribuiti tra 40 - 50 frammenti. Ma dato che i due terzi della Terra sono coperti da oceani e da vaste aree scarsamente popolate, i funzionari dell'Agenzia Spaziale Europea sono ottimisti e valutano il rischio di danni a cose o persone molto basso.
A metà settembre era stata annunciata la fine della missione quadriennale: gli esperti aveva previsto l'esaurimento dello xeno, utilizzato dal sistema di propulsione, tra il 16 e il 17 ottobre. Una previsione quasi perfetta.
Lanciato il 17 marzo 2009, GOCE è un satellite di osservazione della Terra dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) con l'obiettivo di produrre una mappa ad alta precisione e risoluzione del geoide terrestre mediante una misura globale del campo gravitazionale. Per questo motivo il satellite operava in un'orbita bassa, inferiore ai 270 chilometri, un'altitudine in cui l'atmosfera terrestre è ancora in grado di creare resistenza. Qui, entrava in gioco il sistema di propulsione ionica allo xeno, fondamentale per mantenere la quota.
Senza propulsione, GOCE sta entrando lentamente in un orbita di decadimento, rallentato proprio dalla resistenza degli strati più alti e rarefatti della nostra atmosfera.
Il satellite, di 1.100 chilogrammi, lungo circa 5,3 metri, ha tuttavia una forma aerodinamica che gli permetterà di assumere una posizione stabile durante l'inserimento in atmosfera, e di mantenerla probabilmente fino alla disintegrazione.
Quando arriverà ad una quota inferiore ai 200 chilometri, allora la sua velocità aumenterà in accordo con lo stato attuale dell'atmosfera, che si espande e si contrae influenzata dall'attività solare.
Tra i 120 e i 100 chilometri di quota inizierà la fase distruttiva: l'attrito provocherà calore e le forse aerodinamiche porteranno alla disgregazione del satellite.
Dopo la distruzione, la maggior parte dei componenti saranno innocui e bruceranno nell'atmosfera ma dal 20 al 40% della massa totale (stime più accurate parlano del 25%) potrebbe raggiungere il suolo: il serbatoio, i magneto-torquers MTR e una serie di frammenti minori non riconoscibili.
Credit: ESA
Prevedere con esattezza quando e dove cadranno i detriti è ancora difficile, tutto dipende da molti fattori e variabili.
Le prime stime saranno disponibili alcuni giorni prima del rientro ma avranno ancora un certo margine di errore.
Bisognerà attendere proprio il giorno precedente per avere informazioni precise e le previsioni diventeranno più accurate solo con due ore di anticipo.
GOCE era in un'orbita circolare polare eliosincrona di 283 chilometri e questo fa si che, al suo rientro, potrebbe cadere in qualsiasi punto della Terra.
Scendendo di quota, il satellite potrà essere facilmente osservato in cielo e apparirà come un puntino luminoso e veloce.
Potrete usare siti come heavens-above.com per seguirne le orbite.
Nel momento in cui si disintegrerà, lascerà una scia incandescente e i frammenti saranno ben visibili da Terra.
Il suo rientro è comunque seguito da una campagna globale di osservazione che coinvolge Inter-Agency Space Debris Coordination Committee (IADC) e il Space Debris Office dell'ESA che emetterà costantemente previsioni e le valutazioni dei rischi.