Satie, vita bizzarra di un “gentiluomo di velluto” ARSENALE CREATIVO
Voglio scrivere uno spettacolo teatrale per cani, e ho già scelto la scenografia: si alza il sipario, ed ecco apparire un osso
Erik Satie (1866-1925) è la figura più bizzarra ed enigmatica che la storia della musica abbia mai partorito. Cacciato a sedici anni dal Conservatorio di Parigi in quanto “studente davvero insignificante”, si unì all’esercito ma fece di tutto per procurarsi una bronchite e venirne esonerato. Quindi s’immerse nello spirito bohémien di Montmartre suonando in diversi caffè e guadagnandosi la fama di “padre del cabaret”, nonché l’ammirazione e la collaborazione di artisti di primo piano (Debussy, Ravel, Picasso, Cocteau).
Fin qui niente di troppo inconsueto, se non fosse che, tra le altre cose:
- Mangiava solo cibi di colore bianco
- Odiava il sole e collezionava ombrelli
- Portava sempre con sé un martello, come “strumento di autodifesa”
- S’interessò a esoterismo e misticismo: fu fondatore (e unico membro) di una confessione religiosa
- A casa sua (oggi un museo) teneva due pianoforti a coda, uno sopra l’altro: quello sotto per suonare, quello sopra come cassetto per lettere e pacchetti
- Scrisse forse il brano più lungo della storia della musica: Vexations, 18 ore per un breve frammento ripetuto 840 volte (Satie precorse di 50 anni il minimalismo musicale: molta della sua popolarità odierna si deve alla riscoperta della sua musica da parte di John Cage — quello dei 4’33” di silenzio)
Tra i suoi brani (che mescolano sapori impressionisti, surrealisti e dadaisti) il più celebre è forse uno di quelli che danno il titolo a questa rubrica, le Gnossiennes, una serie di composizioni brevi ed enigmatiche, molto semplici da suonare (tra i meriti di Satie sicuramente non c’è il virtuosismo pianistico). Possiamo ascoltare la famosa Gnossienne no. 1 nella colonna sonora di Chocolat — probabilmente il regista ignorava che Satie avesse scritto anche un Valzer del cioccolato alle mandorle, forse più consono al film in questione. Il brano è stato inserito regolarmente anche nel Viva la Vida tour dei Coldplay.
Un’altra serie di brani piuttosto conosciuti ed emblematici dello stile del compositore sono le Gymnopédies: l’ascolto di questi brani è oggi talmente piacevole (ed accessibile anche a chi non apprezza la musica classica) da far riflettere sulla forza anticipatrice di Satie, un caso unico nella storia della musica per la sua capacità di combinare basso e alto, satira e spiritualità, antichità e modernismo, lirismo e paradosso.
Fonti: 52composers.com, Satie-archives.com, Limelightmagazine.com. Immagine da MacEwan.ca.
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