Comico, blogger de Il Fatto Quotidiano e creatore del Cocktail Comedy Club di Roma, Saverio Raimondo è sicuramente un autore brillante. Una satira mai scontata ed in grado di spaziare in batter d’occhio dal sesso alla religione, passando per la politica. Con questa intervista, ci ha offerto una bella panoramica delle condizioni della satira italiana e quella anglosassone.
Saverio, quali sono le possibilità per un comico, in Italia, nel 2012? Con la fine del governo Berlusconi, la satira dovrà in un certo modo reinventarsi: ora inizia il bello per voi?
Se per comico s’intende un artista divertente, le possibilità sono pochissime e tutte in salita; per i comici che non fanno ridere invece c’è sempre la tv. Lo dico con rammarico: la televisione sarebbe un ottimo posto dove fare comicità e satira, ma in Italia non è (ancora) possibile, tranne eccezioni sporadiche e quasi accidentali -mentre sia la tv USA che quella inglese sono piene di show comico-satirici fantastici, molto divertenti e fatti benissimo, e soprattutto con un linguaggio sia comico che televisivo molto contemporaneo. Rispetto al post-Berlusconi, direi che la satira italiana è completamente impreparata: chi ha fatto satira o presunta tale in questi anni si è appiattito su Berlusconi e derivati, ed ora è rimasto senza argomenti e senza repertorio; basti vedere Benigni da Fiorello, che ha ridetto per l’ennesima volta le stesse battute su Berlusconi, solo cambiando il tempo verbale al passato. In questi anni si è fatta satira sul contingente, e non sul contemporaneo: battute usa-e-getta, ad personam. Ma non solo i comici, anche il pubblico adesso è impreparato a ridere a battute che non siano su Berlusconi. Non direi che ora comincia il bello; direi piuttosto che ora comincia il lavoro, quello vero. A cominciare da quello su il pubblico.
Hai fatto e continui a fare spettacoli di Stand up Comedy, dove la risata o la disapprovazione del pubblico sono immediatamente visibili, mentre nello scrivere sul Misfatto piuttosto che sul tuo blog, l’unico confronto che hai con il pubblico sono i commenti sotto al tuo post. In quale delle due dimensioni ti trovi di più a tuo agio?
In entrambe. Mi piace scrivere, mi piace esibirmi; in entrambi i casi però nei contesti giusti. Fare stand up comedy è ciò che preferisco, perché lì coniugo scrittura e performance. Per questo e altro ho creato il Cocktail Comedy Club, a Roma, il mercoledì sera all’Oppio Caffè: è il primo vero comedy club in Italia, ed è il posto giusto dove fare certe cose e intercettare (o creare) un pubblico giusto. Rispetto al feedback del pubblico è meglio il live: sulla rete c’è anche tanta malafede o compulsività di giudizio, i commenti 90 volte su 100 non sono affidabili né intelligenti.
In quanto comico, quali possibilità vedi nell’utilizzo di internet, oltre a quello abituale di ognuno di noi tra Facebook, Twitter e YouPorn?
In questi giorni, sull’onda dell’affaire Crozza, ho letto in giro editoriali in cui si sosteneva che Internet dà filo da torcere ai comici. In effetti, con il web tutti si sono trasformati in battutisti… ma scarsi! E’ questo che si può rimproverare a Crozza: non di copiare (non c’è certo bisogno di copiarle simili battutine) ma di fare battute troppo facili, che vengono in mente a chiunque. E comunque la battuta non è l’unico strumento del comico, anzi -ecco perché Spinoza non è così “geniale” come molti credono. Detto questo, ritengo che Internet sia forse l’unica, vera possibilità che un comico ha oggi per fare le proprio cose- purché siano davvero “altro”, cose diverse rispetto a quello che già c’è in tv: in Rete impazzano cloni della tv o web-star che potrebbero tranquillamente andare in tv… e infatti 9 volte su 10 ci finiscono! Certo, la Rete è un mare magnum, farsi notare e crearsi il proprio pubblico è un’impresa titanica; ma ci si può provare. Però bisogna fare uno sforzo, sulla Rete non ci si può accontentare: perché c’è già tutto, allora o hai davvero qualcosa da aggiungere o è inutile. Ma il grande neo di internet è che ad oggi non girano soldi, il che non permette di monetizzare quello che uno fa sul web, il che non permette ad un comico che mette le sue cose in Rete di farne un lavoro, il che non gli permette di investirci il tempo e le energie che occorrono…insomma, il tutto va a discapito della qualità e dell’impegno. All’estero ci sono comici (e non solo) che vivono del web, perché molti pubblicitari si sono spostati dalla tv a Internet; in Italia ancora no: il perché chiedetelo a Publitalia o alla Sipra.
C’è qualche caso di siti che trattano di satira sul web che ti senti di segnalare per merito?
Gli americani Funny or Die (http://www.funnyordie.com/) e The Onion (http://www.theonion.com/) su tutti. Per quanto riguarda l’Italia, Comedy Subs(http://www.comedysubs.org/) ha finalmente portato la comicità anglosassone in Italia, eccellentemente sottotitolata: quel sito è un baluardo. Poi c’è Avant la Guerre (http://avantlaguerre.com/), ex Qualcosa del Genere: lui è sempre stato il miglior blog satirico italiano, scrive bene e fa ridere tanto in modo molto scorretto e provocatorio, osceno. Poi c’è Cattive Maniere (http://randomante.blogspot.com/), altro buon blogger: la foto di Pannella con sopra scritto “Ascolta la tua sete”, che ancora campeggia sulla sua home page, è il suo capolavoro e per il quale merita di essere ricordato per sempre. Poi, OVVIO, ci sono io con il mio blog (http://raimondoshow.ilcannocchiale.it/) -che spero di avere presto il tempo di trasformare in un sito al passo con i tempi.
Cosa rende uno spettacolo satirico “universale” e “immortale”? Quali sono stati per te i punti di riferimento nella satira e nella comicità?
Se si punta all’universalità spazio-temporale è fondamentale non fare battute sull’attualità intesa come contingenza: cioè niente battute sui titoli di giornale, bensì satira sul contemporaneo e sull’universale, cioè Potere Sesso Religione Morte e tutte le sue declinazioni. Notare che rispetto a Luttazzi ho cambiato Politica in Potere: la politica è solo un’espressione del potere, e non fare battute sui politici è oggi un valore. Altra cosa fondamentale: tornare ad essere satiri e non satirici. I punti di riferimentosonoanglosassoni: Woody Allen, Mort Sahl, Bill Hicks, George Carlin, Andy Kauffmann, Larry David, John Stewart. Ma anche Peter Sellers e i MontyPython, immensi.
a cura di Luca Di Tizio