Magazine Società

Satira o invidia? Come conoscere un artista cambia il tuo modo di percepire il suo lavoro

Creato il 21 febbraio 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

(Luca Cirio) – In questa settimana di ritorno alla vita normale, dopo il vortice sanremese, mi sono ritagliato qualche ora di tempo per fare di nuovo quello che nel mio precedente articolo ho definito il “lavoro più bello del mondo”.

(aurelio-vivereapierino.blogspot.it)

(aurelio-vivereapierino.blogspot.it)

Satira o invidia? Come conoscere un artista cambia il tuo modo di percepire il suo lavoro. Martedì scorso durante la pausa caffè scopro che Irene Fornaciari e Chiara Dello Iacovo, nel tardo pomeriggio, avrebbero presentato a Milano i loro nuovi album, “Questo Tempo” e “Appena Sveglia”: la prima alla Mondadori di Via Marghera, la seconda alla Feltrinelli di Piazza Piemonte. Entrambe erano state molto simpatiche (e soprattutto avvicinabili) durante la settimana del Festival, e c’erano i presupposti per una seconda intervista post Sanremo.

A questo punto è d’obbligo una “uozzappata” al direttore artistico di Radio Hinterland Pietro Spallone, “Capo, vado a vedere lo showcase di Chiara alla Feltrinelli e di Irene alla Mondadori, intercedi per me?”. Comincia così una piccola splendida avventura che mi porta in giro per una Milano piovigginosa, fredda e umida a realizzare le mie prime due interviste in solitaria.

Lo ammetto, durante la mia socialcronaca sanremese sono stato un po’ tanto cattivello nei miei commenti a riguardo della Fornaciari, sicuramente accecato dal pregiudizio che negli anni aveva preso forma nella mia mente. Credevo di parlare e scrivere a proposito di una viziata, figlia di papà, priva di personalità e piena di sé solo perché le è capitato di salire sul palco con Brian May. Ho incontrato invece una donna che ama ciò che fa, consapevole della sua condizione di “privilegiata” e, proprio per questo, sensibilissima riguardo alle problematiche sociali di questo momento storico, che sente e avverte nonostante la sua inevitabile distanza da questo “mondo reale” fatto di soldi, lavori e aiuti che non ci sono. E se ascolti il suo brano sanremese, “Blu”, dopo esserti reso conto di tutte queste cose, dai tutto un altro significato a ciò che stavi cestinando.

Nutrivo chiaramente anche alcuni pregiudizi nei confronti di Chiara Dello Iacovo, che ho visto così giovane, ingenua ed euforica sul palco dell’Ariston da sembrarmi solamente l’ennesima proposta discografica piazzata lì per ragazzini che seguono i talent e riempiono le loro bacheche Facebook di versi di canzoni a caso, contornati da tonnellate di cuoricini. Ho conosciuto invece un piccolo folletto determinatissimo che, a soli 22 anni, ha un preciso disegno in mente riguardo al suo progetto e alla strada che vuole seguire. Ha suonato qualche brano in acustico dal vivo contornandosi di una sorprendente aura magnetica e durante la breve intervista che mi ha gentilmente rilasciato, sotto la pioggia ha dimostrato una inaspettata maturità nei suoi discorsi e nelle sue parole, che non faceva certo uscire di bocca a caso.

Queste esperienze amatoriali da reporter mi stanno costringendo a riflettere su come vivo il mio rapporto con la musica che ascolto e su come finisco col dare in modo semplicistico ed affrettato un’etichetta, spesso non felice, a qualcosa che, di primo impatto, non mi convince. Mi sono reso conto che è molto facile per noi, dall’altro lato del palco, dietro le nostre tastiere e i social network, sputazzare qua e là sentenze che, nonostante spesso possano finire poi col rivelarsi azzeccate, andrebbero però motivate con qualche argomento in più. E mi accorgo che, guarda caso, i commenti più cattivi e la satira più pungente arrivano spesso da quelli che, come me, il mondo della musica lo sfiorano di continuo senza mai avere avuto la possibilità (ma in molti casi, più che altro, il coraggio) di buttarcisi veramente dentro e che covano nell’inconscio quello stupido e pericoloso sentimento umano chiamato “invidia”.

Un’”invidia” a priori che campeggia nelle nostre menti, rivolta verso chi ottiene un biglietto per il tanto sognato Paese dei Balocchi, spesso senza prima farsi delle domande fondamentali:

1) Quanto ha pagato quel biglietto?

2) Come è fatto questo Paese dei Balocchi?

Luca Cirio, Sito web –  Pagina Facebook.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :